Officine Maccaferri, l’IT come driver strategico

Officine Maccaferri, l’IT come driver strategico

One Company, il piano di sviluppo che centralizzata e unifica i processi globali per proiettarsi in avanti

Un’azienda con 145 anni di storia (nel settore dell’ingegneria civile e ambientale), con una presenza commerciale in oltre 130 paesi del mondo e con più di tremila persone in organico può sottovalutare l’importanza dell’apporto assicurato dagli strumenti digitali? Difficile, se non impossibile. In Officine Maccaferri, leader mondiale di soluzioni ingegneristiche avanzate per i mercati delle costruzioni civili e ambientali, la vocazione a innovare non è mai mancata e neppure quella di fare buon uso delle tecnologie informatiche.

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«L’IT gioca una parte importante nelle strategie di sviluppo aziendali» – conferma Raffaele Frattini, group IT director. «Oggi Officine Maccaferri è impegnata in un ambizioso piano di sviluppo proiettato al futuro, il progetto One Company, che introduce un’evoluzione significativa nei processi e si dirama in diverse iniziative, coinvolgendo tutte le funzioni aziendali. Uno degli obiettivi principali è la creazione di una piattaforma unificata in grado di supportare da una parte la gestione operativa centralizzata e standardizzata in tutte le sedi produttive e commerciali e dall’altra di sostenere il percorso di crescita dell’azienda, coinvolgendo tutti i dipendenti». Un progetto ambizioso, insomma, che riflette del resto un Dna aziendale votato al mettersi alla prova con nuove sfide e alla ricerca costante di opportunità per proiettarsi in avanti, senza condizionamenti di nessun tipo. Anche in chiave informatica.

«L’IT – aggiunge Frattini – è il fattore abilitante e il punto di partenza per ridisegnare l’azienda e i suoi modelli di business in uno scenario più complesso. Per questo motivo è direttamente coinvolto in tutte le nuove progettualità, a stretto contatto con tutti i dipartimenti, tramite l’adozione delle tecnologie più innovative, dal cloud computing all’intelligenza artificiale. Sono convinto che l’attitudine al cambiamento di chi gestisce la tecnologia in azienda e la porta dentro i processi deve essere ancora più dinamica e deve poter prendere direzioni diverse, adattandosi alla discontinuità e perseguendo l’obiettivo di aiutare il business a raggiungere i risultati prefissati in termini di innovazione ed efficienza produttiva». L’IT, in altre parole, diventa un driver strategico di sviluppo dell’organizzazione, che si traduce nell’adozione di reti cablate sicure e nella realizzazione di un cloud privato all’interno del proprio data center e che trova esecuzione nei sistemi replicati di disaster recovery, nelle procedure di configurazione standardizzate di tutti i dispositivi aziendali e nel controllo degli accessi ai servizi informatici gestito attraverso un’unica digital identity authority.

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Un approccio olistico che risulta essenziale per garantire una governance uniforme e una maggiore sicurezza dei dati e degli asset aziendali per tutto il gruppo, oltre che per “avvicinare” gli utenti attivi nelle diverse geografie, offrendogli un ambiente di lavoro digitale unico e che rispecchi fedelmente la visione “One Company”. E poi, non in ultimo, per avvicinare al mondo Maccaferri gli stakeholder e le nuove generazioni di talenti ci sono le tecnologie innovative basate sull’intelligenza artificiale o sulla realtà aumentata. «L’AI – ha concluso Frattini – è un must, dobbiamo adottarla per non rischiare di rimanere indietro e il ruolo dell’IT in questa sfida è quello di introdurla in azienda in modo corretto e pragmatico, gestendone lo sviluppo».


Stand-up! Dal posizionamento alla presa di posizione

«I piani industriali delle aziende stanno diventando sempre più agili e adattabili: l’evoluzione delle priorità e dei contesti richiede risposte rapide e strategie flessibili. Se vogliamo continuare a guidare l’innovazione nelle nostre aziende, anche l’IT deve essere in grado di modificare il proprio approccio, quando serve, per adattarsi al cambiamento. Dobbiamo pianificare, ma essere pronti a virare su altre priorità, lavorare in maniera strutturata ma agile, altrimenti il rischio è che l’innovazione venga fatta senza di noi, con tutti i rischi che ne conseguono. Perché adottare l’AI in azienda? Non abbiamo alternative. Ignorare l’intelligenza artificiale sarebbe come partecipare a una gara di motociclette, presentandoci in bicicletta. Con il risultato non solo di restare indietro, ma di non essere nemmeno in gara. Il punto è chiaro: l’AI è un alleato potente, ma va integrato con criterio. Usiamola per semplificare, per risparmiare tempo e migliorare i risultati, senza perdere di vista l’obiettivo finale: lavorare meglio».