Manifesto della complessità e viaggio multidisciplinare nel disordine creativo. L’imprevedibilità e l’incertezza come materiali grezzi da plasmare
Disordine, velocità e incertezza mettono a dura prova la capacità dei manager di prevedere, adattarsi e rispondere al cambiamento. Giuseppe (Beppe) Carrella, CEO e docente universitario, e Fabio Degli Esposti, veterano dell’IT, firmano a quattro mani il loro ultimo lavoro, “La bottega del caos” (GoWare, 2024), proponendo un viaggio quasi iniziatico nella complessità come motore di innovazione e crescita. Con la prefazione di Giulio Sapelli e il prezioso contributo grafico delle illustrazioni di Fabio Ferrari, il libro si sviluppa come un percorso che unisce teoria e pratica. Più di un manuale d’impresa, più di una mappa concettuale, ma una scalata a mani nude sulle montagne dell’imprevedibilità. Secondo Carrella e Degli Esposti, il caos non è confusione, ma uno schema complesso che sfida le nostre capacità di comprensione e controllo e che spesso nasconde un ordine sottostante non immediatamente visibile, come nei sistemi complessi, dove piccole variazioni iniziali possono generare effetti significativi e imprevedibili.
Leadership e cambiamento
Associata al caos, la “bottega” diventa metafora di uno spazio in cui il disordine creativo viene valorizzato: un laboratorio in cui l’imprevedibilità e l’incertezza sono affrontate come materiali grezzi da plasmare. Il caos è forza propulsiva che stimola l’ingegno e sfida limiti, luoghi comuni e scorciatoie di pensiero. Nella “Bottega del Caos” si esplora, si riflette e si crea partendo dall’apparente disordine per trovare nuove connessioni e prospettive. Uno spazio ideale e concettuale dove il caos, solitamente percepito come negativo, diventa strumento per innovare, imparare e trasformare, dove il sapere non è solo trasmesso, ma anche modellato e rielaborato attraverso il confronto e l’esperienza. Uno dei temi centrali del libro è la gestione del caos per i leader aziendali alle prese con le sfide della trasformazione digitale, della transizione energetica e della sostenibilità. Gli autori analizzano modelli e strategie di leadership non convenzionali, sottolineando come i manager debbano abbandonare le rigide strutture gerarchiche per adottare un approccio più fluido e adattabile. Un esempio affascinante è il confronto tra complessità e integrazione: mentre l’integrazione richiede soluzioni tecniche, la complessità richiede visione e intuizione. Il caos non può essere controllato ma compreso, e questa comprensione è la chiave per guidare le organizzazioni nel sentiero stretto della trasformazione dei modelli di business.
L’arte del caos, il rock come metafora
Un aspetto distintivo sottolineato da Fabio Degli Esposti è il modo in cui arte e cultura si intrecciano al management. La musica rock, con la sua capacità di rompere schemi e sperimentare, diventa metafora potente per affrontare l’incertezza. Tra gli schizzi di Jackson Pollock e i suoni elettronici di Captain Beefheart, pseudonimo di Don Van Vlie, amico d’infanzia di Frank Zappa, il pensiero diventa azione attraverso insights analitici in grado di recuperare anche la componente istintiva per svelare nuove trame. «Il caos è una realtà con cui dobbiamo confrontarci» – spiega Degli Esposti. «Non è più possibile ignorarlo, soprattutto nel mondo della tecnologia e dell’innovazione. Come potete immaginare scrivere un libro con Beppe Carrella è già un’esperienza caotica». Che si tratti di gestire il rischio, adottare decisioni etiche o sfruttare il potenziale delle tecnologie emergenti, “La Bottega del Caos” è un invito a trasformare il disordine in risorsa. «Nel caos si nasconde il vero potenziale» – afferma Beppe Carrella. «La proprietà emergente che si manifesta solo quando riusciamo a rompere gli schemi prestabiliti e scoprire ciò che ancora non riusciamo a vedere». E qui la riflessione sul caos si intreccia con un’analisi critica del management moderno. «Le organizzazioni devono smettere di rincorrere le mode del momento» – sostiene Degli Esposti. «L’approccio tradizionale, con i suoi Gantt e le checklist, non è più sufficiente. Bisogna ripensare radicalmente il modo in cui si gestiscono persone, processi e innovazione». Carrella aggiunge che l’equilibrio, spesso idealizzato come meta, è in realtà una condizione precaria e instabile: «La stabilità è un’illusione. La normalità è il cambiamento continuo».
Il caos come infrastruttura
«I talenti non esistono» – afferma provocatoriamente Carrella. «Non si è talenti per sempre. Cercare il talento senza creare l’ambiente che lo valorizza e lo fa crescere è uno spreco». Le aziende, invece di focalizzarsi su competenze predefinite, dovrebbero adottare un approccio che riconosca e amplifichi le differenze, accettando che siano queste scintille a generare innovazione. Degli Esposti sottolinea che questo cambiamento richiede manager capaci di guidare la trasformazione continua. «Non è un processo facile, ma è indispensabile. Il caos deve essere visto come una nuova infrastruttura concettuale, un elemento su cui costruire le organizzazioni del futuro».
La sfida dell’intelligenza artificiale
Anche l’intelligenza artificiale è interpretata dagli autori come una proprietà emergente del caos. Carrella critica l’approccio occidentalocentrico, influenzato da pregiudizi culturali e limitato da visioni parziali. «Stiamo addestrando l’AI con i nostri bias» – avverte Carrella, evidenziando il rischio di isolare pezzi di realtà ignorando il contesto globale. La “Bottega del caos” è un invito a rivedere le nostre certezze e a considerare il disordine come un alleato e non un nemico. «Dove tutti vedono un vortice di polvere, noi vediamo un fruscio di ragazze a un ballo di tanti anni fa» – concludono gli autori, parafrasando la ballata del Suonatore Jones di Fabrizio De André. E forse, è proprio questa la chiave per trasformare il caos in una nuova forma di equilibrio dinamico.
Stand-up! Dal posizionamento alla presa di posizione
«Complicato e complesso suonano simili, ma racchiudono universi opposti. Complicato, per esempio, è fare l’amore. Un processo macchinoso, dove ogni dettaglio può fare la differenza: dall’atmosfera alle emozioni, dai tempi perfetti ai gesti giusti. È un’arte tecnica, quasi ingegneristica. La complessità, invece? La complessità è l’orgasmo: una forza travolgente, imprevedibile, più cerchi di forzarlo, più sembra allontanarsi. È l’esistenza che non si lascia controllare. Ecco il punto: vivere nella complessità non significa pianificare tutto, ma lasciarsi attraversare. Se ti concentri troppo sui dettagli, rischi di perdere la visione d’insieme. Se guardi solo il tutto, perdi la bellezza dei particolari. La complessità è un gioco sottile, un equilibrio instabile tra il tutto e il particolare. È il mondo in cui viviamo, un mondo che non chiede di essere risolto, ma abbracciato».
Giuseppe (Beppe) Carrella partner di BCLAB
«Per molti anni i CIO sono stati cintura nera di lamentele: “Non ho budget, non mi danno risorse, non mi fanno sedere al tavolo delle decisioni”. E poi, quando finalmente ci hanno fatto sedere a quel tavolo, ci siamo lamentati ancora, perché venivamo considerati come semplici esecutori, esclusi dal processo decisionale vero e proprio. Adesso è arrivato il momento di una svolta. Anzi, è il momento di accettare una sfida entusiasmante: ridare significato al nostro ruolo. Dobbiamo rimboccarci le maniche e dimostrare di essere all’altezza di questa missione. Dobbiamo essere coloro che sanno spiegare come sfruttare l’intelligenza artificiale, come guidare l’innovazione per trasformare davvero le aziende. Perché se non lo facciamo, rischiamo di rimanere intrappolati in un tunnel senza uscita. Questa è la nostra occasione di essere protagonisti e leader del cambiamento».
Fabio Degli Esposti ICT & Strategy published author