Domani, 28 gennaio, si celebra la Giornata Europea della Protezione dei Dati Personali. Le riflessioni di Gabriele Faggioli, presidente onorario di Clusit – l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica
“Proteggere i dati personali oggi non significa soltanto rispettare le normative, che deve essere dato per scontato, ma vuol dire invece comprendere quali siano i rischi per i cittadini e per gli ordinamenti democratici che possono derivare dai comportamenti individuali, dalle potenzialità della innovazione tecnologica e dagli utilizzi criminosi a cui siamo esposti. Occorre poi studiare e prevenire gli impatti sulla stabilità delle istituzioni che possono discendere da strategie politiche interne ed esterne all’Italia”: questo il significato che Gabriele Faggioli, presidente onorario di Clusit – l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica – attribuisce alla prossima Giornata Europea per la Protezione dei Dati che si celebra domani, 28 gennaio.
“Ogni giorno ci troviamo di fronte a una sfida complessa, in cui a livello globale si confrontano nuove tecnologie e considerazioni etiche, con un impatto significativo sulla vita dei cittadini e delle istituzioni”, prosegue Faggioli.
Lo scenario globale richiede una risposta decisa: l’andamento del cyber crimine nell’ultimo quinquennio ha mostrato una crescita complessiva del 79%, secondo il Rapporto Clusit 2024. In Italia, nel primo semestre dello scorso anno, è andato a segno il 7,6% degli attacchi mondiali.
Phishing e Social Engineering, che sfruttano la vulnerabilità del fattore umano, continuano a costituire una minaccia sostanziale.
Sul fronte della privacy, preoccupa in particolare il settore sanitario del nostro Paese, in cui gli incidenti rilevati nel primo semestre 2024 sono cresciuti dell’83%, confermando l’aumento dell’attenzione da parte dei cybercriminali per i dati sanitari, che si stima valgano oggi nel dark web oltre 30 volte il valore delle informazioni sulle carte di credito[2].
Il 2025 si prefigura come un anno di sfide in ambito cybersecurity, secondo Clusit: all’inefficacia delle strategie e delle tecniche di difesa fino ad ora messe in campo, si contrappongono schiere di attaccanti che fanno sempre più ricorso a tecnologie di ultima generazione per colpire con attacchi di phishing altamente personalizzati e ransomware capaci di mettere fuori uso intere catene di approvvigionamento delle organizzazioni.
“Investire nella protezione dei dati personali attraverso l’adeguamento alla normativa e, soprattutto, rafforzando la cultura della sicurezza e della tutela della privacy a tutti i livelli tramite adeguata formazione, stimolando il pensiero critico fin dalle scuole elementari e cercando come Paese di essere protagonisti del mercato digitale, è oggi fondamentale per la sopravvivenza della società digitale, per l’avvenire delle giovani generazioni e per la competitività del sistema Paese”, conclude Faggioli.