Intelligenza artificiale e connettività ultraveloce disegneranno nuovi modelli di produzione, sanità e città intelligenti. Realtà estesa, Internet of Senses e telepresenza olografica trasformeranno per sempre le nostre interazioni digitali. Velocità fino a 1 terabit al secondo e latenza zero cambieranno tutto. Ecco cosa aspettarsi dal 2030

Buona parte del mondo non ha ancora accesso al 4G e il 5G è sul mercato da poco tempo. Ha senso, quindi, cominciare a parlare della prossima generazione, il 6G? Probabilmente sì, considerando che le più grandi aziende tecnologiche vedono il 6G come il business del futuro prossimo e, nonostante sia previsto per il 2030, ci sono già alcuni segnali di accelerazione. In ogni caso, le promesse del 6G sono incredibili, come velocità di picco di un terabit al secondo e latenze praticamente nulle. Ciò potrebbe aprire scenari di utilizzo attualmente inimmaginabili e quindi introdurre grandi discontinuità. Secondo gli esperti, l’intelligenza artificiale sarà al centro delle nuove reti 6G, poiché tutte le decisioni su come utilizzare le risorse si baseranno su di essa. Ma sarà tutto rose e fiori? E, soprattutto, come approcciare questa nuova tecnologia, favorendone lo sviluppo del business? Proviamo a capirne di più, coinvolgendo IDC, noto analista di settore, e due importanti attori del mercato: Ericsson e Novanext.

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QUADRO DI SVILUPPO

Alla fine del 2023 l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) ha pubblicato il quadro per lo sviluppo di standard e tecnologie di interfaccia radio per il 6G. Per consolidare l’impegno è stata decisa una tempistica per la standardizzazione del 6G durante gli incontri 3GPP di marzo 2024 a Maastricht. «L’ITU svolge un ruolo chiave nella standardizzazione, definendo i criteri affinché un sistema venga classificato come tecnologia di telecomunicazioni mobili internazionali (IMT)» – spiega Daniela Rao, senior research and consulting director di IDC European Telecoms. «La classificazione IMT è importante, in quanto fornisce l’accesso a un ampio set di bande di frequenza riconosciute a livello globale o regionale come bande IMT. Questo è un passo importante per stabilire un ecosistema commerciale globale per il 6G. L’ITU contrassegna il 6G come IMT-2030, che è suddiviso in una serie di attività diverse, alcune delle quali sono già state completate e altre stanno per iniziare».

La timeline del 3GPP (3rd Generation Partnership Project, realizzato da sette organizzazioni di sviluppo di standard per le telecomunicazioni) consente di rendere disponibile il nuovo standard sul mercato entro il 2030 ed è allineata alla timeline dell’ITU. «Il 6G è uno standard globale, che supporta non solo nuovi casi d’uso non ancora previsti, ma cosa più importante – continua Daniela Rao – l’adozione su larga scala di casi d’uso che stanno iniziando a emergere nel 5G, come la realtà estesa (XR), l’internet delle cose (IoT) a bassa potenza e ad ampia copertura (LPWA), l’accesso wireless fisso (FWA), le reti non terrestri (NTN) e le comunicazioni estremamente affidabili. Negli Stati Uniti è nata la Next G Alliance, un’iniziativa che vede riuniti i big dell’hi-tech per gettare le basi di un mercato dinamico per l’innovazione delle future generazioni di tecnologia mobile. Tra loro spiccano nomi come Apple, Cisco, Google, Hewlett Packard Enterprise e Intel».

Secondo Alessandro Pane, direttore ricerca e sviluppo di Ericsson in Italia non esiste ancora una tabella di marcia dettagliata per il 6G, ma sulla base di diversi anni di ricerca, sta iniziando il lavoro di pre-standardizzazione. «Il 6G si baserà sui punti di forza del 5G, ma fornirà anche soluzioni tecnologiche completamente nuove. la visione del 6G si basa sulla costruzione di una realtà senza interruzioni in cui il mondo digitale e quello fisico, come li conosciamo oggi, si fondono. Questo continuum cyber-fisico offrirà nuovi modi di interagire con altre persone, nuove possibilità di lavorare e nuovi modi produrre. Il 2030 è un orizzonte temporale ragionevole per aspettarsi la comparsa delle primissime reti 6G. Ericsson ha una lunga storia di partecipazione attiva allo sviluppo di standard, con ruoli di leadership nei vari gruppi di lavoro. Crediamo fermamente che la fase iniziale della ricerca debba essere di natura precompetitiva, consentendo una stretta collaborazione con il mondo accademico e con l’industria, che porti a risultati pubblici. Tra i progetti di collaborazione alla ricerca in cui Ericsson è ed è stata coinvolta si possono citare: Restart in Italia, Hexa-X II, Hexa-X, 6G IA, 6G-ANNA, TUDOR in Europa, Next G Alliance negli USA, 6G Bharat Alliance in India e IMT-2030 in Cina».

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SCENARI D’USO

In che modo il 6G potrà contribuire all’ottimizzazione dei processi aziendali, migliorandone l’efficienza e la produttività? Tra i campi di applicazione più promettenti del 6G, Daniela Rao di IDC European Telecoms cita l’assistenza sanitaria digitale, la sanità di precisione, l’agricoltura intelligente, il monitoraggio della Terra e la navigazione robotica. «Questi casi d’uso possono essere suddivisi in tre ampi scenari d’uso: Internet of Senses, la connessione di macchine intelligenti e il mondo sostenibile connesso. Nello scenario Internet of Sense – ovvero l’IoT che mira a estendere le esperienze sensoriali – la comunicazione immersiva del 6G offrirà l’esperienza di telepresenza completa, eliminando la distanza come barriera all’interazione. La tecnologia di realtà estesa (XR) con feedback sensoriale di livello umano richiede elevate velocità e capacità di dati, mappatura spaziale con posizionamento e rilevamento precisi e bassa latenza end-to-end con elaborazione edge cloud. Un esempio sarà l’uso onnipresente della realtà mista nei trasporti pubblici, offrendo esperienze virtuali separate per ciascun passeggero, consentendo loro di svolgere commissioni virtuali, ottenere indicazioni XR e avere giochi sovrapposti al mondo fisico. I dispositivi immersivi personali in grado di interagire con il corpo in modo preciso consentiranno l’accesso a esperienze e azioni lontane per supportare meglio le esigenze di comunicazione umana». Allo stesso tempo – continua Daniela Rao – le reti 6G aggiungeranno modalità di comunicazione completamente nuove, con un controllo rigoroso sugli accessi e sulle identità.

«Nel prossimo decennio, il 6G porterà una nuova era in cui miliardi di cose, esseri umani e veicoli, robot e droni connessi genereranno Zettabyte di informazioni digitali. Il decennio dal 2030 potrebbe essere quindi ricordato come l’inizio dell’era dell’ampio uso della robotica mobile personale». La realtà mista è una fusione tra mondo fisico e mondo digitale che rende possibili nuove interazioni tra uomo, computer e ambiente. «Questa nuova realtà – spiega Daniela Rao – è il frutto dei progressi compiuti nei settori della visione artificiale, dell’elaborazione grafica, della tecnologia di visualizzazione e dei sistemi di input.

La nuova frontiera multimediale dopo la realtà aumentata e la realtà virtuale (AR/VR) includerà i media olografici e multisensoriali, compresi i servizi di comunicazione tattile. Le nostre esperienze con AR/VR potranno essere aumentate e rese più coinvolgenti e realistiche da supporti olografici. Inizieranno a emergere applicazioni che forniscono un’esperienza di coinvolgimento superiore attraverso la presenza olografica remota, per l’intrattenimento e le teleconferenze, ma anche per la tele-chirurgia e molti altri utilizzi. La ricerca tecnologica nel campo degli schermi negli ultimi anni ha fatto progressi significativi, passando dai diversi tipi di visori e caschi (head mounted display, HMD) a display ELFD (Eye-sense light field display) che consentono di vedere oggetti in 3D in termini volumetrici. La ricerca è ora concentrata sulla visione olografica che consente di creare oggetti costituiti da luce e suoni che possono essere visualizzati in un ambiente come reali, con cui è possibile interagire senza bisogno di smartphone o di un visore. Entro qualche anno, le applicazioni della tecnologia olografica basata sulla capacità di trasmettere dati olografici (Holographic-Type Communications, HTC) diventeranno realtà».

La trasmissione di dati olografici (HTC) offrirà la possibilità di sviluppare una miriade di applicazioni, non solo di gioco e intrattenimento, ma anche per la telepresenza immersiva, le applicazioni industriali e digital twins, la telemedicina, la messaggistica e la comunicazione digitale. «La telepresenza olografica – spiega Daniela Rao – consentirà ai partecipanti di un evento di essere proiettati come presenze olografiche nei luoghi specifici dove si trovano gli spettatori e faciliterà la collaborazione tra persone in luoghi diversi. Ad esempio, le applicazioni di formazione e istruzione offriranno agli studenti a distanza la possibilità di esercitarsi con gli oggetti oltre che di partecipare più attivamente alle lezioni.

Nelle applicazioni industriali, la trasmissione olografica permetterà ad utenti remoti di vedere da vicino e in tutte le dimensioni oggetti che si trovano in un altro luogo. Per esempio, i tecnici addetti alla manutenzione e alla riparazione da remoto potranno interagire con rendering olografici e repliche digitali di oggetti a distanza e in posizioni difficili da raggiungere, come su una piattaforma petrolifera o all’interno una sonda spaziale. Parlano di telemedicina, una delle applicazioni più importanti riguarda la chirurgia, dove sarà possibile studiare con una vera tridimensionalità la zona su cui intervenire; gli ologrammi proiettati nella sala operatoria durante l’intervento potranno fornire ai chirurghi più viste delle zone trattate. Infine, i contenuti olografici rappresentano il prossimo passo delle applicazioni di comunicazione digitale per info-mobilità, informazioni di utilità, pubblicità, sicurezza. Inoltre, per ognuno di noi sarà possibile inviare e ricevere messaggi in modalità “Star Wars”, muoversi e interagire attraverso il proprio avatar per incontri a distanza, grazie alla realtà mista, virtuale e aumentata».

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Oltre allo streaming di informazioni olografiche in sé, alcune applicazioni potranno anche combinare ologrammi con dati provenienti da altri flussi, come per esempio da microfoni, telecamere o sensori.« Ma affinché la comunicazione olografica diventi una realtà – afferma Daniela Rao – nei prossimi anni le reti di telecomunicazioni dovranno affrontare molte sfide, che saranno principalmente le stesse dell’adozione del 5G, ovvero: costi proibitivi, lentezza nell’introduzione di URLLC (Ultra-reliable and low-latency communication) sulle reti pubbliche, lunghi tempi di sviluppo».

LA SINERGIA TRA 6G E AI

Per Eugenio Chiacchia, technical account manager di NovaNext, l’interazione 6G-AI migliorerà processi ed efficienza in vari settori. «Nel manifatturiero, l’AI ottimizzerà la produzione e ridurrà i tempi di inattività. Nella sanità, i dispositivi connessi forniranno diagnosi e terapie in tempo reale con una precisione senza precedenti. La logistica beneficerà di gestione ottimizzata delle catene di approvvigionamento, mentre nel settore energetico, faciliterà la gestione intelligente delle reti con una granularità e reattività superiori al 5G e impossibili con l’LTE.

Una delle principali novità del 6G sarà la possibilità di riprodurre, su dispositivi mobili, ologrammi 3D ad alta fedeltà. «Questa forma di collaborazione immersiva – continua Chiacchia – rivoluzionerà le modalità di lavoro e dell’intrattenimento, rendendo la differenza tra interazioni virtuali e quelle fisiche quasi impercettibili. Il 6G offrirà latenze nell’ordine dei microsecondi, velocità di trasmissione dati fino a 1 terabit al secondo e una densità di connessione 100 volte superiore al 5G. Questo permetterà applicazioni come l’Internet tattile, dove le sensazioni fisiche potranno essere trasmesse in tempo reale, aprendo nuove frontiere in campi come la telemedicina e l’industria. In sintesi, il 6G è una leva per innovazione ed efficienza che trasformerà i processi, rendendoli più agili e produttivi in moltissimi ambiti».

ADOZIONE E RISCHI POTENZIALI

Il traffico nelle reti mobili future sarà probabilmente dominato da macchine intelligenti connesse che comunicano tra loro. «Finora le reti hanno servito un tipo particolare di intelligenza, ovvero noi, gli esseri umani» – spiega Daniela Rao di IDC European Telecoms – ma, in futuro, le reti mobili supporteranno nuovi tipi di entità intelligenti, come macchine intelligenti alimentate dall’intelligenza artificiale che comunicano tra loro. Un futuro del genere avrà un impatto diretto sul modo in cui progettiamo le reti mobili».

Le macchine intelligenti richiederanno anche altri servizi oltre alla connettività e le organizzazioni dovranno investire di più su AI collaborativa, interoperabilità, capacità di orchestrazione e protezione della privacy. «Le macchine intelligenti alla fine saranno in grado di funzionare in ambienti completamente nuovi e dinamici» – afferma Daniela Rao. «L’intelligenza diventerà sempre più decentralizzata e, con il ragionamento collettivo, le macchine saranno in grado di autogestirsi e rigenerarsi, muovendosi verso un’intelligenza artificiale generale.

Inoltre, elevati livelli di interoperabilità tra macchine intelligenti saranno abilitati da formati di dati, per esempio codec video ottimizzati per le macchine, oppure per la percezione umana e protocolli ottimizzati per le macchine. Ciò consentirà di passare a una comunicazione basata sulla semantica tra le macchine. Per raggiungere la piena interoperabilità tra sistemi complessi, saranno necessarie nuove interfacce per esporre l’intelligenza.

All’inizio, le macchine intelligenti saranno raggruppate in sistemi e i sistemi interagiranno con altri sistemi. I sistemi di sistemi devono essere attentamente orchestrati da entità esterne. In seguito, ci muoveremo verso l’appartenenza dinamica delle macchine intelligenti ai sistemi di sistemi e l’orchestrazione autonoma di questi sistemi di sistemi. Per finire, la fiducia è un fattore chiave per la piena adozione delle macchine intelligenti nella nostra società. Le macchine intelligenti devono preservare la privacy e spiegare le loro decisioni ad altre macchine e agli esseri umani».

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Tra gli esempi di tecnologie che saranno necessarie per realizzare casi d’uso 6G, vi sono sensori e attuatori a energia zero, gli occhiali AR di nuova generazione, lenti a contatto e interfacce aptiche, nonché tecnologie avanzate di edge computing e di mappatura spaziale – come spiega Alessandro Pane di Ericsson Italia. «La creazione delle reti 6G del 2030 richiederà importanti progressi tecnologici in quattro aree chiave: connettività illimitata, sistemi altamente affidabili, reti cognitive e network compute fabric. Inoltre, per soddisfare l’evoluzione della domanda di capacità e abilitare i casi d’uso previsti per il 6G, sarà necessaria un’evoluzione significativa dello spettro radio. Ciò include la ridefinizione dell’attuale griglia di spettro, ma anche l’esplorazione di nuove bande di frequenza nella gamma cruciale delle onde centimetriche e nella gamma complementare delle sub-terahertz».

IL MOTORE DEL 6G

Il motore del 6G sarà l’intelligenza artificiale – «perché consentirà la proliferazione di sistemi autonomi indipendenti distribuiti e di cluster di fog computing massivi associati e guidati da obiettivi comuni» – spiega Daniela Rao di IDC European Telecoms. «Nei prossimi decenni, agenti intelligenti, addestrati nel cloud utilizzando algoritmi di apprendimento automatico su Big Data, saranno distribuiti nel mondo reale. Tali entità saranno incaricate di risolvere molteplici problemi di ottimizzazione in un vasto insieme di applicazioni verticali, potenziando nuovi modelli aziendali e settori, e portando a una rivoluzione tecnologica». Ma per sfruttare il vero potere di tali agenti, l’intelligenza artificiale collaborativa è la chiave – continua Daniela Rao. «E per natura della società mobile del XXI secolo, è chiaro che questa collaborazione può essere raggiunta solo tramite comunicazioni wireless. La proliferazione di sensori negli elettrodomestici moderni, insieme ai progressi sopra menzionati, porterà a una consapevolezza avanzata del contesto che può essere sfruttata in modo collaborativo verso obiettivi comuni».

Le reti mobili supporteranno nuovi tipi di entità intelligenti, come le macchine dotate di intelligenza artificiale che parlano tra loro. «questo futuro – afferma Alessandro Pane di Ericsson Italia – avrà un impatto diretto sul modo in cui progettiamo le reti mobili. Come già avvenuto con il 2G e il 4G, pensiamo che il 6G possa nuovamente rivoluzionare le esperienze degli utenti, oltre che settori specifici dell’industria». Il 6G è una promessa in grado di rivoluzionare il panorama aziendale, con opportunità senza precedenti per innovazione ed efficienza, perché – come spiega Eugenio Chiacchia di NovaNext – è in grado di ridefinire comunicazione ed elaborazione dati, supportando connettività ultraveloce tra dispositivi.

«Potenziando l’IoT, il 6G consente ai sensori di trasmettere dati in tempo reale con alta precisione, permettendo gestione proattiva delle risorse e migliorando il monitoraggio dei processi e la manutenzione predittiva. Con frequenze Terahertz, trasmetterà enormi quantità di dati in pochi secondi, superando di gran lunga le capacità del 5G. Questo abiliterà applicazioni avanzate come robotica collaborativa, città intelligenti e chirurgia da remoto, prima impossibili o limitate».

Per concludere, cosa sarà davvero il 6G? Evoluzione o rivoluzione radicale? A proposito di evoluzione, Bertrand Russell scrisse ironicamente che “la vita organica si è evoluta gradualmente dal protozoo al filosofo. E questa evoluzione rappresenta senza dubbio un progresso. Peccato che a dircelo sia il filosofo, non il protozoo”. Allo stesso modo, il reale impatto del 6G dipenderà da molteplici fattori, tra cui la nostra capacità di coglierne appieno le potenzialità. Ciò che sarà cruciale è mantenere uno sguardo attento, pronto a riconoscere anche i segnali più deboli e nascosti. Solo intercettando le opportunità al momento giusto, saremo in grado di affrontare con successo le sfide di un futuro sempre più complesso, veloce e interconnesso, soprattutto nel mondo del business.