Relazioni Italia-Francia: sostenibilità ambientale e transizione green obiettivi principali per le aziende italiane e d’oltralpe

Relazioni Italia-Francia: sostenibilità ambientale e transizione green obiettivi principali per le aziende italiane e d'oltralpe

Per il 61% degli intervistati la collaborazione Italia-Francia favorirà lo sviluppo di filiere sostenibili in diversi settori (vs 42% nel 2023) e per il 42% contribuirà ad una riduzione delle emissioni di CO2, aspetto sul quale il 45% sta già concentrando gli sforzi

Italia e Francia sempre più vicine nella collaborazione in campo economico, sui temi della transizione green e sulla necessità di un’azione sinergica in vista di un maggior riconoscimento in sede internazionale. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio “Relazioni Italia-Francia – Sviluppo della cooperazione per generare valore” realizzato dalla CCI France Italie – Camera di Commercio con IPSOS e presentato oggi a Milano, presso la sede di Palazzo Giureconsulti, da Denis Delespaul, Presidente della CCI France Italie e da Nicola Neri, CEO di IPSOS. Il sondaggio ha riguardato C-Level e figure dirigenziali di aziende italiane e francesi con sede operativa in Italia o in Francia e attive nei settori dei servizi, dell’industria-costruzioni e del commercio.

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La pubblicazione dei risultati anticipa l’edizione 2024 del Farnese d’Or, l’evento che si terrà a Roma a Palazzo Farnese il prossimo 20 giugno e che premierà personalità, enti e aziende che si sono contraddistinte nel rafforzare il legame tra Italia e Francia.

“Siamo lieti di presentare i risultati della seconda edizione del nostro Osservatorio, realizzato con Ipsos, che confermano un’ampia sinergia e complementarità tra i sistemi economici e produttivi di Italia e Francia – ha commentato Denis Delespaul, Presidente della CCI France Italie. “Il rafforzamento della collaborazione potrà originare benefici condivisi per entrambi i Paesi e un orizzonte comune di interessi a livello nazionale ed europeo. Le imprese italiane e francesi riscontrano importanti vantaggi nell’intraprendere azioni sostenibili congiunte e nella possibilità di aumentare, grazie alla collaborazione, la propria competitività e rilevanza in sede europea e internazionale. Tematiche di particolare importanza anche in vista delle imminenti elezioni europee”

Rispetto allo scorso anno, si registra infatti una maggiore attenzione al tema della sostenibilità – sia ambientale, che sociale – che diventa elemento dirimente nei rapporti tra i due Paesi e guadagna il primo posto come principale vantaggio risultante dalla loro collaborazione. Il focus viene posto in particolare sul favorire lo sviluppo di filiere sostenibili in diversi settori (61% vs 42% nel 2023), contrastare il cambiamento climatico grazie alla riduzione di emissioni di CO2 (42%) – aspetto sul quale il 45% delle imprese sta già lavorando – trattare i propri partner commerciali in modo equo (38%) e promuovere in azienda la parità di genere (32%), che è già un elemento di impegno attivo da parte del 29% del campione. In tema di sostenibilità le imprese italiane e francesi si mostrano quindi particolarmente consapevoli della necessità di non agire singolarmente, ma di muoversi in sinergia con il contesto economico e sociale circostante.

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Per questo motivo, secondo le aziende intervistate, anche le Istituzioni Europee dovranno concentrarsi maggiormente sulle tematiche sostenibili, in particolare sullo sviluppo di politiche energetiche (62%) e per il cambiamento climatico, in vista del raggiungimento degli obiettivi Net Zero 2050 (49%).

Sempre in vista delle prossime Elezioni è stata giudicata di particolare rilevanza anche la necessità di fortificare le relazioni e gli accordi tra gli Stati membri (53%) con l’obiettivo di aumentare la competitività dei Paesi parte dell’Unione nello scenario internazionale. Vengono identificate come priorità d’intervento anche la regolamentazione dell’immigrazione (40%), il supporto alla risoluzione del conflitto russo-ucraino (37%) e il tema della trasformazione digitale e della regolamentazione dell’intelligenza artificiale (36%), di particolare rilevanza dopo l’approvazione dell’AI Act. Secondo le aziende intervistate una maggiore collaborazione tra i due Paesi potrà anche conferire loro un migliore posizionamento e un incremento della competitività nel contesto internazionale. In particolare, aumentando il potere negoziale rispetto all’Unione Europea (61%), con la possibilità di valorizzare gli ambiti di eccellenza che accomunano i due Paesi (58%); nonché fortificando una migliore collaborazione geopolitica per favorire condizioni utili alla crescita degli scambi commerciali, specialmente nell’area mediterranea (54%). Inoltre, la collaborazione aiuterebbe a perseguire l’innovazione (60%), a costruire una vision e prospettive future (55%) e ad aumentare la solidità finanziaria delle aziende (36%).

I dati della ricerca evidenziano, più in generale, come per l’80% degli intervistati l’attuale collaborazione tra imprese italiane e francesi risulti positiva, sostanzialmente in linea con il risultato dello scorso anno (78%); così come il sentiment sull’andamento del business, valutato con soddisfazione dal 93% degli intervistati. Cresce leggermente la difficoltà previsionale per i prossimi 2-3 anni, considerando le incertezze del periodo attuale (74% valuta che migliorerà la propria situazione, rispetto all’82% del 2023).

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Una maggiore collaborazione tra i due Paesi è auspicata dal 99% del campione, in linea con lo scorso anno, e per il 91% porterà a una situazione WIN-WIN di egual vantaggio per entrambi i Paesi. A comporre questo quadro di maggiore incertezza sono quattro le preoccupazioni principali che affliggono le aziende italiane e francesi, con un livello di intensità del tutto simile: la perdita di potere di acquisto delle famiglie (36%), la difficoltà di trovare personale qualificato (34%) e l’aumento dei prezzi delle materie prime (32%). Tutti fattori che hanno un’influenza concreta ed immediata sulla situazione presente. Degna di nota è anche la preoccupazione relativa alla perdita di competitività dell’Europa (32%).

I tre ambiti nei quali emerge una maggiore vicinanza tra i due Paesi sono: la qualità dei prodotti/produzioni (89% di sentiment positivo); la buona qualità della vita (84%), la spinta alla transizione digitale (80%) e l’attenzione alla sostenibilità a 360° (79%). Tematiche queste ultime, digitale e sostenibilità, che realizzano il proprio potenziale se attivate in azione sinergica l’una con l’altra. In crescita rispetto allo scorso anno la “capacità di relazionarsi con l’Europa” (71% vs il 55% del 2023) e l’attenzione ai temi sociali (76% vs 68%).

Per quanto riguarda la maggiore attenzione alla sostenibilità è interessante notare che l’elemento che supporta maggiormente l’adozione di comportamenti sostenibili in azienda è la convinzione che possa portare ad accrescere la reputazione della propria impresa (64%); per il resto è un fattore ancora fortemente determinato dalla presenza di un top management aperto al cambiamento e alle sfide (50%) e da una classe dirigente visionaria con una lucida visione del futuro (47%). Da ultimo di particolare rilevanza anche la spinta normativa, grazie a una “legislazione che favorisca le imprese attente alla sostenibilità” (37%) attraverso “tassazione, sgravi fiscali, incentivi economici” (32%).

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In merito alle valutazioni circa l’attrattività per gli investimenti si evidenzia un quadro diverso tra i due Paesi. Le principali differenze emergono nei rapporti con il settore pubblico: realizzano un impatto positivo nel contesto francese gli incentivi pubblici (28% vs 17%), un sistema logistico e di trasporti efficiente (25% vs 7%) e un forte impegno alla transizione energetica (23% vs 10%). In Francia, infatti, la collaborazione pubblico-privato è valutata positivamente dal 86% del campione, contro il 22% italiano.

In Italia, l’attrattività degli investimenti è fortemente legata agli individui: risulta favorita rispetto alla Francia per la disponibilità di giovani laureati (36% vs 26%) e di personale qualificato/formato (41% vs 24%).

Il maggiore ostacolo che frena l’attrattività degli investimenti nel nostro Paese rimane l’alto livello di burocrazia (72% vs 27%), seguito dal livello di tassazione (40% vs 24%) e dalla difficoltà nel comprendere leggi e normative (37% vs 9%). Pesa invece maggiormente per i francesi il costo del lavoro (45% vs 12%).