Come passare da un modello tradizionale di sicurezza on-premise a un approccio rivolto al cloud
Negli ultimi dieci anni il nostro modo di lavorare è cambiato radicalmente. «Le applicazioni non risiedono più all’interno del perimetro aziendale, ma “galleggiano” tra diverse soluzioni. Abbiamo visto questo fenomeno evolversi, dalla posta elettronica al CRM, fino ai database. Ma il cambiamento non si è fermato qui: negli ultimi cinque anni, gli utenti si connettono sempre più da remoto, utilizzando dispositivi aziendali e personali.
Tutto ciò ha rivoluzionato il modo di proteggere i dati. Anche il traffico web ha subito una trasformazione: oltre l’80% oggi è crittografato. Questi cambiamenti ci spingono a rivedere le modalità di protezione, partendo da presupposti completamente nuovi. Inoltre, le minacce si sono evolute: gli attaccanti adottano tecniche sempre più sofisticate e si avvalgono di tecnologie come l’intelligenza artificiale per portare a termine i loro attacchi. L’adozione del paradigma SASE non è più una scelta opzionale, ma una necessità. È il passo fondamentale per passare da un modello tradizionale di sicurezza on-premise a un approccio più avanzato, rivolto al cloud, il luogo in cui risiedono i nostri dati, a cui accediamo e da cui arrivano le maggiori minacce». A dirlo è Alberto Filisetti, country manager di Netskope, leader globale nel settore della sicurezza informatica, specializzato in soluzioni di Secure Access Service Edge (SASE).
Per quanto riguarda, in particolare, l’adozione del modello SASE nel mercato italiano, è interessante notare, secondo Filisetti, «come questo acronimo sia ormai sulla bocca di tutti. In tanti ne parlano, ma pochi sanno davvero cosa significhi. In realtà, l’obiettivo del SASE è mettere a disposizione uno strumento che affronti le sfide di sicurezza di oggi e di domani, ma soprattutto deve essere in grado di migliorare i processi aziendali e di ridurre i costi. Un concetto che sta lentamente prendendo piede nelle aziende, anche se, a mio avviso, siamo solo all’inizio del percorso».
Ma perché Netskope può essere considerata la soluzione giusta per le aziende italiane? «Le soluzioni di sicurezza tradizionali non sono in grado di proteggere i dati nel cloud, essendo progettate principalmente per la protezione degli stessi all’interno del perimetro aziendale. Molti fornitori di sistemi di sicurezza legacy stanno cercando quindi di ampliare il proprio portafoglio per poter includere, nella propria offerta, il modello SASE. Noi, invece, abbiamo intrapreso un percorso completamente diverso: siamo nati nel cloud, proteggiamo i dati nel cloud e abbiamo esteso la nostra soluzione fino alla virtualizzazione della rete», dichiara Filisetti, che aggiunge: «Il nostro è un sistema estremamente semplice: utilizziamo un unico client per gestire sia il reindirizzamento dei dati nel cloud sia la rete. Ci distinguiamo anche perché forniamo un’unica console per la gestione di tutte le applicazioni, le quali operano su un motore Zero Trust integrato. Ma ciò che ci rende veramente unici è il fatto di appoggiarci all’infrastruttura NewEdge, un cloud privato presente in oltre 80 paesi e dal quale vengono erogate indistintamente tutte le funzionalità offerte dalla Soluzione Netskope.
Grazie alla capacità di innovare e fornire soluzioni di alta qualità, Netskope è riconosciuto leader nel SASE, un paradigma che offre un livello di sicurezza estremamente efficace. «Ma ciò che ci distingue ulteriormente è il nostro team interno dedicato al “Customer Success”, un gruppo di esperti che aiuta i clienti a ottenere il massimo dalla piattaforma Netskope, assicurando un’adozione rapida e di successo delle soluzioni di sicurezza cloud», conclude Filisetti.