A cura di Roberto Scorzoni, Direttore Financial Services & Payments di Minsait in Italia
L’Open Finance non è più una tendenza di nicchia, ma una realtà che le aziende italiane devono affrontare per rimanere competitive. La rivoluzione in atto sta trasformando il settore finanziario, aprendo la strada a nuovi modelli di business, prodotti innovativi e soluzioni digitali sempre più accessibili. Non si tratta solo di un aggiornamento tecnologico per le banche tradizionali, ma di un ecosistema in cui Fintech, Neobank e Insurtech ridefiniscono il modo in cui i servizi finanziari vengono erogati e utilizzati. Anche realtà appartenenti a settori come il retail, l’e-commerce, l’energia e le telecomunicazioni stanno entrando in questo mercato, offrendo strumenti finanziari evoluti come microcrediti, pagamenti digitali e portafogli elettronici. Inoltre, con il supporto di normative come la PSD2 e la futura PSD3, l’Italia ha oggi l’opportunità di accelerare questa trasformazione, costruendo un ecosistema più aperto e competitivo, in cui la condivisione dei dati finanziari diventa un valore aggiunto per consumatori e aziende.
Ma ci sono non poche sfide: il basso tasso di multi-bancarizzazione e l’adozione limitata di strumenti di aggregazione finanziaria stanno rallentando il processo. In Italia, secondo i nostri dati, solo il 37% della popolazione ha più di un conto bancario e l’uso degli strumenti di aggregazione finanziaria è molto limitato, una funzionalità che in altri Paesi dell’UE è ormai una commodity. Inoltre, secondo un esperto su quattro, la protezione dei dati e la privacy sono i principali ostacoli. La mancanza di regole chiare rallenta l’evoluzione dell’Open Banking verso l’Open Finance, limitando l’efficienza e la sicurezza delle interfacce di accesso ai dati.
Un fattore determinante nella diffusione dell’Open Finance, invece, riguarda il coinvolgimento di nuovi attori nel settore finanziario. Aziende di e-commerce e società di servizi digitali stanno sviluppando soluzioni basate sull’analisi avanzata dei dati, creando prodotti su misura che rispondono a esigenze specifiche dei consumatori. Questo processo di innovazione porta a un ecosistema più fluido, dove le barriere tra settori si assottigliano e nascono nuove opportunità di business. Ne sono un esempio le collaborazioni tra banche e piattaforme digitali, che stanno facilitando l’accesso al credito e l’integrazione di strumenti di pagamento personalizzati.
Guardando al futuro, il 48% degli esperti di settore ritiene che l’Open Finance diventerà uno standard di mercato entro il 2030, mentre solo il 20% lo considera già tale. Un fattore chiave per incentivare la condivisione dei dati sarà la creazione di vantaggi tangibili per i consumatori. In Italia, il 54% degli utenti sarebbe più disposto a condividere le proprie informazioni finanziarie in cambio di benefici concreti, come la riduzione delle commissioni bancarie o l’eliminazione di costi di gestione. Inoltre, il 60% degli utenti ritiene che la banca tradizionale sia l’ente più affidabile per la condivisione dei dati. Il settore si trova a un punto di svolta: per sbloccare il pieno potenziale dell’Open Finance, sarà fondamentale costruire un ecosistema che garantisca sicurezza, fiducia e vantaggi concreti per gli utenti.
Il futuro dell’Open Finance dipenderà dalla capacità del settore di affrontare le sfide attuali e sfruttare le opportunità emergenti. Per accelerare la sua adozione, sarà cruciale migliorare la consapevolezza degli utenti sui vantaggi concreti della condivisione dei dati, rafforzare la sicurezza e implementare modelli di governance chiari e affidabili. Le istituzioni finanziarie, insieme alle Fintech e agli altri attori coinvolti, dovranno sviluppare soluzioni sempre più personalizzate, accessibili e incentrate sulle reali esigenze dei consumatori. Solo attraverso un ecosistema basato sulla fiducia e sull’innovazione sarà possibile trasformare l’Open Finance in uno standard consolidato, capace di generare valore per cittadini, imprese e l’intero sistema economico.