Officine Credem, il volto umano della banca come tech company

Piergiorgio Grossi chief data and innovation officer di Credem

Officine Credem apre le porte a cittadini, imprenditori, startupper, università e dipendenti per esplorare nuove idee e collaborare liberamente, promuovendo l’innovazione e il cambiamento dentro e fuori la banca in sintonia con il territorio

Fare open innovation non significa soltanto coinvolgere in un processo di cambiamento uno o più agenti esterni alla propria organizzazione. Nel raccontare le motivazioni che hanno spinto Credem Banca ad allestire, nel cuore di Reggiane Parco Innovazione, le sue nuove Officine, Piergiorgio Grossi, chief data and innovation officer del gruppo bancario si dice convinto che è necessario essere aperti soprattutto nei confronti dei propri colleghi. «Officine Credem è uno dei tanti specifici passi mossi in questi anni e che sono il frutto dei numerosi investimenti del gruppo in ambito fintech per dare a tutti i colleghi della banca nuovi strumenti di lavoro» – afferma il responsabile dell’innovazione della banca emiliana, che da poche settimane ha deciso di affidare a Grossi anche la gestione dei team di AI e data governance. «Una trasformazione – continua Grossi – che non viene decisa dentro a una stanza isolata, da cui escono novità da accettare a “scatola chiusa”. Pensiamo che la capacità di innovare appartenga a tutti. Dobbiamo semplicemente aiutare a esprimerla».

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L’OFFICINA DELLE IDEE

Officine Credem hanno scelto un luogo fisico accessibile a tutti. Questo luogo non è limitato solo ai dipendenti e ai collaboratori dell’azienda, ma è aperto anche ai clienti e ai cittadini. La scelta riflette l’obiettivo della banca di essere radicata nel territorio e di coinvolgere attivamente la comunità locale. Inoltre, la presenza di iniziative culturali e opere d’arte contribuisce a rendere questo luogo non solo uno spazio lavorativo, ma anche un centro di interesse culturale e creativo. All’interno delle strutture che sono oggetto di un ambizioso piano di riqualificazione di tutta l’area occupata dalle storiche Officine Meccaniche Reggiane, le Officine Credem occupano spazi molto modulari e flessibili, un laboratorio polivalente e attrezzato per il lavoro individuale e di squadra, ma utilizzabile anche come luogo di incontro. «Il mese scorso – spiega Grossi, abbiamo accolto sessanta studenti della facoltà di ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia con cui collaboriamo da anni, che insieme a Credem stanno seguendo un percorso dedicato ai sistemi informatici innovativi».

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In quella che fu una vera e propria città industriale nella città – le Reggiane davano lavoro a migliaia di operai – a fianco delle Officine Credem operano realtà come il Tecnopolo di Reggio Emilia, con le sue startup e numerosi laboratori, mentre la stessa Università sta realizzando il suo nuovo polo tutto dedicato alla scienza dei dati. «Insomma – sorride Grossi, quella che era una fabbrica, piena di acciaio e di utensili pesanti oggi è piena di bit e di persone alle quali cerchiamo di migliorare la vita».

In effetti, le Officine vanno a inserirsi anche nella strategia di ridefinizione dello smart working voluto dal gruppo bancario per integrare e completare gli strumenti di lavoro da remoto. «Nella nostra ricerca di una nuova normalità cerchiamo di dare una risposta alla domanda sul futuro dell’ufficio» – spiega Grossi. Aperte informalmente l’otto gennaio del 2024, ancora prima dell’inaugurazione ufficiale di marzo, Officine Credem hanno tutta l’agenda occupata fino ad aprile. In omaggio allo spirito da startupper che aleggia in tutto il Parco, tutte le stanze, inclusa l’ampia sala convegni capace di ospitare fino a 100 persone intorno al palco con megaschermo “Menlo Park”, sono intitolate alle città della Silicon Valley.

Agli spazi più informali con tavoloni, poltroncine e divanetti si alternano sei sale riunioni e 25 postazioni individuali per operatori residenti. E ovviamente, non mancano una cucina e una zona lounge per i momenti di pausa e relazione. Qui i dipendenti Credem possono svolgere le loro attività, formarsi o presentare un nuovo prodotto ai clienti. Dentro e fuori gli orari di lavoro tradizionali. «Organizziamo diverse occasioni e momenti di dialogo e confronto anche su tematiche di attualità ed in occasioni informali» – aggiunge Grossi.

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Francesco Reggiani chief operating officer di Credem

LA VISIONE STRATEGICA

Da un punto di vista organizzativo, gli uffici 2.0 delle Officine Credem si collocano nella cosiddetta Area Futuro del gruppo, il cui coordinamento è affidato al chief operating officer Francesco Reggiani. «L’Area Futuro – spiega il manager – abbraccia i sistemi informativi, il real estate, la logistica, ma anche tutti i servizi di back office, il project management e l’innovazione di cui è responsabile Piergiorgio e anche Credemtel, la società del Gruppo specializzata nei servizi digitali per le imprese». Il team che si occupa degli immobili del gruppo ha collaborato proprio allo sviluppo della parte tecnologica delle Officine, imparando – commenta il COO – molte cose nuove. «Sempre di più il compito di chi si occupa di innovazione non è entrare nello specifico delle cose da fare, ma intervenire sul come. All’interno di una grande banca le persone sviluppano tante competenze, ma non hanno l’abitudine a lavorare come in una startup, con cicli veloci e collaborando su nuove idee. Noi cerchiamo di offrire questi spunti».

La missione di Area Futuro – prosegue Reggiani – è creare le condizioni che consentano al gruppo bancario di proseguire sui livelli di eccellenza e ad assicurare performance elevate negli anni a venire. «C’è quindi chi si occupa del funzionamento day by day, delle infrastrutture, dei processi, degli spazi fisici e di tutto quello che in una parola serve alle persone del Gruppo per fare il loro mestiere e interagire con i loro clienti». Ma c’è anche chi si impegna a generare nuovo valore, agendo su tre linee strategiche che Reggiani individua nella trasformazione digitale o phygital di un business che respira i bit anche nei suoi elementi più fisici; nell’acquisizione di una mentalità sempre più data-driven; e nel potenziamento di una strategia ESG di una banca che aderisce alla Net-Zero Banking Alliance delle Nazioni Unite per un’industria bancaria e un’intera economia a zero impatto ambientale.

Secondo Reggiani le attività di Area Futuro traguardano inoltre tre diversi orizzonti temporali. «C’è la quotidianità dei processi che devono funzionare oggi. Il futuro a medio termine che ha già portato a identificare una cinquantina di attività che daranno un contributo importante al valore prospettico del Gruppo. E un futuro a lungo termine su cui sta lavorando il team di innovazione, anche attraverso una forte relazione con il mondo delle startup». Del resto, con l’imprenditoria innovativa, Credem ha una affinità diretta, al di là della lunga esperienza mutuata attraverso il rapporto con la clientela aziendale o con le fintech con cui collabora da tempo. Del gruppo – ricorda Reggiani – fa parte anche Credemtel, realtà ultratrentennale che offre numerosi servizi online espressamente rivolti alle PMI e al loro fabbisogno di digitalizzazione, dalla fatturazione elettronica alla conservazione di documenti passando per la sicurezza gestita e che da qualche mese ha attivato un’offerta di servizi basati su IOT e AI per le aziende.

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«Da qualche mese, abbiamo introdotto i primi servizi pensati per la digitalizzazione dei processi in fabbrica» – aggiunge il COO. E questo non è l’unico esempio di servitization che l’istituto bancario propone “pacchettizzando” e volgendo direttamente al mercato le sue specifiche competenze. Attraverso le controllate come Credemtel, il gruppo emiliano partecipa con quote di minoranza ad altre aziende, secondo un modello federativo che può arrivare al definitivo accorpamento. Un esempio recente è quello di Avvera, società specializzata in credito al consumo, che nel luglio scorso ha annunciato l’acquisizione di Splittypay, startup che opera nel settore della rateizzazione “buy now pay later” ed è entrata a far parte dei servizi della finanziaria Credem. «Le banche sono moderne tech company in termini di architetture, resilienza e canali sempre più digitali e su questo dobbiamo investire» – conclude Reggiani. «Officine Credem testimoniano lo sforzo che rivolgiamo alla dimensione umana che rimane elemento imprescindibile dell’essere e fare banca».