L’intelligenza artificiale «ha un enorme potenziale per trasformare il settore dell’ortodonzia, migliorando l’efficacia, l’efficienza e la personalizzazione dei trattamenti».
È la convinzione di uno specialista del settore, l’imprenditore Mario Zearo, fondatore e guida di Advan Implantology, l’azienda carnica che da 30 anni pone innovazione e qualità al servizio dell’implantologia digitale, con sistemi all’avanguardia. La massima attenzione che Zearo pone nelle potenzialità dell’Ai lo rende comunque cauto rispetto alla sua applicazione perché, sottolinea, «è fondamentale affrontare le sfide etiche, legali e pratiche per garantire un’adozione responsabile e vantaggioso per i pazienti ei professionisti del settore».
Con questi due criteri di valutazione – le potenzialità insite ei perimetri necessari – Zearo analizza quello che l’applicazione degli algoritmi avanzati oggi rende già possibile, con interventi che riguardano tutti i comparti dell’ortodonzia. Nell’ambito della diagnosi e della pianificazione del trattamento l’Ai può essere adoperata per l’analisi cefalometrica automatizzata; il rilevamento di anomalie dentali e scheletriche; la previsione del trattamento e simulazioni conseguenti; la valutazione della crescita e dello sviluppo.
Per quanto attiene la progettazione e la fabbricazione di apparecchi ortodontici, l’Ai può essere applicato alla progettazione di allineatori trasparenti, alla personalizzazione di bracket e attacchi, all’ottimizzazione del design degli apparecchi funzionali e all’integrazione con la stampa 3D. Quanto al monitoraggio del trattamento, l’Ai può analizzare immagini intraorali da remoto, valutare l’adesione del paziente e gli algoritmi di Ai possono essere addestrati per identificare segni precoci di potenziali complicanze.
In sintesi, i potenziali vantaggi dell’uso dell’Ai nell’ambito dell’ortodonzia incidono su una maggiore efficienza, su una migliore precisione e accuratezza, su trattamenti personalizzati. Inoltre, può migliorare la comunicazione con il paziente, potenziare il monitoraggio da remoto e ridurre i costi nel lungo termine.
A fronte di queste positività, però, sottolineano da Advan, ci sono diverse sfide che vanno valutate e affrontate. La prima attiene la validazione clinica e l’affidabilità, perché «fondamentale validare clinicamente l’accuratezza e l’affidabilità degli algoritmi di Ai in diverse popolazioni di pazienti»; inoltre, deve integrarsi in modo fluido con i flussi di lavoro clinico esistenti; l’investimento iniziato in software e hardware basato su Ai può essere significativo. Un’attenzione particolare va posta anche alla privacy e alla sicurezza dei dati del paziente, un aspetto decisamente «cruciale». Altrettanto fondamentale è «la responsabilità etica e legale, per cui è necessario definire la responsabilità in caso di errori diagnostici o di pianificazione del trattamento basata sull’Ai».
Non da ultimo, conclude Zearo, «l’intelligenza artificiale è uno strumento di supporto decisionale e non dovrebbe sostituire il giudizio clinico e l’esperienza dell’ortodontista».