Dopo un anno in cui la compagnia di cloud computing ha consolidato la propria posizione, la strada per il futuro è già tracciata: passare dallo status di “challenger” a quello di “go-to company”
Un anno importante, caratterizzato dalla progressiva transizione ibrida, dalle acquisizioni, dalle partnership e dalla conferma di fiducia da parte di un ampio numero di clienti: il quadro del 2024 tracciato da Rajiv Ramaswami, Presidente e CEO di Nutanix, è certamente positivo e lascia intravedere possibilità per il futuro.
«Abbiamo gettato delle basi solide su cui potremo continuare a costruire», commenta. «In uno scenario in cui la percezione dell’uso del cloud è mutevole e in costante evoluzione, notiamo come la flessibilità e la scalabilità dei prodotti che offriamo siano particolarmente apprezzate dai nostri clienti: molti preferiscono partire da un’implementazione on-premise per poi espandersi, e la maggior parte delle aziende – a differenza delle grandi corporazioni – non necessita di soluzioni di vastissima scala. Così come osserviamo un interesse in progressiva crescita nei confronti di Kubernetes e di tutte le applicazioni associate: noi cerchiamo di garantire la massima libertà di scelta nel modo di adottarle, facendo mix&match o riutilizzando licenze esistenti».
Conferme che si ritrovano anche sotto l’aspetto finanziario, con un ultimo trimestre in particolare in cui Nutanix ha trasceso in positivo tutte le metriche: sintomi di un valore restituito tanto ai clienti quanto agli investitori.
Aperta e pronta all’uso: i vantaggi di una piattaforma unificata
Questa crescita non è passata inosservata, anzi: nel più recente Magic Quadrant di Gartner, Nutanix è stata collocata nel quadrante dei leader per quanto riguarda la distribuzione di infrastrutture ibride. Un successo che a detta di Tobi Knaup, CEO e co-fondatore di D2iQ nonché General Manager of Cloud Native di Nutanix, va ricercato anche nelle caratteristiche e nei vantaggi della piattaforma cloud.
«Esperienze come quella che ho maturato negli anni di AirBnb», racconta, «sono confluite e hanno contribuito a definire il modo di lavorare della nostra azienda e nel progressivo passaggio a Kubernetes. Ma esistevano dei limiti: con il sistema a container, in cui molti dei nostri clienti svolgevano compiti di livello critico, si avvertiva la mancanza di un luogo comune dove organizzare e condividere il lavoro. Il modello frammentato di Kubernetes, in altre parole, cozzava con la metodologia DevOps: unirci a Nutanix ci ha permesso di colmare proprio quel vuoto, di avere accesso a una scalabilità che non significa solo un maggior numero di server, ma qualcosa di più, ovvero la possibilità di funzionare in tutti i luoghi con un unico modello operazionale. È una tecnologia completa, in quanto pronta all’uso, e aperta, dato che si basa sui migliori software open source. E di conseguenza un suo enorme vantaggio, al contrario di altre soluzioni Kubernetes, è che può rimanere portatile».
Italia, prevalgono le sfide o le opportunità?
Rispetto alla situazione globale, lo scenario del mercato italiano condivide alcuni aspetti e si differenzia per altri: anche qui il lancio della nuova piattaforma ha ampiato la rosa di possibilità, ma in questa fase l’azienda si concentra soprattutto su crescita e continuità.
«Portare TCO, facilità d’utilizzo e scalabilità in tutte quelle realtà che oggi si trovano ancora in una fase di sperimentazione, mentre tutto l’ecosistema accelera, è un processo complicato», spiega Benjamin Jolivet, Country Manager di Nutanix Italia. «Chiaramente la direzione intrapresa vira verso un progressivo abbandono dei container e alla sempre più frequente adozione di soluzioni AI, ma trasformazione, transizione, migrazione, sono processi che non solo richiedono più anni, ma che possono variare da caso a caso a seconda delle necessità del cliente. In Italia stiamo lavorando molto nel settore pubblico, studiando in modo particolare come pianificare efficientemente gli investimenti nel tempo. Ma dobbiamo sempre tenere a mente che qui, mediamente, le aziende si collocano in una posizione più arretrata sulla curva di maturità».