Le aziende ICT italiane sono le più virtuose per livello di sustainability engagement
È stato eletto allo status di nuovo paradigma e vi sono diversi motivi per pensare che, in effetti, il fattore sostenibilità possa essere considerato un valore per l’azienda, da sviluppare in modo continuativo e sistemico. Ma quanto un’organizzazione è sostenibile e quali attività intraprende per esserlo? Il termometro per misurare queste dinamiche è il bilancio di sostenibilità, ma solo una minoranza di imprese hanno preso in considerazione, almeno fino ad oggi, questa opportunità. Massimo Sumberesi, head of marketing advice & B2B di BVA Doxa ci aiuta a comprendere lo stato dell’arte di questo fenomeno attraverso i numeri della Classifica Top 100 dell’ICT sostenibile realizzata per Data Manager. «Le aziende del settore ICT – spiega il manager – destinano a progetti e iniziative di sostenibilità circa il 3% del loro fatturato e sei su dieci hanno aumentato gli investimenti in questo ambito nel corso del 2023. Nell’ultimo triennio, inoltre, le realtà che hanno pubblicato il Bilancio di sostenibilità è in progressiva crescita e tra le aziende con più di 250 dipendenti il dato raggiunge il 50%».
Dall’incrocio tra responsabilità funzionale e livello di riporto – conferma l’esperto di BVA Doxa, è possibile derivare un indicatore sintetico di sustainability engagement delle aziende italiane e dal raffronto con i dati rilevati nel 2023 (su un campione di 300 aziende attive nel segmento B2B) si evince chiaramente come il livello raggiunto dalle imprese dell’Information & Communications Technology sia sensibilmente superiore a quello di tutti gli altri settori. L’importanza di questo “requisito” è dunque in aumento e se il comparto ICT si sta dimostrando più reattivo di altri a questa tematica, in linea generale c’è ancora moltissimo da fare: un terzo delle aziende italiane dimostra infatti un basso livello di engagement verso la “sustainability” e solo il 20% è già a un livello alto. Percentuali che riflettono la paura di incorrere nella trappola del greenwashing? E da cosa, in quest’ottica, si capisce se la sostenibilità rappresenta una scelta strategica o è utilizzata opportunisticamente come leva di comunicazione e marketing?
«La percezione dall’esterno – spiega Sumberesi – porta a pensarlo ma in realtà non è così. La casistica è molto diversificata e ci fa ben sperare il fatto che in otto aziende ICT su dieci sia presente una funzione aziendale dedicata al tema sostenibilità e che, nella maggior parte dei casi, questa figura riporta direttamente al vertice dell’organizzazione. Nelle realtà più piccole, inoltre, la complessità è minore e quindi ci sarebbero sulla carta ancora più opportunità di avviare progetti in chiave sostenibile».
C’è comunque un presupposto da cui tutte le aziende dovrebbero partire ed è il seguente: la sinergia tra la transizione verde e la transizione digitale è fondamentale per la creazione di un futuro sostenibile. Andiamo, in altri termini, verso un nuovo concetto di performance aziendali e l’IT può e deve essere un alleato della sostenibilità, così come la sostenibilità deve indirizzare le scelte tecnologiche. «Sostenibilità e cybersecurity – ha concluso Sumberesi – sono due priorità che cambiano i modelli e impattano sugli investimenti con una differenza sostanziale: la sicurezza non si vede fino a quando non è troppo tardi, la sostenibilità invece si vede, i consumatori sono più attenti a questo requisito e le imprese lo sanno».
Classifica Top 100 dell’ICT sostenibile
Circa il 40% delle aziende coinvolte nell’indagine ha presentato il Bilancio di sostenibilità per il 2023. Gli investimenti sostenuti sono aumentati per quasi 6 aziende su 10 con una quota di fatturato che in media si attesta attorno al 3%. Quasi 8 aziende su 10 hanno formalmente attribuito la responsabilità della sostenibilità a una funzione specifica. La sensibilità verso questo tema non è uguale per tutte le aziende interpellate: solo 2 su 10 hanno fatto della sostenibilità una priorità strategica. Sulla Parità di Genere, tre aziende su dieci hanno ottenuto la Certificazione. A livello strutturale il comparto ICT presenta una netta preponderanza di lavoratori maschili (6 su 10). Se si considerano i vertici delle aziende ICT la presenza di donne si dimezza. La forza lavoro delle aziende interessate dall’indagine nel 2023 appare in tendenziale aumento rispetto all’anno precedente. Positivo il saldo nuovi ingressi-uscite per l’anno 2023, con una crescita del numero di lavoratori e lavoratrici, ma anche un tendenziale ringiovanimento del settore.