Il potenziale dell’Italia sull’eolico flottante, l’AD di Nadara: «L’eolico come risposta alla dipendenza energetica e alle previsioni di crescita della domanda»
Gli investitori internazionali nel settore energetico si sono già orientati in direzione della transizione energetica. Dal 2016 ad oggi, a livello mondiale si è investito più nelle energie pulite che nei combustibili fossili. (Dati: International Energy Agency). Tuttavia, nonostante i precedenti primati, l’Italia arretra sulle rinnovabili. Nel 2022, la quota dei consumi energetici nazionali soddisfatti da fonti rinnovabili è al 19%, meno del 23% della media europea e di tutti i grandi dell’Ue con la sola eccezione della Polonia.
Tra le rinnovabili, l’eolico è la terza fonte per generazione del Paese, ma l’Italia è in forte ritardo nello sviluppo dell’eolico a mare e a terra rispetto alle altre nazioni europee, in particolare da Germania e Paesi Bassi leader nel settore (dati Legambiente).
Sullo sviluppo dell’eolico galleggiante, che rappresenta l’evoluzione dell’off-shore classico e permette di progettare parchi in luoghi molto più lontani dalla costa, l’Italia potrebbe avere una posizione di vantaggio.
Il potenziale teorico di diffusione dell’eolico galleggiante in Italia è stimato in 207,3 GW, che corrisponde a più del 60% del potenziale complessivo di energia rinnovabile nel Paese. Secondo il Global Wind Energy Council, il nostro Paese potrebbe essere il terzo mercato al mondo per potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante. «Gli ultimi rilevamenti sono positivi per l’Italia poiché il numero delle fonti rinnovabili e la quantità di energia rinnovabile prodotta ogni anno sono in aumento» – spiega Toni Volpe, amministratore delegato di Nadara. «Ci stiamo avvicinando agli otto-dieci gigawatt necessari per raggiungere gli obiettivi del 2030». Tuttavia, Volpe sottolinea che la neutralità energetica non riguarda solo le tecnologie, ma anche l’intera filiera e il suo impatto sul Paese. «Entro il 2030, almeno 3-5 gigawatt potranno derivare dall’eolico offshore galleggiante, che contribuirà in modo significativo grazie alla sua capacità di produrre energia per molte più ore all’anno».
Quarto operatore europeo nell’energia eolica, con 4,2 gigawatt di capacità installata, Nadara (nata dalla fusione tra Ventient Energy e Renantis) prevede una crescita significativa anche nel settore del solare e dello stoccaggio energetico, con l’obiettivo di raggiungere almeno otto gigawatt nei prossimi cinque anni.
La strategia a lungo termine di Nadara è incentrata sull’aumento di scala e la crescita per realizzare una pipeline di sviluppo da 18 GW nei prossimi 10 anni, massimizzando al contempo il valore del suo portafoglio operativo esistente per le parti interessate. Quattro i pilastri della strategia: «Eccellenza operativa, guidata dal digitale, potenziamento dell’AI e miglioramento della gestione delle risorse. Eccellenza delle competenze interne. Eccellenza della piattaforma per monitorare e gestire i flussi, garantendo in ogni istante l’equilibrio tra domanda e offerta. Eccellenza nella conversione della pipeline».
L’AD di Nadara sottolinea l’importanza strategica dell’energia eolica offshore di nuova generazione per l’Italia, in termini di riduzione delle importazioni energetiche e di risposta alle previsioni di crescita della domanda di energia. «L’Italia importa circa il 20% dell’energia elettrica, equivalente a circa 54 terawattora. Quello che proponiamo è che il settore dell’eolico offshore, con 15 gigawatt di capacità installata, potrebbe annullare completamente questa importazione. In alternativa, questa capacità potrebbe compensare l’aumento della domanda energetica previsto per il 2030. Questo dimostra come l’eolico offshore possa contribuire in maniera significativa al cambiamento del mix energetico nazionale, favorendo la decarbonizzazione e l’indipendenza energetica, poiché si tratta di una risorsa locale».
Volpe prosegue spiegando che le tecnologie eoliche a terra e solari, come i grandi impianti fotovoltaici, sono oggi le più economiche in termini di costi. «Possono quindi ridurre significativamente il prezzo medio di mercato dell’energia. Tuttavia, esiste un problema di accettazione, soprattutto per quanto riguarda l’eolico a causa dell’impatto visivo delle turbine. Ecco perché riteniamo che l’eolico flottante sia una soluzione migliore: le turbine in mare aperto sono poco visibili all’orizzonte e, in molti casi, l’eolico galleggiante può avere un impatto positivo sull’ecosistema marino. Inoltre, dal punto di vista dei benefici economici e occupazionali, ogni impianto eolico offshore può creare circa 4500 posti di lavoro durante la fase di costruzione e 200 posti per tutta la durata del progetto, che è di almeno 30 anni, portando benefici agli ammodernamenti portuali e agli impianti produttivi, oltre a stimolare la ricerca».
Volpe conclude evidenziando il ruolo cruciale del digitale nei progetti di Nadara. «Il nostro progetto è fortemente basato su tecnologie digitali. Gestiamo 200 impianti in circa 10 paesi europei, monitorando la performance grazie a tecnologie avanzate. Queste tecnologie ci permettono non solo di valutare l’andamento degli impianti, ma anche di identificare possibili miglioramenti. Più la generazione è distribuita, composta da tanti piccoli impianti, maggiore è l’impatto del digitale. Un sito solare, con centinaia di migliaia di pannelli, richiede elaborazioni complesse che solo gli investimenti in digitale possono garantire. Per noi, l’eccellenza operativa è strettamente legata all’investimento nel digitale».