Joule e AI collaborativa: SAP traccia il futuro del business

Dal copilot basato sull’AI generativa ai nuovi agenti AI pensati per interfacciarsi tra loro e condividere le proprie competenze, l’azienda di Walldorf presenta le sue innovazioni per l’oggi e il domani

«Quella dello showcase di oggi è un’occasione per toccare con mano le novità rese possibili dai progressi dell’AI. Essa è ormai penetrata nel quotidiano per quanto riguardo il mondo dei consumatori, ma lo step successivo – portarla in quello delle aziende – è ancora in fase di realizzazione. “Come si può sfruttarla per i business?” È la domanda che tutti si pongono. E alla quale noi vogliamo cercare di dare una risposta». Sono queste le parole scelte da Carla Masperi, presidente e amministratore delegato di SAP Italia, per aprire l’incontro con la stampa a margine dell’evento SAP Now 2024. Tradotto, l’obiettivo è quello di restituire – tramite le ultime innovazioni – un valore concreto alle imprese che decidono di adottarle. Con soluzioni AI che continuino a rispettare le tre “R” che delineano la mission di SAP: relevant, reliable, responsible.

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Di concreto, sicuramente, ci sono già i numeri: nel 2024 sono già oltre un centinaio i casi d’uso adottati da più di 27mila clienti, più altri 75 il cui debutto è previsto nell’arco dell’ultimo quarto. «Merito», spiega Masperi, «delle solide fondamenta su cui possiamo appoggiarci: una banca dati congrua con oltre 50 anni di database, che permette di limitare i rischi di danni e al tempo stesso di formulare risposte specifiche, che si adattino alle singole esigenze dei clienti».

Joule, dai dati delle ricerche all’impatto concreto

Secondo il più recente studio sviluppato da SAP Insight e presentato proprio in occasione di SAP Now, l’adozione dell’AI generativa rappresenta una priorità assoluta agli occhi del 58% delle medie imprese in Italia. Solo i temi di cybersecurity (61%) e sostenibilità (60%) la precedono nella graduatoria delle agende, e la percentuale si impenna fino al 91% considerando anche quelle che le assegnano una priorità moderata. L’interesse del mercato si conferma dunque fortissimo: il 36% del campione si dichiara intenzionato a investire in nuove tecnologie, il 34% a rinnovare il proprio business model e il 33% a diversificare le proprie attività. E, in tutti questi esempi, la tecnologia si candida a essere il veicolo primario attraverso cui raggiungere tali obiettivi. «Joule, il nostro copilot alimentato dall’AI generativa, costituirà la nuova base della user experience», continua Masperi. «È pensato per svolgere in autonomia tutte le operazioni di business più ordinarie, in modo da aumentare la produttività e ridurre, almeno in parte, la necessità di investire risorse nella formazione interna. Attualmente stimiamo che possa impattare sull’80% delle normali operazioni; per quanto invece concerne i compiti più complessi, entreranno in gioco gli AI agents».

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Tra le tante voci soddisfatte c’è quella di Umberto Stefani, CIO di Chiesi Farmaceutici e partner di SAP dal 2011: «L’hype che circonda l’AI va tenuto sotto controllo, ma al tempo stesso è giusto alimentarlo affinché non si esaurisca, perché è ciò che può fare la differenza nei processi di crescita e internazionalizzazione», dice. «Dopo una fase di resistenza iniziale, in cui la sua adozione era vista come un “obbligo”, oggi si inizia a pensarla come un “abilitatore”. Noi, al fianco di SAP, siamo stati in grado di completare la migration da ECC a S/4HANA in soli 9 mesi, arrivando a fine progetto con zero task ancora aperti».

Tra i testimoni gli fa eco Josè Silva, head of IT del gruppo Campari: «Per noi, che abbiamo bisogno di crescere in maniera aggressiva, una tecnologia integrata e di facile utilizzo fa la differenza. Nel caso di mercati o aziende di dimensioni più ridotte, con esigenze diverse, una soluzione come quella di SAP Cloud ci permette di adattare il nostro approccio».

Non singoli agenti AI, ma una task force collaborativa

Cloud che oramai, anche a detta di Philipp Herzig, chief AI officer di SAP, non rappresenta più una “scelta”, bensì una “necessità”. «Se non per una ragione tecnica, banalmente, per una pura questione economica: oggi il 99% dei nostri clienti sfrutta tecnologie cloud. E i motivi sono molteplici: una più profonda integrazione, una minore necessità di formazione, una qualità dei dati intrinsecamente più elevata».

Conseguenze anch’esse della forza del database, che si riflette anche sugli AI agents. «Un termine che non mi fa proprio impazzire», commenta Herzig, «più che singoli “agenti”, preferisco definirli una “workforce” collaborativa. Oggi, con una metafora, potremmo dire che sono ancora nella loro infanzia, domani cresceranno e diverranno adolescenti, e così via. Ciò che è fondamentale è il modo in cui sono pensati, per lavorare in modo orizzontale e acquisire molteplici competenze, così che poi possano applicarle trasversalmente nei vari processi. La fase iniziale di “heavy lifting” è superata, ora iniziamo a raccogliere i risultati e abbiamo l’occasione di spostare il focus sul business value: portare l’AI generativa nelle grandi aziende non è semplice, anche per questioni di scala. Il nostro obiettivo, in ogni caso, rimane quello di semplificare l’utilizzo delle nostre app per garantire un’esperienza di utilizzo intuitiva, comprensiva e accessibile da un unico punto».

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