Le scelte dei technology leader consapevoli nel cambiamento

Società, imprese e mercato ICT. Il viaggio del digital business

Tra alti e bassi, proseguiranno nel 2023 gli investimenti per trasformare le imprese e gestire le esigenze complesse di una società vivace in un Pianeta in transizione. Il ruolo ancora più decisivo dell’ecosistema ICT

Entriamo nel 2023 sotto la morsa di tensioni geopolitiche, insicurezze, recessione, inflazione, nuove esigenze sociali. Ma anche con nuove aspettative e speranze. I cambiamenti dei nostri stili di vita si rispecchiano nelle trasformazioni delle imprese. Cambia la mobilità personale e urbana; gli strumenti di pagamento digitali proliferano in un ecosistema interconnesso; gli ambienti domestici diventano più ibridi, multi-purpose; evolvono le piattaforme social e i meccanismi che regolano i rapporti tra consumatori e fornitori di prodotti e servizi, trasformando anche il digital advertising. Legislatori ed enti regolatori non mancheranno di far sentire di propria voce con normative e regole. Degli impatti sulle strategie IT ne sanno qualcosa i technology leader, sempre chiamati a ripensare il proprio ruolo. Un’esigenza che ricorre, riconfermata dalla IDC’s CIO Sentiment Survey globale di luglio 2022. L’indagine evidenzia come la complessità più grande di questo “ripensamento del ruolo” rimanga la transizione da leader di tecnologie a strategic business leader. Il segnale incoraggiante è che nel 56% dei casi le aziende vedono il CIO come visionario e orchestratore dei processi di innovazione, ma in molte altre organizzazioni queste figure incontrano difficoltà ad abbracciare una visione che travalica le responsabilità tradizionali.

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SCENARI IN EVOLUZIONE

Nel frattempo, secondo le IDC Predictions 2023, nei prossimi due anni nelle grandi aziende mondiali continuerà la migrazione di workload da onpremise a modelli cloud/SaaS nell’ambito di strategie hybrid first. Più della metà delle G2000 sarà interessata da queste iniziative. Scenario che apre ad ulteriori sfide: governo dei costi, ottimizzazione delle risorse cloud. La mancanza di pratiche e strumenti adeguati sta diventando critica. Secondo la IDC European Multicloud Survey di settembre 2022, il 51% delle imprese europee afferma di sprecare risorse nelle proprie cloud operation, con impatti su uno spettro abbastanza ampio che varia dal 10% fino in alcuni casi al 50% del proprio spending cloud. Inevitabile correre ai ripari. Secondo le IDC European Predictions 2023, già entro quest’anno il 40% delle aziende del nostro continente lancerà pratiche FinOps per aumentare efficienza e trasparenza nei budget IT, contribuendo con processi di ottimizzazione e controllo a liberare fino al 15% del proprio cloud spending.  Parallelamente, si aprono interessanti scenari per gli sviluppi digitali. In tutte le aziende, i team di business collaborano con l’IT nel ciclo di sviluppo e rilascio delle nuove applicazioni. Un modello che ha già subito cambiamenti nei metodi, con funzioni e owner di business coinvolti nel processo e nel risultato finale, ma nel complesso principalmente guidati dalla sfera IT. Molte imprese stanno sperimentando una convergenza che mette insieme figure IT e di business in modo permanente nei centri di sviluppo, con responsabilità di collaborazione su nuove logiche come per esempio gli approcci no-code. A cambiare non sono solo gli strumenti e i metodi, ma la concezione stessa che apre a trasformazioni più strutturali e responsabilità congiunte sulle stesse metriche (outcome based, customer satisfaction etc. non solo performance tecniche).

LA SFIDA DELLA COMPLESSITÀ

IDC prevede che a livello mondiale, già entro la fine del 2023, il 65% delle grandi aziende farà evolvere i propri team di sviluppo tecnologico con una rappresentanza permanente delle aree di business. Di fronte a scenari incerti e sfide dell’economia digitale, le imprese stanno aumentando gli sforzi per far crescere capacità e attitudini delle risorse interne. Una sfida complessa che si interseca con le nuove direzioni del lavoro, con la battaglia dei talenti, con la scarsità di figure qualificate in molti ambiti ricercati, e quindi con impatti su risorse esistenti e progetti di innovazione. Secondo IDC, nei prossimi due anni questi fattori interesseranno quasi due terzi delle imprese mondiali, rallentando il potenziale valore esprimibile in condizioni ideale da progetti cloud, data-driven, automazione.

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C’è una soluzione o dobbiamo rassegnarci a un’eterna battaglia? E, come in tutte le battaglie, quale sarà l’esito? Probabilmente non c’è via di uscita se non mettere al centro il ruolo ancora più decisivo dell’ecosistema ICT che sarà chiamato a compensare con sforzi ulteriori lo skill shortage. Come? Aumentando da un lato i processi di automazione per liberare tempo e risorse, dall’altro sviluppando ulteriormente capacità e attitudini per aiutare le imprese a incorporare nel tessuto organizzativo maggiori competenze. Con quali approcci? Rafforzando i programmi formativi gratuiti già integrati nei progetti di innovazione, e sperimentando nuove formule fuori dalle singole iniziative progettuali per irrobustire i programmi di training e reskilling. Una sfida incredibile anche per il nostro Paese, soprattutto per le piccole e medie realtà distribuite su geografie dai molteplici volti. Aree che hanno innescato circoli virtuosi grazie al contributo partecipativo di molteplici attori convivono con territori meno vivaci, fino a contesti che rischiano di perdere terreno.

ECOSISTEMI SOSTENIBILI

E veniamo alla sostenibilità. Le aziende realizzano che il raggio e la portata della responsabilità sono tali da rendere necessari strumenti più adeguati alla governance dell’ecosistema di fornitori e partner nella catena del valore. Pressate da una crescente attenzione degli stakeholder e della società, per le imprese l’osservanza di garanzie e performance ESG diventerà un componente standard de facto nella valutazione del rischio nelle relazioni con terze parti. L’implementazione di questi meccanismi avverrà con una certa velocità e già nel 2023 si prevede che a livello mondiale un’impresa su cinque attribuirà un peso significativo a questi aspetti adattando i propri modelli di gestione del rischio operativo, finanziario, IT.

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Come si fa a governare un’ondata di nuovi KPI che dilagano in ogni ambito dell’impresa in tema di sostenibilità? Lo scorso anno, già il 40% delle aziende mondiali aveva annunciato investimenti nel 2022 e 2023 in strumenti di data management per misurare i progressi e la roadmap di sostenibilità. Crescerà la capacità di implementare e misurare le performance dei processi in chiave ESG. Nei prossimi due anni, secondo le previsioni IDC, il 30% delle imprese globali farà affidamento su piattaforme integrate di ESG Data Management che consentiranno di avere una visione centralizzata dei KPI più significativi per molteplici obiettivi, da quelli di reporting operativo e finanziario, al risk management, al supporto decisionale real-time.

Nei confronti con business e IT leader in Italia, l’impegno sulla sostenibilità lascia intravedere luci e ombre. Trapelano entusiasmo, passione, mescolate a realismo e preoccupazioni. Sensazioni inevitabili di fronte a una sfida che da troppo tempo attendeva maggiori attenzioni. La società è divisa tra chi pretende e attende risposte, chi guarda alle mosse delle imprese e agisce di conseguenza, chi si distrae o si disinteressa. Auspicando non aumentino le distanze, viviamoci nel modo più consapevole possibile questo 2023.

Fabio Rizzotto vice president, head of Research and Consulting di IDC Italia