3 lavoratori italiani su 10 ritengono che il proprio datore di lavoro non investa a sufficienza nello sviluppo delle loro competenze

3 lavoratori italiani su 10 ritengono che il proprio datore di lavoro non investa a sufficienza nello sviluppo delle loro competenze

Il 38% pensa che l’intelligenza artificiale sostituirà alcune o la maggior parte delle sue funzioni lavorative

Il 52% dei lavoratori italiani ritiene di avere le competenze necessarie per avanzare nella propria carriera al livello superiore nei prossimi tre anni. Ad avere maggiore fiducia nelle proprie competenze sono i lavoratori di età superiore ai 55 anni (57%) mentre tra i lavoratori di età compresa tra 18 e 24 anni, solo il 37% pensa di avere le competenze necessarie per avanzare nella propria carriera. Tra i 25 e i 34 anni lo pensa il 49%.

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Lo rivela la survey “People at Work 2024: A Global Workforce View” dell’ADP Research. Il report, condotto su oltre 34.000 lavoratori in 18 Paesi, circa 2000 in Italia, analizza la percezione che i dipendenti hanno dell’attuale mondo del lavoro e di ciò che si aspettano e sperano di ottenere dal proprio datore di lavoro in futuro.

Solo il 30% dei lavoratori ritiene che la propria azienda investa nello sviluppo delle competenze, stessa percentuale per chi non lo crede, mentre un altro 30% circa non sa come esprimersi in merito. La percentuale di chi è fiducioso nel proprio datore di lavoro sale al 33% nella fascia di età 25-34 e nella fascia 55+. Il settore in cui la fiducia raggiunge un livello più alto è quello “Architecture, Engineering & Building” mentre, se si considerano le dimensioni dell’azienda, il dato migliore si registra nelle aziende con 100-249 dipendenti, dove si raggiunge il 36%, mentre il valore minimo si registra nelle aziende 50-99 dipendenti (28%).

Eppure, il 46% afferma di parlare delle proprie competenze ed esigenze formative con il proprio datore di lavoro. La percentuale è più alta tra i più giovani: 57% nella fascia 18-24 e 52% nella fascia 25-34.

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Inoltre, il 44% dei lavoratori italiani intervistati concorda sul fatto che le future competenze dovranno includere capacità tecnologiche che attualmente non sono considerate fondamentali per il proprio lavoro. Il 38% è preoccupata che l’IA sostituirà alcune o la maggior parte delle sue funzioni lavorative.

Marcela Uribe, general manager Southern Europe ADP ha affermato: “È preoccupante, anche se non sorprendente, che i lavoratori ritengano che i propri datori di lavoro non diano priorità allo sviluppo della loro carriera attraverso la formazione sulle competenze. Oggi le aziende devono gestire molteplici necessità, dalla gestione dei cambiamenti delle dinamiche dell’ambiente di lavoro al soddisfacimento delle aspettative dei dipendenti in merito alla retribuzione. Tuttavia, questi dati dovrebbero essere un campanello d’allarme: lo sviluppo delle competenze è chiaramente qualcosa che i dipendenti desiderano e sappiamo che è un fattore critico per l’avanzamento di carriera, l’engagement, la fidelizzazione e i risultati aziendali. I dipendenti sono la spina dorsale di ogni azienda e dare priorità alla loro crescita dovrebbe essere tra i principali fattori trainanti aziendali”.

A livello mondo, le dinamiche emergenti sono simili a quelle italiane. Emerge come la maggior parte dei lavoratori (60%) ritenga di avere le competenze necessarie per avanzare nella propria carriera al livello superiore nei prossimi tre anni, mentre meno della metà (47%) ritiene che il proprio datore di lavoro investa nelle competenze di cui ha bisogno per una promozione. Quasi la metà della forza lavoro globale intervistata concorda inoltre sul fatto che le future competenze dovranno includere capacità tecnologiche che attualmente non sono considerate fondamentali per il l proprio lavoro.