Nonostante la spinta normativa, parlare di sostenibilità è molto più facile che metterla in pratica. Le aziende ICT italiane, più virtuose rispetto ad altri settori per livello di sustainability engagement, ma solo il 20% considera la sostenibilità una priorità strategica, creando nuove funzioni o coinvolgendo direttamente il top management. E soltanto il 3% delle figure apicali è costituito da donne.
Considerata l’attenzione alla parità di genere e alla diversità, persistono differenze di trattamento tra lavoratori e lavoratrici. Soprattutto a livello retributivo, con una azienda su quattro che dichiara che gli stipendi medi femminili sono ancora inferiori a quelli maschili. I dati emergono dalla Classifica Top100 dell’ICT Sostenibile di Data Manager realizzata in collaborazione con BVA Doxa che quest’anno ha messo a sistema fatturato, sostenibilità, parità di genere e capacità di attrarre e trattenere i talenti. Perché la sostenibilità non è una somma di componenti indipendenti, ma un intreccio dinamico di fattori che devono essere considerati in un’ottica di rete, dove ogni nodo ha una correlazione diretta con gli altri e produce un effetto sinergico.
Se la sostenibilità è un framework complesso che può essere rappresentato come una rete di elementi interdipendenti che si influenzano reciprocamente, generando un sistema integrato, allora ogni azione – e ogni omissione per inerzia o scelta consapevole – deve essere valutata non solo per il suo impatto diretto, ma anche per le conseguenze che genera sugli altri nodi della rete.
Le aziende che hanno rimandato al mittente l’invito a partecipare all’edizione 2024 della Classifica Top100, o che hanno scelto legittimamente di autoescludersi, hanno commesso l’errore di considerare ancora la sostenibilità come un fatto solo interno. Questo è il punto di partenza del problema. Quando le aziende trattano la sostenibilità come una questione interna, trascurano il contesto esterno e le aspettative degli stakeholder, riducendo la sostenibilità a uno slogan autoreferenziale. La sostenibilità invece richiede un approccio sistemico e relazionale. Le aziende operano in un ecosistema di stakeholder – clienti, investitori, comunità, istituzioni – che ne valutano l’impatto non solo per le azioni intraprese, ma anche per la coerenza e la trasparenza delle loro pratiche. Quando un’azienda sottovaluta l’interconnessione con gli stakeholder e cerca di “apparire sostenibile” senza un reale impegno, si genera una distorsione che mina la fiducia e danneggia la credibilità aziendale, rompendo il delicato equilibrio tra azioni interne e percezioni esterne.
Adottare il concetto di rete per analizzare la performance aziendale permette di superare la visione frammentata. Solo riconoscendo le connessioni tra i diversi elementi – ambientali, sociali, di governance – è possibile costruire un nuovo modello di sviluppo aziendale, capace di generare valore. In definitiva, la sostenibilità aziendale non è una destinazione, ma una rete viva, dove ogni nodo influenza e viene influenzato dagli altri, richiedendo un continuo equilibrio dinamico.
Il fatturato è senza dubbio un indicatore rilevante, ma non sufficiente a offrire una visione completa dell’efficienza del modello di business, che per essere tale deve essere prima di tutto sostenibile. Un’azienda che vuole guardare avanti deve considerare il capitale umano come l’elemento centrale della propria strategia. Un ambiente di lavoro inclusivo, che riconosce e premia le competenze e i talenti di ogni individuo, non solo migliora il clima aziendale ma stimola anche l’innovazione, rendendo l’organizzazione più competitiva. Le aziende più innovative sono quelle che riescono a conciliare inclusione, parità di genere, formazione continua e percorsi di carriera chiari, mettendo il benessere dei dipendenti al centro del proprio modello organizzativo.
Investire in programmi di sviluppo personalizzati e in politiche che promuovono la diversità e l’equità non è solo un impegno etico, ma una scelta strategica. Creare un contesto in cui i dipendenti si sentano apprezzati, motivati e sostenuti significa non solo attrarre nuovi talenti ma trasformarli nell’energia più potente per il futuro dell’azienda.
La classifica integrale “La TOP 100 dell’ICT sostenibile” è consultabile a partire da qui