La transizione verde e digitale, promossa dalla nuova CSRD, rappresenta una visione integrata della sostenibilità, dove tecnologia e ambiente collaborano per costruire un futuro più equo e responsabile. Le imprese sono chiamate a diventare protagoniste di questa trasformazione

L’integrazione della transizione verde e della transizione digitale rappresenta non solo un binomio inevitabile per il futuro delle imprese, ma anche un’opportunità per ripensare modelli di business in chiave sostenibile. La recente normativa europea Corporate sustainability reporting directive (CSRD) costituisce il pilastro per questo cambiamento, definendo gli standard con cui le aziende devono ora riportare le proprie performance ambientali, sociali ed economiche. Con questa misura, l’Europa non solo stabilisce obblighi di trasparenza e responsabilità per le imprese, ma crea anche una cornice normativa che incoraggia le organizzazioni ad adottare pratiche di sostenibilità digitale. La transizione verde e quella digitale rappresentano due delle sfide più grandi che l’Europa e il mondo intero si trovano ad affrontare. La necessità di ridurre l’impatto ambientale delle attività umane è ormai indiscutibile, soprattutto di fronte all’accelerazione dei cambiamenti climatici e al degrado degli ecosistemi. Allo stesso tempo, il progresso tecnologico sta rivoluzionando ogni aspetto della società e dell’economia, ponendo nuove opportunità ma anche nuove complessità.

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La CSRD si inserisce in questo contesto come un catalizzatore di cambiamento, promuovendo una visione integrata in cui i concetti di sostenibilità – non solo ambientale ma anche economica e sociale – e l’innovazione digitale si intrecciano per costruire un modello di sviluppo economico più responsabile. L’integrazione tra sostenibilità e digitalizzazione, promossa dalla CSRD, rappresenta un percorso verso un’economia in cui gli obiettivi di sostenibilità espressi dall’Agenda 2030 e quelli digitali convergano per creare valore. La sostenibilità e la digitalizzazione rappresentano le due principali direttrici di trasformazione del ventunesimo secolo, destinate a ridefinire i modelli operativi delle imprese e a ridisegnare il panorama economico e sociale.

Queste due dimensioni, inizialmente percepite come separate, convergono oggi in un percorso integrato di cambiamento, in cui le tecnologie digitali forniscono strumenti innovativi per affrontare le sfide ambientali e sociali, mentre la sostenibilità diventa una bussola etica e strategica per guidare la digitalizzazione verso obiettivi di lungo termine. Le imprese che sanno integrare la sostenibilità nei propri processi digitali non solo migliorano la propria resilienza e competitività, ma contribuiscono a costruire un’economia più giusta, inclusiva e rispettosa del Pianeta. La sostenibilità di una tecnologia dipende dal total life-cycle assessment Per esempio, la blockchain è certamente energivora, ma attraverso questa tecnologia, le aziende possono garantire la tracciabilità e la trasparenza lungo tutta la filiera produttiva, assicurando ai consumatori che i prodotti che acquistano rispettano standard etici e ambientali elevati. Questo tipo di comunicazione trasparente non solo rafforza il brand e aumenta la fidelizzazione dei clienti, ma contribuisce anche a educare il pubblico su temi importanti come il consumo responsabile e la protezione del Pianeta.

TRASFORMAZIONE E TRANSIZIONE

La digitalizzazione, e ancora più propriamente la trasformazione digitale, consente di accelerare la transizione verde, offrendo soluzioni per monitorare e ridurre i consumi energetici, ottimizzare l’uso delle risorse e migliorare l’efficienza delle operazioni aziendali. Tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’IoT e i Big Data permettono alle imprese di raccogliere e analizzare dati in tempo reale, identificando inefficienze e sviluppando strategie per ridurre l’impatto ambientale. I sensori IoT possono monitorare il consumo energetico in tempo reale, permettendo interventi correttivi immediati e una gestione più efficiente delle risorse. L’intelligenza artificiale può analizzare enormi quantità di dati per ottimizzare la catena di approvvigionamento, riducendo così gli sprechi e migliorando l’impronta ecologica complessiva delle attività aziendali. Algoritmi avanzati possono analizzare dati complessi e identificare schemi di consumo energetico inefficiente, suggerendo soluzioni per ottimizzare la produzione e la distribuzione delle risorse. Nella logistica l’AI può migliorare la pianificazione delle rotte di trasporto, riducendo le distanze percorse e il consumo di carburante. Nel settore manifatturiero, i sistemi di machine learning possono essere utilizzati per monitorare le prestazioni delle macchine, prevedere malfunzionamenti e pianificare la manutenzione in modo preventivo, evitando fermi macchina e riducendo gli sprechi di materiali e risorse.

La CSRD fa la sua parte introducendo obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità, incoraggiando le imprese a considerare in modo strategico le proprie scelte tecnologiche, puntando su soluzioni che favoriscano la sostenibilità. Inoltre, la direttiva stimola le aziende a sviluppare un’infrastruttura digitale che sia non solo efficiente, ma anche rispettosa dell’ambiente, promuovendo un uso responsabile delle tecnologie e riducendo l’impatto energetico dei data center e dei sistemi informatici. Inoltre, la transizione verde e digitale favorisce una maggiore trasparenza e tracciabilità lungo tutta la catena del valore.

IL RUOLO DELLA CSRD

La CSRD rappresenta uno sviluppo significativo rispetto alla precedente normativa sulla rendicontazione non finanziaria, espandendo l’obbligo di reporting a tutte le grandi imprese e a molte medie imprese in tutta l’Unione Europea. Ora le aziende devono documentare non solo le emissioni dirette (Scope 1) e indirette (Scope 2), ma anche le emissioni lungo l’intera catena del valore (Scope 3). Questa esigenza ha portato le imprese a considerare in maniera sistematica l’intero ciclo di vita dei prodotti e dei servizi offerti, identificando e monitorando non solo i costi economici, ma anche quelli ambientali e sociali. In questo quadro, le tecnologie digitali assumono una posizione strategica, potendo abilitare sia il monitoraggio delle performance ambientali sia l’ottimizzazione dei processi. Con la CSRD, l’Unione europea ha rafforzato i requisiti di trasparenza aziendale, ponendo l’accento non solo sui risultati economici, ma anche sulle performance ambientali, sociali e di governance (ESG) delle imprese. Questo nuovo approccio richiede alle aziende di integrare i principi di sostenibilità in ogni aspetto delle loro operazioni, andando oltre i tradizionali modelli di business e promuovendo una visione a lungo termine che tenga conto degli impatti sociali e ambientali. La CSRD, obbligando le aziende a rendicontare in modo accurato e standardizzato, ha il potenziale di ridefinire l’intero panorama aziendale, introducendo criteri di responsabilità e sostenibilità come indicatori centrali di successo.

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La performance aziendale non può più essere misurata esclusivamente dal fatturato come mette in evidenza la Classifica TOP 100 dell’ICT Sostenibile, realizzata da BVA Doxa per Data Manager che propone una visione innovativa del successo aziendale, ampliando l’analisi della performance oltre la i risultati finanziari per includere indicatori quantitativi di misurazione della capacità di creare valore sostenibile a lungo termine.

Uno degli aspetti più innovativi della CSRD è l’enfasi sulla doppia materialità. Le aziende sono ora tenute a valutare non solo come i cambiamenti ambientali e sociali influenzino la loro attività (materialità finanziaria), ma anche come le loro attività impattino sull’ambiente e sulla società (materialità d’impatto). Questa doppia prospettiva impone alle imprese una valutazione più ampia e completa dei rischi e delle opportunità, in quanto richiede loro di considerare i potenziali effetti dei propri comportamenti sull’ambiente, sulla società e sulla propria resilienza economica. La materialità doppia rappresenta un cambio di paradigma rispetto alla rendicontazione tradizionale, poiché costringe le aziende a riconoscere e affrontare le proprie responsabilità sociali e ambientali, andando oltre una visione puramente economica.

La CSRD introduce anche nuovi standard per la raccolta, la verifica e la comunicazione dei dati, rendendo obbligatorio l’uso di standard europei di reporting di sostenibilità (ESRS). Questi standard, sviluppati dall’European financial reporting advisory group (EFRAG), offrono linee guida per la raccolta di dati comparabili e verificabili, rendendo più facile per gli stakeholder valutare le performance ESG di un’azienda. I dati devono essere non solo accurati, ma anche verificati da un revisore esterno, che ne garantisca l’affidabilità e la completezza. Questo processo di verifica esterna mira a garantire la credibilità delle informazioni e a evitare il fenomeno del greenwashing, in altre parole la presentazione ingannevole delle pratiche aziendali come sostenibili quando in realtà non lo sono. L’obbligo di verificare le informazioni aumenta la fiducia degli stakeholder nei confronti delle aziende, poiché offre una garanzia che i dati pubblicati siano reali e significativi.

L’implementazione della CSRD rappresenta anche l’opportunità per le aziende di sviluppare nuovi modelli di business basati sulla sostenibilità e sulla digitalizzazione. La circular economy, per esempio, beneficia notevolmente delle tecnologie digitali, che facilitano la raccolta e l’elaborazione dei dati necessari per gestire il ciclo di vita dei prodotti, promuovere il riciclo dei materiali e ridurre i rifiuti. Le imprese possono sfruttare queste informazioni per progettare prodotti che durano più a lungo, che siano riparabili o riciclabili, e per adottare modelli di business basati su servizi, come il leasing o il noleggio, piuttosto che sulla vendita di prodotti monouso. Questi modelli sostenibili non solo rispondono alle aspettative normative, ma offrono anche un vantaggio competitivo nel mercato in rapida evoluzione, attirando clienti e investitori sempre più attenti al livello di sostenibilità delle aziende.

La sinergia tra digitalizzazione e sostenibilità ha anche un impatto importante sul lavoro e sulle competenze richieste in ambito aziendale. Le aziende devono investire nella formazione dei dipendenti affinché siano in grado di gestire e utilizzare le nuove tecnologie per la sostenibilità, come i sistemi di monitoraggio ambientale e le piattaforme digitali per la rendicontazione ESG. La creazione di un ambiente di lavoro sostenibile e tecnologicamente avanzato richiede competenze trasversali che uniscono conoscenze in ambito tecnologico e sensibilità sui temi dell’Agenda. 2030. La CSRD, promuovendo la sostenibilità come parte integrante della strategia aziendale, incentiva le imprese a investire in queste competenze, contribuendo così alla creazione di un mercato del lavoro più qualificato e consapevole. La CSRD favorisce un approccio proattivo alla sostenibilità, invitando le imprese a considerare i rischi e le opportunità futuri legati ai cambiamenti climatici, alla scarsità di risorse e alle dinamiche sociali in evoluzione. La CSRD ha inoltre anche un effetto trasformativo sul cambiamento culturale aziendale. La rendicontazione della sostenibilità non è solo un’attività di conformità, ma un’opportunità per promuovere una cultura aziendale orientata alla responsabilità e alla trasparenza. La direttiva spinge le aziende a coinvolgere tutti i livelli dell’organizzazione, dai dirigenti ai dipendenti, nella definizione e nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. La responsabilità condivisa verso gli obiettivi ESG diventa un elemento chiave della cultura aziendale, favorendo una mentalità orientata all’innovazione sostenibile e alla creazione di valore per tutti gli stakeholder. La CSRD trasforma le pratiche di reporting e pone le basi per una gestione aziendale più consapevole e responsabile. Le imprese moderne non possono più limitarsi a considerare il profitto come unico obiettivo, ma devono valutare i propri impatti a 360 gradi, contribuendo alla creazione di un’economia resiliente e sostenibile. Grazie alla CSRD, la sostenibilità diventa una componente centrale della strategia aziendale, trasformando il modo in cui le aziende operano, competono e interagiscono con il mondo.

COME MISURARE IL CAMBIAMENTO

Per molte aziende, conformarsi alla CSRD richiede una revisione profonda dei processi di raccolta dati e di gestione delle informazioni. Le aziende devono implementare sistemi di monitoraggio e controllo che consentano di raccogliere informazioni dettagliate sulle attività aziendali e sulle emissioni lungo la catena del valore. La digitalizzazione gioca un ruolo determinante in questo contesto, poiché tecnologie come i Big Data, l’intelligenza artificiale e l’IoT consentono di monitorare in tempo reale l’uso delle risorse, i consumi energetici e le emissioni di CO2. Attraverso questi strumenti, le imprese possono ottimizzare i propri processi interni, ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza operativa, allineandosi così agli obiettivi di sostenibilità richiesti dalla CSRD. Per esempio, l’IoT applicato alla gestione degli edifici permette di monitorare e regolare in modo intelligente il riscaldamento, l’illuminazione e la ventilazione, riducendo i consumi energetici fino al 30% e migliorando al contempo il comfort ambientale per i lavoratori.

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La Prassi UNI/PdR 147:2023, promossa e sviluppata in Italia dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale rappresenta una guida fondamentale per costruire un ecosistema che vede nella sostenibilità non un obbligo normativo, ma un valore. Infatti, laddove inizialmente questi obiettivi sostenibili possono apparire come vincoli, nel lungo termine si rivelano fattori di crescita e sviluppo. La Prassi UNI/PdR 147:2023 offre un approccio sistematico a questa sfida, introducendo indicatori chiave di prestazione (KPI) specifici per la trasformazione digitale sostenibile e allineati agli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite espressi nell’Agenda 2030. L’adozione di strumenti digitali è essa stessa soggetta a valutazioni di sostenibilità: l’infrastruttura digitale richiede grandi quantità di energia, e molte delle tecnologie innovative, come il cloud computing e l’intelligenza artificiale, hanno un’impronta ecologica non trascurabile.

Di fronte a questa sfida, la Prassi UNI/PdR 147:2023 propone un approccio che integra criteri di sostenibilità nel ciclo di vita dei progetti di trasformazione digitale, valutando il contributo di ciascuna tecnologia rispetto agli SDG e proponendo metriche di misurazione dell’efficienza energetica e dell’impatto sociale. La Prassi UNI/PdR 147:2023 aiuta così a creare un framework operativo per la sostenibilità digitale, trasformando i KPI di sostenibilità in metriche di successo per la strategia aziendale. Questo strumento di misurazione permette alle aziende di determinare se un progetto digitale contribuisce effettivamente agli obiettivi di sostenibilità o se, al contrario, introduce rischi di danno significativo (andando oltre il principio “Do No Significant Harm”).
La CSRD e la Prassi UNI/PdR 147:2023 forniscono le linee guida per misurare e monitorare la sostenibilità di un progetto e di una azienda, incoraggiando l’adozione di tecnologie che ottimizzino l’utilizzo delle risorse e promuovano l’uso di infrastrutture a basso impatto ambientale e l’adozione di pratiche sociali adeguate.

A livello tecnologico uno dei principali ambiti di intervento è sicuramente rappresentato dai data center, che costituiscono il cuore dell’infrastruttura digitale e consumano quantità significative di energia per il funzionamento e il raffreddamento dei server. È fondamentale che le aziende e i provider di cloud computing adottino pratiche avanzate di green data center. Queste includono l’implementazione di sistemi di raffreddamento innovativi, come il raffreddamento a immersione o ad aria esterna, e l’uso di fonti di energia rinnovabile per alimentare le strutture. Gli hyperscaler – grandi provider di servizi cloud come Google, Amazon e Microsoft – stanno già compiendo importanti passi in questa direzione, raggiungendo efficienze energetiche molto elevate grazie a un Power Usage Effectiveness (PUE) ottimizzato, che riduce il consumo per unità di calcolo e ottimizza il raffreddamento in relazione alla domanda.
Analogamente anche le reti di comunicazione costituiscono un altro elemento chiave per la sostenibilità digitale. La proliferazione di dispositivi IoT, il 5G e le reti ad alta velocità richiedono infrastrutture sempre più complesse, con conseguenti aumenti di consumo energetico.

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Oltre agli aspetti hardware, oggi la sostenibilità di una infrastruttura digitale dipende anche dal software che la gestisce. Come evidenziato dalla Prassi UNI/PdR 147:2023, le aziende possono ridurre il consumo energetico delle loro infrastrutture implementando software efficienti dal punto di vista energetico e sostenibili. Strumenti come il GreenIT Index consentono di misurare e migliorare le performance delle applicazioni in termini di sostenibilità, mentre il monitoraggio costante permette di identificare eventuali inefficienze e ottimizzare il consumo di risorse. Grazie a un approccio sustainable by design, le applicazioni possono essere progettate per consumare meno risorse, supportando infrastrutture digitali che riducano l’impronta ecologica complessiva dell’azienda. In questo contesto, l’adozione di pratiche di sustainable coding e la conformità agli standard di sostenibilità promossi da organismi come la Fondazione per la Sostenibilità Digitale diventano elementi essenziali per una gestione responsabile e orientata al futuro.

Un’impresa digitale sostenibile, tuttavia, non si limita a sviluppare software più efficiente dal punto di vista energetico. L’approccio all’infrastruttura sostenibile non può inoltre prescindere dalla gestione dei dati in modo efficiente. La crescita esponenziale dei dati digitali ha reso necessaria una gestione intelligente che riduca al minimo l’archiviazione eccessiva e il consumo associato. Le strategie di data lifecycle management permettono alle imprese di eliminare i dati non necessari, riducendo lo spazio di archiviazione e il consumo di energia. Inoltre, l’adozione di sistemi di cold storage, che archiviano i dati meno utilizzati su supporti a basso consumo, contribuisce a limitare l’impatto ambientale dei data center e a migliorare l’efficienza operativa. Grazie a queste soluzioni, le aziende possono ridurre il volume di dati attivi nei server principali, limitando il consumo energetico delle operazioni di calcolo e storage. La sostenibilità digitale implica anche una gestione responsabile dei dati, una progettazione etica degli algoritmi e un approccio inclusivo alla tecnologia. Le aziende responsabili adottano strategie che minimizzano i rischi di bias algoritmico e promuovono la trasparenza e l’accessibilità delle soluzioni digitali. Nel caso dell’intelligenza artificiale, per esempio, una gestione responsabile richiede che i modelli algoritmici siano progettati e addestrati su dataset equi e rappresentativi per evitare discriminazioni o distorsioni nei risultati. Per questo motivo, la Prassi UNI/PdR 147:2023 e la CSRD incentivano l’adozione di KPI specifici per monitorare non solo le performance ambientali del software, ma anche l’impatto sociale e l’equità dell’intelligenza artificiale e delle altre tecnologie digitali adottate.

Infine, il cammino verso un’infrastruttura digitale sostenibile richiede un cambio di mentalità e una cultura aziendale orientata alla sostenibilità. La sensibilizzazione e la formazione dei dipendenti, insieme a una governance responsabile, sono elementi essenziali per promuovere pratiche sostenibili all’interno dell’organizzazione. La CSRD incoraggia le aziende a integrare la sostenibilità come parte centrale della propria strategia aziendale, sviluppando policy interne che incentivino l’uso responsabile delle risorse digitali e promuovano il miglioramento continuo delle infrastrutture.

Anche la collaborazione con i fornitori è fondamentale, poiché un’infrastruttura sostenibile richiede l’allineamento di tutta la catena di fornitura agli standard ecologici e sociali. Le aziende digitalmente responsabili si impegnano sempre più frequentemente in pratiche di procurement sostenibile con i propri fornitori di tecnologia. Questo significa selezionare partner e fornitori in base all’adozione di standard simili di sostenibilità, garantendo che l’intera catena di fornitura rispetti criteri ambientali e sociali.

La CSRD incoraggia le imprese a verificare la sostenibilità economica e ambientale dei propri fornitori di software e infrastrutture digitali, contribuendo così a creare un ecosistema tecnologico responsabile e consapevole. Molte aziende stanno già integrando clausole di sostenibilità nei contratti con i fornitori per assicurarsi che anche le tecnologie acquistate o licenziate rispettino gli standard di efficienza e trasparenza richiesti dalle normative europee, così come si stanno ipotizzando certificazioni ad hoc.

OBIETTIVO E LEVA STRATEGICA

La creazione di un’impresa digitale responsabile e sostenibile richiede un approccio olistico, che includa non solo l’adozione di infrastrutture e lo sviluppo di software efficiente e a basso impatto, ma anche una gestione etica e trasparente delle tecnologie adottate. L’adozione di standard di sostenibilità hardware e software, nonché la conformità a normative quali la CSRD e l’adozione di prassi di riferimento quali la UNI/PdR 147:2023, permettono di costruire un’impresa che sia non solo competitiva, ma anche consapevole del proprio ruolo nel contribuire a un futuro più sostenibile. La sostenibilità diventa così non solo un obiettivo, ma una leva strategica per distinguersi e per guidare il cambiamento verso una società che valorizzi l’innovazione responsabile e il rispetto per l’ambiente e la collettività. La sostenibilità digitale non è quindi solo una responsabilità ma anche una straordinaria opportunità di innovazione per le imprese. Le aziende che saranno in grado di combinare tecnologie avanzate, normative e pratiche sostenibili potranno costruire un futuro in cui la sostenibilità e il digitale saranno i due pilastri portanti del business.