Senza dati non c’è impresa, senza manager non c’è sviluppo

Senza dati non c’è impresa, senza manager non c’è sviluppo
I tre fratelli Pini: Lilia, Giordano e Luciana

Data Manager celebra 50 anni di storia e lancia la nuova divisione eventi. Dalla diffusione dei primi mainframe alla trasformazione digitale, fino all’esplosione dell’intelligenza artificiale, Data Manager racconta e anticipa i cambiamenti, dando voce ai protagonisti

Nel cuore dell’Italia del boom economico, tra il fermento e l’entusiasmo che caratterizzano il periodo che va dalla metà degli anni Cinquanta ai primi anni del decennio successivo, un trio di nascenti imprenditori comaschi dà vita a una delle storie più emblematiche dell’editoria italiana, quella dei fratelli Pini. Giordano, Luciana e Lilia, originari della Valtellina ma con radici ormai ben salde a Como, si distinguono non solo per la loro capacità di intuire i cambiamenti, ma anche per la lungimiranza con cui hanno saputo adattarsi all’evoluzione del mercato, dando vita a tre testate che hanno scandito la storia del Paese: Il Bollettino Lariano, Tempo Economico e Data Manager.

La banda Pini attraversa più di mezzo secolo di storia dell’editoria italiana, riuscendo sempre a restare al passo, affrontando con coraggio il passaggio dalla carta stampata al mondo online e mantenendo la propria identità con autonomia e indipendenza, attraverso la valorizzazione del rapporto con il target di riferimento e un mix unico e riconoscibile di carta e bit. Esempio emblematico della forza dell’impresa familiare – «la cosiddetta “household economy” – che intercetta tecnologia, cambiamento e produttività» – afferma l’economista ed esperto di organizzazione aziendale Giulio Sapelli.

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Radici storiche

La storia comincia nel 1955, quando Luciana Pini, allora sedicenne, lavora come impiegata in una società di informazioni economiche a Milano. La sua azienda pubblica L’Eco Commerciale, una sorta di bollettino che si occupa dei protesti. In quegli anni, le cambiali sono uno strumento per il credito delle imprese, e l’Italia vive un periodo di crescita straordinaria. Grazie all’accoppiata lira-cambiale, il Paese avvia i primi passi nella nascente società dei consumi. Le imprese italiane diventano le prime in Europa per esportazioni e il Made in Italy si afferma come marchio d’eccellenza nel mondo, mentre l’80% delle famiglie italiane diventa proprietaria della propria casa.

A un certo punto, la società milanese cessa l’attività e i dirigenti offrono a Luciana la possibilità di ricevere la liquidazione in denaro oppure in un pacchetto di 200 abbonamenti sottoscritti nella provincia di Como. Più bella di Gena Rowlands e con un istinto per gli affari degno di Luisa Spagnoli, Luciana vuole mettersi alla prova e non esita un attimo: sceglie gli abbonamenti, dando vita così alla prima testata del Gruppo: il Bollettino Lariano. È subito un successo. I fratelli Pini non hanno relazioni blasonate né potentati alle spalle. Nessuna scorciatoia finanziaria, e soprattutto, nessuna commistione con il mondo delle banche che occupano i CDA delle testate della carta stampata. «Nel contesto italiano degli anni 50, le cambiali svolgono un ruolo economico – ricorda Luciana – e rappresentano uno strumento di fiducia tra le parti. Facilitano i consumi, supportano le imprese e contribuiscono alla modernizzazione economica e sociale dell’Italia, riflettendo anche il passaggio da una società agricola e tradizionale a una società industriale e orientata al progresso».

Nel giro di pochi anni, il Bollettino Lariano diventa la “bibbia” dei commerciali nel territorio comasco, raggiungendo anche la provincia di Sondrio, Varese, Milano e Bergamo. In cinque anni, il numero degli abbonamenti cresce di oltre venti volte. Nel 1960 sono già più di 4500, con una raccolta pubblicitaria senza precedenti. Giordano Pini, che si occupa della redazione – il pallino per la scrittura e la capacità di guardare oltre – setaccia in lungo e in largo tutta la provincia. La crescente diffusione richiama nuova pubblicità. «Ma c’è anche un altro aspetto che entra in gioco e che oggi chiameremo reputazionale» – ricorda Valeria Pini, figlia di Giordano, venuto a mancare nel 2013.

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«Per gli inserzionisti del Bollettino Lariano, la presenza pubblicitaria vale come una patente di solidità finanziaria». Nel 1963, dopo aver trasformato un giornalino di quattro pagine in una vera e propria testata B2B, Giordano Pini decide di scorporare la parte di contenuti economici e finanziari per trasformarla in una seconda testata autonoma con un approccio B2B2C. La sua visione ampia sopravanza i tempi.

In uno scenario di grandi cambiamenti economici e sociali, la nuova sfida porta alla nascitadi Tempo Economico, mensile in formato tabloid dedicato all’industria, al commercio e alla finanza. Proprio nello stesso anno, Pier Paolo Pasolini racconta l’Italia che sta cambiando nei suoi Comizi d’Amore. Il presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy è in visita ufficiale in Italia. Giulio Natta vince il Nobel per la Chimica. E mentre sul mercato arriva la Lettera 32 Olivetti, erede della celebre Lettera 22, Pier Giorgio Perotto e il suo team lavorano al Programma 101, che l’anno dopo porterà alla nascita della mitica Perottina, il primo personal computer della storia, un concetto rivoluzionario per l’epoca e che segna la trasformazione dei CIO in “camice bianco” e dell’informatica distribuita sulle scrivanie di tutte le Line of business.

La storia continua

Tra il 1963 e il 1975, Tempo Economico interpreta non solo il desiderio di affermazione della piccola e media impresa italiana, ma anche della nascente industria informatica che – prima della separazione tra hardware, software e servizi – vuole intercettare proprio quel segmento in rapida crescita. Seguendo l’esempio delle testate specializzate inglesi e americane, Giordano Pini trasforma Tempo Economico nella “prima testata di informazione manageriale” in Italia, come si legge nelle cronache economiche dell’epoca. Un’affermazione che si intreccia anche con la storia del costume, al punto da acquisire persino un’aura di seduzione. Ne è prova il film cult Sessomatto (1973) di Dino Risi. Nell’episodio Non è mai troppo tardi, il regista affida un numero di Tempo Economico alle mani di Laura Antonelli, protagonista insieme a Giancarlo Giannini, trasformando così un semplice dettaglio editoriale in un simbolo di raffinata provocazione.

Giancarlo Giannini e Laura Antonelli in una scena di “Non è mai troppo tardi”, episodio del film cult “Sessomatto” (1973) diretto da Dino Risi

L’anima del marketing del clan Pini è l’intrepida Lilia, per tutti Lilly, che in pochi anni costruisce il primo team di vendita strutturato, passando da due a 25 venditori su tutto il territorio nazionale. Nel 1970 aprono i battenti della redazione di Milano, a due passi dalla Fiera Campionaria. Nel 1973, Tempo Economico fattura il primo miliardo di lire, e il diluvio di pubblicità impone altre scelte coraggiose. Tempo Economico dedica già molte pagine di approfondimento al nascente mondo dell’ICT.

I tempi sono maturi per un altro spin-off: i fratelli Pini intuiscono per primi in Italia che la rivoluzione informatica presto cambierà tutto. È la chiamata alle armi per moltissimi ingegneri informatici ed esperti di sistemi EDP che, da lì a poco, occuperanno ruoli apicali nelle più importanti aziende italiane. IBM, Sperry, Univac, Olivetti e molti altri nomi trovano finalmente una voce per raccontare le loro soluzioni.

In questa fase, Data Manager è solo un esperimento: la prima uscita risale al 1975 come supplemento ICT di Tempo Economico. Iniziano le collaborazioni con esperti di altissimo livello, i cui nomi in Italia circolano solo a livello accademico. La risposta del mercato è immediata e due anni più tardi, siamo nel 1977, Data Manager si affranca da supplemento mensile a testata autonoma.

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Dieci anni più tardi, Doxa certifica nero su bianco che Data Manager è la prima testata per notorietà del brand, presenza sui tavoli dei manager (da cui la famosa campagna “Si legge dove si decide”) e qualità dei contenuti. Con queste premesse, Data Manager pubblicherà per trentaquattro edizioni la Classifica Top 100 delle società di software e servizi in Italia. Nel 1988, la testata registra un fatturato di un miliardo e 300 milioni di lire, con un incremento del 28% rispetto all’anno precedente. Un risultato che riflette una strategia vincente: integrare business technology, networking e trend di mercato.

Questa visione si traduce nella decisione di affiancare all’attività editoriale una serie di eventi di settore, trasformandoli in strumenti di approfondimento e confronto, gettando le basi per un’eredità che arriva fino ai giorni nostri e trovando continuità nell’evento annuale WeChange IT Forum.

Negli anni Ottanta, a supporto di questa evoluzione, Data Manager avvia collaborazioni con figure di spicco come Gianfranco Dioguardi, tra i pionieri dell’ingegneria gestionale, e Abraham Kaplan, filosofo della scienza e allievo di Bertrand Russell, promuovendo un approccio critico e flessibile all’IT – che oggi diremmo Agile – e favorendo l’innovazione multidisciplinare: tutti temi che sono ancora di prepotente attualità. Resta celebre la sua frase: «Se l’unico strumento che hai è un martello, allora tutto ti sembrerà un chiodo».

Loris Bellè CEO di Data Manager Group

Nei trent’anni successivi, Lilia Pini, che ci ha lasciati nel 2024, vestirà di stile e di emozione il racconto dell’ICT italiana, contribuendo a costruire l’identità della testata, che a partire dal nome rappresenta un punto di riferimento per chi guida l’innovazione nelle imprese attraverso la gestione strategica delle informazioni. Con la nascita di DMO, tra i primi portali italiani di informazione B2B, pur rimanendo fedeli alla carta stampata, i fratelli Pini, da editori puri, guidano con successo la trasformazione digitale, distinguendosi dalla pletora di testate ICT che si moltiplicano sull’onda delle dot-com, nessuna delle quali è riuscita a sopravvivere. «Nato negli anni in cui l’informatica muoveva i suoi primi passi nel mondo aziendale, Data Manager ha attraversato cinque decenni di rivoluzioni tecnologiche, sempre con lo sguardo rivolto al futuro» – racconta il CEO Loris Bellè, seconda generazione alla guida del Gruppo.

«Dalla diffusione dei primi mainframe alla trasformazione digitale, fino all’esplosione dell’intelligenza artificiale, Data Manager ha raccontato e anticipato i cambiamenti, dando voce ai protagonisti di questa evoluzione». Se il mondo digitale ha un motore, questo è rappresentato dai dati. Oggi, più che mai, il valore di un’impresa si misura nella sua capacità di raccogliere, interpretare e proteggere le informazioni. Ma i dati, senza una guida strategica, sono solo informazioni grezze prive di valore. «È qui che entrano in gioco i manager, i veri artefici del successo aziendale» – continua Loris Bellè. «Data Manager ha sempre raccontato il ruolo di chi trasforma i dati in conoscenza, la conoscenza in decisioni e le decisioni in vantaggio competitivo».

Manager e dati sono un binomio unico che non può essere scomposto o ridotto anchenell’era dell’intelligenza artificiale che sta ridefinendo le regole del business ma che non cambia la centralità dei manager. «Sono i CIO, i CTO e gli altri leader C-level a dare un senso alla tecnologia, a interpretare gli insights generati dagli algoritmi e a prendere decisioni non solo sulla base dell’efficienza, ma anche delle loro conseguenze in una visione strategica e di sostenibilità. Data Manager continua a essere la bussola per chi guida il cambiamento, offrendo approfondimenti, analisi e prospettive su come l’innovazione crea valore reale per le imprese e per la società». Cinquant’anni di storia sono solo l’inizio. In un mondo data-driven, Data Manager resta il punto di riferimento per chi vuole comprendere, anticipare e governare la rivoluzione digitale. «Perché – afferma Loris Bellè – indipendentemente dalle tecnologie emergenti, una certezza rimane: senza dati non c’è impresa, senza manager non c’è sviluppo».

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La mission si rinnova, i valori restano

Con la nascita di Data Manager Events, il gruppo rafforza ulteriormente il suo posizionamento nel panorama ICT e si pone l’obiettivo di rispondere alle richieste del mercato, offrendo occasioni di confronto strategico e insights di alto livello per i decision maker. La nuova realtà strutturata per dedicarsi esclusivamente alla gestione e organizzazione di eventi di settore, segna un passo decisivo nel percorso di crescita del gruppo Data Manager, con l’obiettivo di rispondere alle crescenti esigenze di cambiamento delle imprese, attraverso esperienze di valore e una profonda capacità di interpretazione dei bisogni di business.

Barbara Cambieri general manager di Data Manager Events

Alla guida di Data Manager Events, insieme al CEO Loris Bellè, troviamo nel ruolo di general manager Barbara Cambieri, già GVP & general manager IDC Italy e head of European Events sales, che porta in dote un’esperienza pluriennale nell’organizzazione di eventi e una visione strategica orientata al business e alla trasformazione digitale. «La nuova struttura permetterà di potenziare la missione sugli eventi, facendo anche leva sul brand Data Manager, unica testata italiana di settore specializzata che, nella sua doppia veste cartacea e online, ha saputo mantenere una forte identità, valorizzando la sua audience di riferimento e ampliandola a tutta la linea di business» – dichiara Barbara Cambieri. «Il top management delle imprese sa di giocare una partita complessa per differenziarsi: strategia, cultura aziendale, risorse e modelli di trasformazione faranno la differenza. Il nostro impegno è quello di fornire, attraverso una gestione di eccellenza, tutto il ciclo degli eventi per creare occasioni di business, valore, relazione e leadership. Puntiamo a condividere una visione del cambiamento, incrementare l’impatto sugli stakeholder e potenziare il posizionamento su CxO e LoB aziendali».

La rapida evoluzione del mercato e la crescente complessità delle esigenze aziendali richiedono un cambio di prospettiva. «I vendor non possono più limitarsi a offrire soluzioni tecnologiche» – spiega Loris Bellè. «Le imprese cercano partner strategici in grado di guidarle nella trasformazione digitale». Data Manager Events si pone come una piattaforma progettata per essere punto di incontro tra domanda e offerta, grazie a un metodo fondato sull’ascolto dei decision maker e sull’analisi dei trend emergenti. «Dal 1975, diamo voce al mondo dei manager dell’ICT, creando relazioni di valore che durano nel tempo. Innovazione e Business sono il nostro punto di forza con un focus specifico sulle esigenze dei CxO e dell’ICT community, che rappresentano il nostro patrimonio più prezioso» – continua Loris Bellè. «La rinnovata centralità dell’IT di fronte all’esigenza di garantire resilienza e generare valore sostenibile sposta l’attenzione dal “cosa” delle scelte tecnologiche al “come” dello sviluppo, accentuando l’impatto delle decisioni sulle strategie di investimento e sull’intera catena degli stakeholder. Tramite gli eventi vogliamo rinnovare questa missione».