De Bartolo, Lenovo: “Aziende italiane ai primi posti per investimenti in AI, Paese tra i più preparati in termini di competenze”
Aziende e organizzazioni credono nel potenziale economico dell’AI. Nella capacità cioè di generare crescita prodotta dalla nuova tecnologia. La quasi totalità delle imprese europee infatti sta portando avanti o è in procinto di farlo, progetti di intelligenza artificiale generativa nelle strategie aziendali, nei processi e nelle offerte. E’ quanto emerge dall’approfondita indagine promossa da Lenovo contenuta nell’eBook IDC, CIO PlayBook 2024: It’s all About Smarter AI alla quale hanno partecipato 600 decisori IT e aziendali di aziende e organizzazioni dell’area EMEA, appartenenti a diversi settori verticali di ogni paese.
Tendenze di investimento
Più in dettaglio oltre la metà (57%) delle aziende dichiarano di aver già investito in AI mentre il 40% prevede di farlo nel corso dell’anno; minima (3%) la quota che non ha in programma l’attivazione di progetti. Anche se nella survey non si specifica l’entità della spesa, sul fronte della tecnologia il cloud è una delle aree su cui si concentrerà una fetta importante degli investimenti. Le imprese dell’area EMEA prevedono di implementare strategie di AI nel cloud ibrido (48%), privato (24%) e solo il 17% nel pubblico, in conseguenza, secondo l’indagine IDC, delle stringenti normative sulla privacy dei dati, soprattutto nell’area UE. Tutti sulla carta concordano sul potenziale dell’AI ma non tutti i settori mostrano la stessa propensione a investire. La manifattura secondo l’indagine è il settore più entusiasta, con il 47% delle aziende interpellate che interpreta l’impatto dell’AI come un “punto di svolta”. All’estremo opposto, le telco si mostrano le più fredde (22%), forse per via del fatto che in anni recenti i leader del settore nel 65% dei casi hanno già investito in modo significativo. Comparto superato per entità della spesa solo dal settore bancario/assicurativo (67%). Trasversale ai settori c’è poi il riconoscimento dell’importanza dell’edge computing nello sviluppo di progetti di AI, pur con variazioni significative, con investimenti che vanno dal 29% nel settore manifatturiero al 60% in quello delle telecomunicazioni.
Intelligenza artificiale e imprese italiane
Anche all’interno della stessa regione EMEA l’entusiasmo sull’adozione di tecnologie AI non è uniforme; in Italia per esempio si registra la percentuale più bassa (2%) di CIO che ritengono l’AI “una distrazione”. Dato corroborato da quello che indica il nostro Paese insieme all’Olanda il mercato con il tasso maggiore di investimenti in AI generativa già pianificati (68%), a fronte di una media in EMEA che si assesta sul 56%. Addirittura l’Italia è il paese in cui si registrano minori difficoltà ad assumere personale con competenze AI (34%), rispetto alla media regionale del 55%. Per il 2024, secondo lo studio IDC i trend più rilevanti saranno la crescita di investimenti in tecnologie edge (40%), superiore alla media EMEA (38%); progetti di AI generativa, modernizzazione delle infrastrutture e piattaforme di HPC, con il 70% delle aziende che ha già pianificato investimenti in Gen AI, il 30% dei quali diventeranno operativi già a partire da quest’anno. «La ricerca – commenta Alessandro de Bartolo, Country General Manager, Infrastructure Solutions Group, Lenovo Italia – ci restituisce uno scenario particolarmente avanzato del nostro Paese. Non solo siamo tra i mercati più attenti agli investimenti in AI, ma siamo i più preparati in termini di competenze».
Le sfide
La principale sfida tecnologica dell’intelligenza artificiale generativa, menzionata dal 40% dei partecipanti alla ricerca, è rappresentata dai limiti di capacità dei modelli. Limiti che si manifestano soprattutto durante il processo di addestramento dei modelli sui dati, per via delle considerevoli risorse di calcolo e la vasta quantità di dati richiesti. A seguire le preoccupazioni riguardanti il possibile uso improprio dell’AI generativa e le “allucinazioni” dell’AI, ovvero i possibili errori che possono scaturire dal suo impiego in produzione. La ricerca di una piattaforma dati affidabile e la dipendenza da terze parti, per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa sono le altre sfide tecnologiche menzionate dai CIO interpellati.
A livello organizzativo infine la preoccupazione più evidente è di natura culturale, con il 40% dei rispondenti che esprime preoccupazioni riguardanti il timore dei dipendenti di vedere cambiare il proprio posto di lavoro. Seguono le sfide legate all’IT, evidenziate dal 45% dei partecipanti, esemplificate dalle possibili resistenze all’adozione della tecnologia. «L’AI è una disciplina fatta di potenza computazionale, dati e persone e in ogni progetto che abbiamo sviluppato insieme alle imprese del territorio abbiamo trovato questa sinergia» afferma de Bartolo. «Siamo consapevoli che l’AI pone diverse sfide, ed è quindi fondamentale affiancare le aziende in questo percorso, affinché i progetti siano personalizzati ed efficaci».