Competenze, know-how e investimenti a lungo termine. La sicurezza informatica e l’innovazione non sono costi, ma investimenti strategici per il futuro
La Divisione Aerea di Sperimentazione Aeronautica e Spaziale (DASAS) nasce l’8 marzo 2021 per affrontare – con metodologie interdisciplinari e in sinergia con le eccellenze aeronautiche nazionali e internazionali – le attività di studio, sperimentazione, collaudo, valutazione tecnico-operativa e supporto alla ricerca dei nuovi sistemi d’arma aeronautici, anche a beneficio di altre Forze Armate e Corpi Armati dello Stato. Dopo aver guidato per due anni la DASAS, il Generale di Divisione Aerea Alessandro De Lorenzo, è attualmente Comandante delle Forze per la Mobilità e il Supporto (CFMS).
L’Italia vanta una lunga tradizione nelle attività di ricerca e sperimentazione. Il volo umano su un mezzo più pesante dell’aria è uno dei traguardi più significativi della storia dell’innovazione. «Quando i fratelli Wright riuscirono a far decollare il loro aereo, il Flyer I, per 12 secondi e 36 metri di volo, probabilmente non immaginavano che questo primo successo avrebbe dato inizio a una rivoluzione tecnologica. In appena 120 anni, l’umanità è passata da velivoli rudimentali fatti di legno e tela a jet supersonici, satelliti, e persino viaggi spaziali privati per scopi turistici» – spiega il Gen. D.A. De Lorenzo.
L’evoluzione è stata accelerata dalla capacità di combinare scoperte tecnologiche in vari campi. La trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica non possono essere considerate in modo isolato. La geopolitica e il digitale sono dimensioni interconnesse. «Il progresso non è solo un obiettivo, ma una responsabilità condivisa» – spiega il Generale De Lorenzo, sottolineando l’importanza di un approccio integrato e interdisciplinare: «La vera sfida del nostro tempo è unire competenze, know-how e risorse per affrontare le complessità di un mondo in rapida evoluzione. La sicurezza e l’innovazione non sono costi, ma investimenti strategici per il futuro».
Il prossimo passo evolutivo
L’integrazione di tecnologie intelligenti ha permesso di ridurre al minimo l’errore umano, migliorando la precisione e la sicurezza dei voli. «Oggi – spiega il Generale – ci troviamo di fronte a un nuovo paradigma: l’automatismo avanzato. Gli assetti aeronautici moderni sono progettati per reagire automaticamente. Ma l’intelligenza artificiale rappresenta una nuova frontiera: un potenziamento dell’automatismo che deve rimanere sotto controllo umano». Gli aeromobili moderni, come gli Airbus o i Boeing, sono equipaggiati con sistemi Fly-by-wire: «I comandi del pilota non agiscono direttamente sulle superfici di controllo, ma vengono interpretati da computer. Questi sistemi valutano le intenzioni del pilota e intervengono per evitare manovre che possano mettere a rischio il velivolo». Un concetto chiave espresso dal Generale è quello della sicurezza come investimento strategico. «Ogni oggetto connesso è un potenziale bersaglio» – avverte il Generale De Lorenzo, richiamando l’attenzione sull’estensione del perimetro di difesa in un mondo sempre più digitalizzato. «Gli aerei moderni sono completamente gestiti da software.
Se qualcuno accede a quel software, può controllare l’intero velivolo. È per questo che la sicurezza informatica non è solo una priorità, ma una necessità strategica». Per il Generale, la cultura della sicurezza deve essere parte integrante di ogni livello decisionale. «Ogni azienda dovrebbe chiedersi: quali sono i miei beni più preziosi e come posso proteggerli. Difendere questi asset significa non solo prevenire danni economici, ma garantire continuità operativa e proteggere informazioni strategiche». L’adozione di un approccio proattivo alla cybersecurity – come suggerito dal Generale – non riguarda solo le tecnologie, ma anche la cultura aziendale. «Le organizzazioni devono educare il proprio personale sui rischi e implementare soluzioni che proteggano i dati e le infrastrutture critiche».
L’innovazione come capacità di sperimentare
L’intelligenza artificiale rappresenta una svolta epocale. «Non dobbiamo temerla, ma utilizzarla come strumento per liberarci dalle attività tattiche e dedicarci a quelle strategiche. L’AI può diventare un “copilota” che ci aiuta a prevedere, prevenire e migliorare i nostri processi decisionali». La visione del Generale De Lorenzo sull’AI è ottimista: «Immaginate un sistema che apprende le vostre abitudini quotidiane e vi supporta in ogni aspetto, come ricordarvi di prendere le chiavi di casa o prevedere risultati attesi basandosi sui vostri schemi di comportamento. Questa non è fantascienza, è il futuro imminente». Non si tratta solo di rendere i sistemi più automatizzati, ma di introdurre capacità di autoapprendimento che permettano agli aerei e ad altri sistemi di adattarsi in tempo reale alle condizioni in cambiamento, migliorando ulteriormente la sicurezza e l’efficienza. Quando si parla di innovazione – il Generale De Lorenzo – evidenzia l’importanza di un approccio strategico e lungimirante: «Nel settore Aerospaziale e della Difesa, lavoriamo con una visione a vent’anni. Questo significa investire oggi in tecnologie che daranno frutti solo nel futuro. Per innovare, è essenziale avere uno sguardo a lungo termine, un approccio che non tutti i settori sono disposti ad adottare. Lo sviluppo di sistemi ipersonici è un esempio concreto. Immaginate voli che collegano Europa e Stati Uniti in meno di un’ora: questo non è solo un’aspirazione, ma un obiettivo che richiede un’enorme capacità di anticipare il futuro».
Stand up! Dal posizionamento alla presa di posizione
«C’era un tempo, non troppo lontano, in cui lo “stand up” era parte integrante dell’addestramento piloti. Ti alzavi, in piedi davanti agli altri, e ti veniva posta una domanda diretta, senza preavviso: «C’è un’emergenza in volo. L’aereo ha questo problema. Che fai»? In quel momento non potevi vacillare. Dovevi ricordare tutto: i sistemi collegati, le emergenze possibili, le procedure precise. Un aereo in volo non accosta per fare una pausa. Deve tornare a terra in totale sicurezza. Oggi, lo stand up piloti sta diventando superfluo. Gli aerei moderni risolvono molte avarie in autonomo. Se c’è un’emergenza, lo sanno prima di te. Hanno sistemi complessi, programmati per risolvere i problemi senza bisogno di un intervento umano immediato. Abbiamo perso qualcosa? Forse sì. Quella conoscenza profonda dei sistemi, quel legame quasi intimo tra l’uomo e la macchina. I piloti di oggi non hanno più bisogno di sapere ogni dettaglio tecnico. Ma in cambio, hanno guadagnato tempo per la gestione strategica dei sistemi. Gli automatismi, un giorno, diventeranno sistemi di autoapprendimento. Forse, arriverà il momento in cui non solo gestiranno le emergenze, ma ci diranno anche come evitarle prima che accadano. Saranno lì, come alleati silenziosi, a darci più spazio per concentrarci su quello che conta davvero: la strategia, la visione, il futuro».