Senza una strategia europea, il settore metallurgico rischia il tracollo. Sotto pressione la filiera delle PMI
La transizione energetica, la trasformazione digitale sostenibile e la competitività delle aziende sono legate a doppio filo. Assunto noto. Meno – per i non addetti ai lavori – è lo stato di difficoltà e di incertezza del settore metallurgico, che non è assolutamente superato (per quanto le previsioni di crescita restino in prospettiva positive, anche se riviste al ribasso) e si estende sempre più dentro all’attività di impresa, bloccandone i piani di sviluppo. Lo scenario in cui opera il Gruppo Forelli è proprio questo e Loretta Forelli, che dell’azienda bresciana fondata nel 1925 e specializzata nella raffinazione di leghe con base rame è amministratore unico, ha le idee molto chiare su quelle che potrebbero essere le soluzioni per invertire la tendenza. I dossier sul tavolo sono parecchi: il costo dell’energia elettrica, le competenze, gli investimenti nelle rinnovabili, la digitalizzazione come strada maestra per recuperare efficienza e ridurre i costi operativi. «Il settore ha avuto un 2021 e un 2022 straordinari, seguiti da un 2023 e un 2024 in caduta. Forse non basta più mettere sul tavolo quella fantasia creativa che le aziende italiane sono solite dimostrare di avere per affrontare le difficoltà. La situazione dell’industria metallurgica è grave e colpisce soprattutto le medie e piccole imprese. Le difficoltà a livello di supply chain e volatilità delle Borse imputabili alle guerre russo-ucraina e israelo-palestinese sono oggettive e generano pressione su un sistema che già ha pagato dazio in termini di competitività al rincaro dei costi energetici». Parlare di sostenibilità – secondo Loretta Forelli, è quindi difficile in un momento storico in cui si corre il rischio che l’Italia rimanga pericolosamente “una bella addormentata nel bosco” e in cui la produttività è a forte rischio. Il sistema delle PMI, in particolare, è in sofferenza e questa è una partita assai sfidante che si gioca su più livelli, dal sostegno economico alle imprese al problema demografico fino alla necessità di fusioni-acquisizioni per fare scala. «Vi sono elementi – aggiunge Forelli – che potrebbero innescare una nuova spirale negativa dopo che negli ultimi due anni gli indicatori macroeconomici del settore sono peggiorati. Cina, Russia e India ci sottraggono metalli e materie prime e senza una vera strategia europea l’industria metallurgica rischia il tracollo». Un cambio di direzione è quindi necessario, oltre che non procrastinabile, e nessuno ha ovviamente la classica bacchetta magica. Cosa fare? A precisa domanda, la risposta di Forelli non è certo povera di spunti e suggerimenti. «Le imprese devono fare molte cose, ma non so se avranno la forza per farlo. L’aggiornamento della normativa europea sulle materie prime critiche costituisce sicuramente una base per rafforzare la sicurezza informatica e la resilienza delle catene di approvvigionamento. L’incertezza è il nemico numero uno degli investimenti e la senescenza europea è paragonabile alla decadenza classica. Dobbiamo trovare il modo di accelerare nel processo di trasformazione, facendo formazione, partendo proprio dagli imprenditori ed estendendola a tutti i dipendenti. E in azienda devono aumentare le quote rosa». Detto da una donna che a trent’anni ha dovuto assumere, in seguito a un grave lutto familiare, la direzione di un’impresa con quasi un secolo di storia industriale alle spalle è il caso di credere che sia una soluzione da prendere in considerazione.
Stand-up! Dal posizionamento alla presa di posizione
«In Europa, probabilmente sono l’unica donna a guidare una fonderia. Non era nei miei piani. La strada per arrivarci è stata tutt’altro che semplice. A 30 anni ho perso tutta la famiglia in un incidente stradale. Mi sono ritrovata sola, con una fonderia “decapitata” e un futuro incerto. Non ero preparata: mi ero laureata in lingue e giornalismo, e avevo sposato un medico, lontano dalle logiche della cultura di impresa. Mi sono trovata davanti a una scelta: chiudere una storia di tre generazioni o raccogliere la sfida. Ho scelto la seconda strada, quella più difficile. Entrare in un mondo dove non c’erano donne, dove io stessa non ero nemmeno prevista nell’asse ereditario. È stata una battaglia a ogni passo. Ma ho deciso di trasformare la sfida in un’opportunità. Oggi, il mio ufficio è popolato di giovani donne, brillanti e determinate che hanno portato intuizioni fresche e una visione nuova. Non mi definisco femminista, ma credo che il valore delle donne debba essere riconosciuto e incoraggiato».