La trasformazione dell’ICT diventa la cassetta degli attrezzi per abbattere le vecchie logiche, creando un legame indissolubile tra crescita economica e sviluppo responsabile. L’urgenza di adottare modelli innovativi e metriche affidabili per monitorare l’impatto dei progetti
Il ROI misura il ritorno dell’investimento, ma la sostenibilità è l’investimento per il futuro. Così, mentre il primo chiede risultati immediati, la seconda richiede visione e responsabilità a lungo termine. La vera domanda: è possibile raggiungere un ROI sostenibile? La sfida tra ROI e sostenibilità diventa il vero campo di battaglia. Mentre le aziende puntano al ritorno economico, la sostenibilità non è più un valore accessorio, ma una leva strategica per garantire il successo a lungo termine. Negli ultimi anni, il rapporto tra ICT e sostenibilità è diventato sempre più centrale nelle strategie aziendali e nelle politiche nazionali e internazionali. L’adozione di soluzioni digitali avanzate consente di ridurre l’impatto ambientale, ottimizzare le risorse e migliorare i processi produttivi, ma comporta anche sfide legate alla gestione dell’energia, alla produzione di rifiuti elettronici e alla sicurezza dei dati.
L’adozione di soluzioni cloud consente alle aziende di eliminare data center on-premises inefficienti, riducendo il consumo energetico attraverso una gestione più ottimizzata delle risorse computazionali. La virtualizzazione dei server, grazie a hypervisor avanzati, permette di consolidare più workload su un numero inferiore di macchine fisiche, minimizzando il consumo di elettricità e il calore generato, riducendo quindi anche i costi di raffreddamento. L’intelligenza artificiale e il machine learning svolgono un ruolo chiave nell’ottimizzazione dei processi aziendali: algoritmi avanzati analizzano in tempo reale i dati operativi, identificando pattern di consumo energetico e suggerendo strategie per ridurre sprechi. Tecnologie come la predictive analytics consentono di anticipare i picchi di utilizzo e modulare le risorse di conseguenza. L’implementazione di smart grid, basate su IoT e blockchain, consente una gestione decentralizzata e trasparente dell’energia, favorendo la distribuzione efficiente delle risorse rinnovabili. I sistemi di monitoraggio energetico avanzati, spesso alimentati da sensori IoT, permettono alle aziende di tracciare in tempo reale i consumi e identificare aree di miglioramento, automatizzando azioni di risparmio energetico come lo spegnimento intelligente di dispositivi e l’ottimizzazione del carico di lavoro IT.
Un’altra sfida fondamentale è la gestione sostenibile dei dispositivi elettronici. Tradizionalmente, la comunità europea ha adottato un approccio incentrato sul riciclo dei materiali per ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti elettronici. Tuttavia, la tendenza più recente si sta spostando verso il concetto di riuso e di estensione del ciclo di vita degli asset digitali. L’adozione di queste pratiche non solo riduce la quantità di rifiuti elettronici generati, ma contribuisce anche a una gestione più efficiente delle risorse e alla diminuzione dell’impronta ecologica complessiva del settore.
IL MOTORE DELLA SOSTENIBILITÀ
Le tecnologie digitali possono essere un fattore abilitante per la sostenibilità in diversi modi. L’Internet of Things (IoT) consente di monitorare e ottimizzare il consumo energetico negli edifici, nelle industrie e nelle città, riducendo sprechi e migliorando la gestione delle risorse. L’intelligenza artificiale (AI) e il machine learning permettono di analizzare grandi quantità di dati per ottimizzare i processi produttivi e ridurre l’impatto ambientale. Le reti smart grid, basate su soluzioni digitali, migliorano la distribuzione e il consumo di energia rinnovabile. Le tecnologie digitali facilitano la gestione dei rifiuti elettronici e la transizione verso modelli di economia circolare, attraverso la tracciabilità dei materiali e il loro riuso.
La blockchain consente di creare supply chain trasparenti e sostenibili, garantendo che i prodotti provengano da fonti responsabili. I sistemi di digital twin aiutano a progettare prodotti più durevoli e riparabili, riducendo l’obsolescenza programmata. La digitalizzazione è essenziale per ridurre le disuguaglianze e garantire un accesso equo a servizi essenziali come istruzione, sanità e servizi finanziari. Le piattaforme di e-learning consentono la formazione a distanza, abbattendo le barriere geografiche e sociali. L’uso del digitale nel microcredito e nella finanza inclusiva aiuta le comunità svantaggiate ad accedere a capitali e strumenti per lo sviluppo economico.
Una connettività diffusa e capillare, unita a sistemi di collaborazione efficienti, favorisce l’adozione dello smart working, riducendo la necessità di spostamenti per raggiungere il luogo di lavoro. Questo non solo contribuisce alla diminuzione delle emissioni di anidride carbonica, ma favorisce anche il ripopolamento di aree geografiche in progressivo spopolamento, migliorando la qualità della vita personale e professionale.
La digitalizzazione consente di monitorare meglio gli indicatori di sostenibilità, migliorando la rendicontazione ESG delle aziende e la trasparenza nelle politiche pubbliche. L’open data e le tecnologie di analisi avanzata permettono ai governi di prendere decisioni basate su dati per migliorare l’efficienza delle politiche ambientali e sociali.
Per fare un esempio, Marzio Bonelli, CIO di MM Spa spiega che la progressiva sensorizzazione della rete idrica e la disponibilità degli smart-meter, gestiti attraverso le tecnologie SCADA e IoT, permettono la raccolta di enormi moli di dati sull’esercizio delle reti idriche creando i presupposti per effettuare analisi complesse finalizzate all’ottimizzazione della manutenzione delle reti e degli impianti. «L’introduzione delle tecnologie Digital Twin, integrate con i modelli di AI, consentono di modellare digitalmente la rete, di ottimizzare le pressioni in funzione dei fabbisogni idrici, contenere le perdite idriche e salvaguardare le falde, ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 nell’atmosfera. L’integrazione con i dati meteo e le informazioni sull’uso del suolo permettono di prevedere gli effetti delle inondazioni, di pianificare interventi finalizzati a evitare allagamenti anche attraverso la costruzione di opere idrauliche quali vasche di laminazione o invasi».
Se il digitale è un abilitatore della sostenibilità, è altrettanto vero che lo sviluppo tecnologico deve essere indirizzato dai principi di sostenibilità per evitare effetti collaterali negativi. Alcuni esempi di rischi da gestire includono il consumo energetico e l’impatto ambientale dell’ICT, l’etica dell’intelligenza artificiale e dei bias nei dati, la sicurezza e la privacy nella digitalizzazione. I data center consumano enormi quantità di energia; è necessario sviluppare infrastrutture IT carbon neutral e promuovere l’uso di energia rinnovabile nel settore tecnologico. Il crescente utilizzo di dispositivi elettronici impone un ripensamento delle filiere produttive per ridurre i rifiuti elettronici e aumentare il riciclo. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale deve essere guidato da principi di equità e trasparenza, evitando discriminazioni algoritmiche e assicurando un uso responsabile dell’AI nei processi decisionali. La regolamentazione dell’AI deve garantire che questa tecnologia non sia utilizzata in modo invasivo o lesivo dei diritti umani. La transizione digitale richiede investimenti in cybersecurity e normative rigorose per garantire la protezione dei dati personali e la sicurezza delle infrastrutture critiche.
IL PANORAMA EUROPEO E ITALIANO
L’Unione Europea ha introdotto regolamenti rigorosi per promuovere la sostenibilità nel settore ICT. La direttiva CSRD (Corporate sustainability reporting directive), rispetto alla precedente normativa sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD), introduce obblighi di reporting più estesi, coinvolgendo un numero maggiore di aziende e imponendo criteri più dettagliati per la divulgazione delle informazioni ESG (ambientali, sociali e di governance). Gli ESRS (European sustainability reporting standards) stabiliscono un quadro strutturato per la misurazione della sostenibilità, richiedendo dati comparabili, verificabili e standardizzati. Uno degli aspetti innovativi della CSRD è l’obbligo di rendicontazione digitale in formato XBRL per migliorare la trasparenza e la fruibilità dei dati da parte degli investitori e delle istituzioni. Inoltre, le aziende devono adottare un approccio basato sul doppio materiality assessment, che tiene conto sia dell’impatto dell’azienda sull’ambiente e la società, sia dell’effetto dei fattori ESG sulla performance finanziaria dell’impresa. Vari sono i KPI chiave per la compliance alla CSRD. I primi sono quelli relativi al consumo energetico e all’impronta di carbonio (Scope 1, 2 e 3). La gestione dell’energia e della carbon footprint rappresenta un aspetto centrale per le aziende che desiderano allinearsi agli standard di sostenibilità e conformità normativa.
Il monitoraggio delle emissioni si suddivide in tre categorie: lo Scope 1 riguarda le emissioni dirette derivanti dalle attività aziendali, lo Scope 2, che include le emissioni indirette legate all’energia acquistata e consumata, e lo Scope 3 comprende tutte le emissioni indirette derivanti dalla catena di fornitura e dall’uso dei prodotti e servizi dell’azienda. L’adozione di strumenti digitali avanzati permette di analizzare in tempo reale i consumi energetici, identificare inefficienze e implementare strategie di ottimizzazione basate sull’intelligenza artificiale e il machine learning. Inoltre, l’integrazione di sistemi di gestione dell’energia (EMS) e piattaforme di carbon accounting consente alle aziende di raccogliere dati accurati e verificabili, facilitando la rendicontazione ESG richiesta dalla direttiva CSRD. L’utilizzo di energie rinnovabili, l’ottimizzazione dell’infrastruttura IT e l’adozione di pratiche di economia circolare sono strategie fondamentali per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la sostenibilità operativa.
Altri KPI riguardano l’utilizzo di energie rinnovabili e strategie di efficienza energetica. L’adozione di energie rinnovabili e l’implementazione di strategie di efficienza energetica rappresentano elementi fondamentali per la transizione verso un’ICT sostenibile. Le aziende stanno investendo in soluzioni come pannelli solari, impianti eolici e sistemi di accumulo energetico per ridurre la dipendenza da fonti fossili e minimizzare l’impronta di carbonio. L’integrazione di fonti rinnovabili con infrastrutture ICT richiede l’adozione di tecnologie avanzate di gestione dell’energia, come microgrid intelligenti e algoritmi di ottimizzazione basati sull’intelligenza artificiale, per bilanciare in tempo reale domanda e offerta energetica. Parallelamente, l’efficienza energetica è ottenuta attraverso l’uso di data center green che impiegano sistemi di raffreddamento ad alta efficienza, tecnologie di virtualizzazione e server a basso consumo energetico. L’automazione dei processi e il monitoraggio dei consumi tramite IoT consentono di identificare sprechi e migliorare l’efficienza operativa. Inoltre, il passaggio a modelli di edge computing riduce la necessità di trasmissione dati a lunga distanza, ottimizzando l’uso delle risorse energetiche e abbattendo i costi di infrastruttura.
IL RAPPORTO TRA ROI E IMPATTO
Ulteriori parametri sono riferiti alla gestione dei rifiuti elettronici e alle iniziative di economia circolare. La gestione sostenibile dei rifiuti elettronici rappresenta una sfida cruciale nell’ambito dell’ICT. La crescente produzione di dispositivi elettronici genera un volume sempre maggiore di scarti, molti dei quali contengono materiali preziosi e sostanze potenzialmente nocive per l’ambiente. La transizione da un modello basato esclusivamente sul riciclo a un approccio orientato al riuso e all’estensione del ciclo di vita dei prodotti è diventata una priorità nelle strategie di sostenibilità.
La valutazione della trasformazione digitale sostenibile è un fattore chiave per le imprese. Secondo Marzio Bonelli, CIO di MM Spa, è essenziale disporre di indicatori capaci di misurare in modo oggettivo non solo il ritorno economico degli investimenti, ma anche il loro impatto sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, in linea con gli SDG dell’Agenda 2030. «Servono metriche affidabili – sottolinea Bonelli – per misurare il livello di sostenibilità dei progetti di trasformazione digitale, integrate automaticamente con gli ESRS della nuova direttiva CSRD, così da contribuire in modo inequivocabile alla definizione del profilo di sostenibilità dell’azienda».
L’Unione Europea, con iniziative come il Piano d’azione per l’economia circolare, sta promuovendo politiche che incentivano la riparazione e il riutilizzo dei dispositivi elettronici prima della loro dismissione. La progettazione modulare dei dispositivi e l’introduzione di standard per facilitare la riparazione stanno semplificando l’accesso a componenti sostituibili e aggiornabili, riducendo la necessità di smaltimento precoce. Parallelamente, si stanno diffondendo nuovi modelli di business come il Product as a Service, che prevede la fornitura di hardware e software in abbonamento anziché in vendita diretta. Questo modello incentiva i produttori a creare dispositivi più durevoli e facilmente aggiornabili, riducendo così la produzione di rifiuti elettronici e migliorando l’efficienza delle risorse. Le tecnologie digitali stanno inoltre rivoluzionando la gestione del fine vita dei dispositivi elettronici. Strumenti basati su blockchain permettono di tracciare il ciclo di vita di un prodotto, garantendo trasparenza e responsabilità nella filiera del riciclo.
Inoltre, l’intelligenza artificiale e il machine learning vengono utilizzati per ottimizzare i processi di separazione e recupero dei materiali, migliorando il tasso di riciclo e riducendo l’impatto ambientale. Infine, il ruolo delle normative è fondamentale per garantire la conformità e promuovere la sostenibilità. In Europa, regolamenti come la Direttiva RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) impongono obblighi stringenti per il recupero e il riciclo dei dispositivi elettronici.
GOVERNANCE CIRCOLARE
In parallelo, paesi come gli Stati Uniti e la Cina stanno sviluppando strategie per migliorare la gestione dei rifiuti elettronici, con approcci che variano da incentivi governativi a restrizioni sulla produzione di rifiuti. L’integrazione di pratiche di economia circolare nel settore ICT non solo riduce l’impatto ambientale, ma crea anche nuove opportunità economiche e occupazionali, contribuendo a una transizione verso un’economia più sostenibile e resiliente. Ulteriori KPI da tenere in considerazione si riferiscono alle pratiche di approvvigionamento sostenibile e gestione della supply chain. Il concetto si riferisce a tutte le strategie e i processi che un’azienda adotta per garantire che le materie prime, i componenti e i prodotti finali vengano ottenuti e distribuiti in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale, migliorare le condizioni sociali e garantire una governance trasparente ed etica.
In particolare, le pratiche di approvvigionamento sostenibile includono la selezione di fornitori che rispettano standard ambientali e sociali elevati, la riduzione delle emissioni di CO2 nei trasporti, l’adozione di materiali riciclati o a basso impatto ambientale e l’ottimizzazione dei processi logistici per ridurre gli sprechi. Inoltre, la digitalizzazione della supply chain, attraverso tecnologie come blockchain e intelligenza artificiale, permette una maggiore tracciabilità e trasparenza lungo tutta la catena di fornitura, riducendo il rischio di pratiche non etiche e migliorando l’efficienza operativa. Queste strategie non solo aiutano le aziende a conformarsi alle normative ambientali e sociali sempre più stringenti, come quelle previste dalla direttiva CSRD in Europa, ma rappresentano anche un’opportunità per creare un vantaggio competitivo sul mercato, migliorare la reputazione aziendale e soddisfare le aspettative dei consumatori sempre più attenti alla sostenibilità.
Da non dimenticare, i KPI che evidenziano la diversità, l’equità e l’inclusione (DEI) nella forza lavoro che rappresentano aspetti fondamentali per garantire un ambiente lavorativo sostenibile, innovativo e produttivo. Un’organizzazione che promuove attivamente la diversità è in grado di attrarre talenti con prospettive ed esperienze differenti, favorendo così una maggiore creatività e capacità di risoluzione dei problemi.
L’equità, invece, implica la creazione di politiche aziendali che garantiscano pari opportunità per tutti i dipendenti, eliminando barriere sistemiche e garantendo retribuzioni e possibilità di crescita basate esclusivamente sul merito. L’inclusione si riferisce alla capacità di un’azienda di creare un ambiente accogliente, in cui ogni individuo si senta valorizzato e libero di esprimere il proprio potenziale senza timori di discriminazione. Integrare questi principi all’interno della strategia aziendale non solo migliora il benessere dei dipendenti, ma porta anche a un miglioramento della produttività e dell’innovazione, aspetti cruciali per affrontare le sfide della sostenibilità e della trasformazione digitale.
Una governance efficace dei rischi ESG richiede l’integrazione di questi criteri nei processi decisionali aziendali per garantire trasparenza e responsabilità. Le aziende devono implementare sistemi di monitoraggio e rendicontazione che valutino in modo continuo l’impatto delle loro attività. La crescente attenzione degli investitori e dei regolatori rende necessario l’uso di strumenti digitali avanzati per raccogliere e analizzare i dati ESG, verificare la conformità normativa e gestire il rischio reputazionale. Inoltre, il Piano d’azione per l’economia circolare e il Green deal europeo mirano a ridurre le emissioni e incentivare la transizione digitale sostenibile, integrando questi standard nelle strategie industriali europee.
ITALIA: SFIDE E OPPORTUNITÀ
L’Italia si trova di fronte a diverse sfide nella transizione verso l’ICT sostenibile. La frammentazione del settore, la mancanza di infrastrutture digitali adeguate e il ritardo nell’adozione di nuove tecnologie rappresentano ostacoli da superare. Tuttavia, il digitale offre opportunità straordinarie come abilitatore della sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica e sociale. L’adozione di soluzioni green-ICT può ottimizzare il consumo di risorse, ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza operativa delle aziende, mentre le nuove modalità di lavoro agile e da remoto permettono di abbattere le emissioni legate agli spostamenti. Inoltre, una rete digitale resiliente e intelligente può favorire una maggiore inclusione sociale, garantendo l’accesso equo alle opportunità lavorative e formative su tutto il territorio nazionale, contribuendo così a uno sviluppo più sostenibile e bilanciato.
In Italia, il PNRR prevede investimenti significativi nella digitalizzazione e nella sostenibilità. Il governo ha incentivato l’uso di cloud computing, intelligenza artificiale e blockchain per migliorare la gestione delle risorse e ridurre gli sprechi energetici. Inoltre, una particolare attenzione è stata dedicata alla creazione di un’infrastruttura di rete resiliente e abilitante, capace di supportare l’evoluzione digitale e la sostenibilità attraverso un’ottimizzazione dell’efficienza energetica e una maggiore sicurezza nelle comunicazioni.
«Gli investimenti previsti dal PNRR sono finalizzati a stimolare la crescita economica e creare nuove opportunità di lavoro in diversi settori» – spiega Alessandro Musumeci, capo della Segreteria tecnica del Sottosegretario di Stato con delega alla transizione digitale. «Tra le principali voci di spesa figurano la digitalizzazione, la ricerca e l’innovazione, l’istruzione e la formazione, e il potenziamento delle infrastrutture. In particolar modo il Dipartimento per la Trasformazione Digitale è impegnato in progetti per la mobilità sostenibile, nel pieno rispetto dell’ambiente, al fine di semplificare l’utilizzo di sistemi intermodali di trasporto. A fronte di consistenti investimenti in questo settore sarà importante misurare l’efficacia di tali misure e l’impatto sul territorio, sui cittadini e sulle imprese di tali importanti progetti».
In questo contesto, la Fondazione per la Sostenibilità Digitale svolge un ruolo fondamentale nel promuovere un approccio integrato tra digitale e sostenibilità, con attività di ricerca, sensibilizzazione e supporto alle aziende e alle istituzioni. La fondazione, tramite il proprio osservatorio permanente, ha sviluppato il Digital Sustainability Index (DiSI), uno strumento per misurare la consapevolezza e l’impegno delle aziende e dei cittadini nell’uso del digitale per la sostenibilità e promuove politiche e regolamentazioni per un digitale sostenibile lavorando con istituzioni pubbliche e private per sviluppare policy in grado di guidare la transizione digitale in un’ottica di sostenibilità grazie anche alla definizione di strategie per la sostenibilità digitale a livello nazionale ed europeo.
A livello normativo, la fondazione ha ideato e realizzato la Prassi di Riferimento UNI/PdR 147:2023 che fornisce linee guida per misurare, valutare e migliorare la sostenibilità digitale di progetti e di organizzazioni pubbliche e private. La prassi definisce indicatori e criteri per integrare la sostenibilità nei processi di trasformazione digitale, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030. Il documento aiuta le aziende a sviluppare un digitale etico, inclusivo e a basso impatto ambientale, promuovendo un approccio consapevole all’innovazione tecnologica.
USA E CINA: IL CONFRONTO
Negli Stati Uniti, il rapporto tra tecnologia e sostenibilità è spesso guidato dal settore privato, con grandi aziende tecnologiche che investono massicciamente in energia rinnovabile e strategie di riduzione delle emissioni. Tuttavia, a livello normativo, non esiste un quadro federale unificato paragonabile alle direttive europee, e molte iniziative di sostenibilità sono lasciate alla discrezione dei singoli stati o delle aziende.
La Securities and Exchange Commission (SEC) sta lavorando su regolamenti per la rendicontazione ESG, ma il dibattito sulla loro implementazione è ancora in corso. L’adozione di soluzioni digitali per la gestione energetica e il monitoraggio dei KPI ambientali è in crescita, ma spesso in assenza di obblighi normativi stringenti le aziende si muovono su base volontaria e sulla spinta di vantaggi competitivi. Questo approccio favorisce l’innovazione e la sperimentazione di nuove tecnologie, ma può portare a una diffusione disomogenea delle pratiche di monitoraggio ambientale, con standard variabili tra settori e territori.
In Cina, il governo ha adottato un approccio centralizzato alla sostenibilità, con il piano Made in China 2025 e la strategia Dual Carbon che mirano alla neutralità delle emissioni entro il 2060. La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale giocano un ruolo chiave nella gestione delle risorse e nell’ottimizzazione energetica, con un forte focus sulla smart grid e sulle infrastrutture di rete intelligenti. Le normative cinesi impongono alle aziende un controllo rigoroso sulle emissioni e sulla gestione dei rifiuti elettronici, mentre il governo promuove l’adozione di data center a basse emissioni e tecnologie di economia circolare. Tuttavia, la sostenibilità in Cina è spesso bilanciata con le esigenze di crescita economica, il che porta a compromessi tra sviluppo industriale e riduzione dell’impatto ambientale.
L’EQUILIBRIO NECESSARIO
Il legame tra digitale e sostenibilità è ormai indissolubile: il digitale è un potente strumento per accelerare la transizione ecologica ed economica, ma allo stesso tempo deve essere sviluppato e utilizzato in modo responsabile per non creare nuovi problemi sociali o ambientali. Il ruolo dell’ICT nella sostenibilità è sempre più rilevante a livello globale. Nonostante gli arretramenti su molti fronti, le grandi aziende hanno già integrato i criteri ESG nelle loro strategie, rispondendo alle richieste degli investitori e dei consumatori.
«Le tecnologie digitali rappresentano una leva imprescindibile per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità» – afferma Marzio Bonelli, CIO di MM Spa. «Per esempio, nel servizio idrico integrato, il digitale gioca un ruolo cruciale lungo l’intero ciclo di vita dell’acqua: dalla captazione alla potabilizzazione, dalla distribuzione fino alla depurazione». Bonelli evidenzia come il cambiamento climatico ponga sfide sempre più complesse: «Da un lato, è fondamentale proteggere la risorsa idrica, dall’altro, serve difendere il territorio, sempre più esposto a fenomeni meteorologici estremi. Precipitazioni improvvise e abbondanti provocano inondazioni con gravi conseguenze per popolazione e agricoltura. Il digitale può aiutarci a gestire queste criticità con maggiore efficienza e tempestività».
L’Europa punta a creare un modello di sviluppo sostenibile basato su responsabilità aziendale e trasparenza, promuovendo normative stringenti e una strategia incentrata sulla misurazione di KPI ambientali, sociali ed economici. Tuttavia, il panorama globale mostra differenze significative: negli Stati Uniti, l’approccio è più orientato al mercato, con le grandi aziende tecnologiche che guidano autonomamente le iniziative di sostenibilità, mentre la Cina adotta una strategia centralizzata con un forte intervento governativo per bilanciare crescita economica e riduzione dell’impatto ambientale.
La sinergia tra governi, imprese e cittadini è la chiave per un futuro in cui digitale e sostenibilità si intreccino efficacemente. Servono strategie mirate, capaci di adattarsi alle specificità economiche e normative, trasformando l’innovazione e il digitale in un motore concreto di sviluppo sostenibile. «L’innovazione e la digitalizzazione non sono solo le chiavi per sbloccare le porte della sostenibilità» – afferma Stefano Brandinali, group chief innovation officer di Angelini Industries. «Sono il grimaldello che rompe le vecchie abitudini e costruisce un futuro dove crescita, sviluppo e responsabilità sociale sono inseparabili».
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