Arvedi, la sfida della trasformazione digitale e resiliente nel settore siderurgico
Prendiamo il Gruppo Arvedi, importante realtà siderurgica italiana con circa 6500 dipendenti e un fatturato superiore ai 6,5 miliardi di euro, che si trova ad affrontare l’esigenza di trasformarsi da classica impresa industriale in un’organizzazione flessibile e digitalizzata. Da dove inizia questo percorso, che non può prescindere – per essere di successo – da un dialogo costante e proattivo con gli stakeholder interni? La risposta di Omar Moser, head of transformation di Arvedi, sta proprio nel cercare di raggiungere quello stato di resilienza che è alla base del processo di cambiamento e della capacità di essere pronti ad affrontare le sfide della competizione globale. Ma come si diventa un’azienda resiliente? Il percorso segue due vie fra loro convergenti, che rispondono alla necessità di investimenti mirati in tecnologie e processi, e di interventi evolutivi su diversi altri ambiti: organizzativo, infrastrutturale, applicativo e funzionale. Da una parte un preciso orientamento sulle competenze e dall’altra il supporto dell’IT che assume un ruolo centrale per proteggere le componenti critiche dell’organizzazione.
«La sicurezza ha un costo, non può essere altrimenti» – spiega Moser. «Lo sviluppo delle competenze è parte integrante di questo percorso. Come azienda stiamo lavorando per una cybersecurity non di tipo reattivo ma che sappia generare valore aggiunto e garantire un livello di protezione tale da salvaguardare la sostenibilità operativa, sostenendo un governo molto spinto sull’automazione dei processi e il controllo dell’identità». Una visione chiara ed estremamente focalizzata quella di Arvedi, che considera la compliance un facilitatore – non un ostacolo e neppure l’obiettivo finale – della capacità di essere “ready-to-business” e che parte dalla consapevolezza di dover adottare un approccio diverso anche alla sicurezza.
Essere “ready-to-business” significa, in termini concreti, adottare un’architettura IT moderna, supportata da soluzioni innovative che aumentano l’efficienza – come il progetto ArIA, che punta su un approccio human centric per l’uso dell’intelligenza artificiale – e da una gestione più razionale delle risorse in grado di abilitare l’azienda a operare in modo dinamico. Ma significa anche essere resilienti, e quindi avere la certezza che, anche in caso di eventi imprevisti, l’organizzazione possa continuare a lavorare senza compromessi.
«La cybersecurity – conclude Moser – non è più solo misura di protezione passiva, ma elemento strategico per ridurre la superficie da proteggere, minimizzando gli accessi ai dati critici e permettendo di essere resiliente di fronte a potenziali incidenti o malfunzionamenti». L’obiettivo che sta perseguendo Arvedi è di trasformare l’Information technology in un vero partner strategico per il business, implementando una gestione olistica e integrata della sicurezza informatica. Per raggiungere questo obiettivo, si è resa necessaria una riorganizzazione della funzione IT di Gruppo, adottando un modello olonico. Questo approccio ha previsto una mappatura accurata delle competenze e il loro utilizzo strategico all’interno di una struttura in cui l’IT è orientata ad assumere un ruolo centrale di orchestrazione. Un approccio virtuoso a cui fare riferimento, insomma, ma per il quale è essenziale un programma di aggiornamento continuo.
Stand-up! Dal posizionamento alla presa di posizione
«Fare Business Model Innovation facendo leva sulla Digital Innovation nel mondo della siderurgia di un’azienda “incumbent”, quindi molto tradizionale, radicata sul territorio con le proprie caratteristiche organizzative e di processo che l’hanno resa di successo, è un esercizio particolarmente complesso. Di norma le società tradizionali fanno fatica ad introdurre una vera e propria strategia di innovazione perché prediligono un approccio follower piuttosto che disruptive, più tipico delle startup. Trovare un metodo strutturato per sviluppare un approccio open mind è la chiave per una trasformazione che possa essere sostenibile. Non esiste una ricetta di sicuro successo. Ogni azienda ha le proprie peculiarità. Però nel tempo ho maturato l’idea che sia essenziale sviluppare come primo passo uno Strategic Memorandum che comprenda una chiara visione abbinata alla strategia del percorso che si vuole percorrere. Un programma che comprenda i vari aspetti tecnologici e organizzativi, allineati al contesto. Ci vuole inoltre una certa dose di coraggio e, perché no, anche un pizzico di fortuna, soprattutto per rispettare le milestone e per il takt time di progetto».