Entro l’anno l’inaugurazione del campus di Roma. Tra il 2026 e il 2027 previsti due nuovi data center a Ponte San Pietro (Bg). Al via il debutto dell’Aruba Cloud MotoE Team
Si capisce subito che Stefano Cecconi, AD di Aruba, il suo mestiere di imprenditore, lo conosce con la profondità di chi oneri e onori li ha vissuti tutti in prima persona. Gli puoi chiedere il perché di questa scelta tecnica, dell’utilizzo di un certo materiale, della decisione di affidarsi a quella soluzione. La risposta, senza mai lesinare in particolari, sarà sempre comprensibile da tutti, cosa non proprio scontata nel mondo dell’IT. E forse, anche da questo bisogna partire per comprendere come un’azienda familiare è diventata nel giro di pochi anni il più importante fornitore italiano di servizi cloud, datacenter, hosting, trust services, e-mail, Pec, registrazione di domini e firma digitale.
L’azienda – come ricorda Cecconi – nasce, come tante realtà del settore IT all’inizio degli anni Novanta, come cliente di un data center. Almeno fino al 2001, quando ad Arezzo, iniziano i lavori di costruzione del primo targato Aruba. Oggi, i data center attivi in Italia sono 3 nel Global Cloud Data Center e 2 ad Arezzo a cui se ne aggiungeranno altri cinque ubicati nel campus in costruzione a Roma. Inaugurazione prevista entro l’anno. E più avanti, tra il 2026 e il 2027, altri due a Ponte San Pietro (Bg), che con i suoi 200mila metri quadri di superficie, è il più esteso campus in Italia. A questi si aggiungono un ulteriore data center di proprietà in Repubblica Ceca e data center partner attivi in tutta Europa.
LA SFIDA ENERGETICA
A fronte di un progetto di espansione così ambizioso, il fabbisogno di energia è destinato inevitabilmente a salire. «Quando abbiamo inaugurato questo sito – racconta l’AD Cecconi – la connessione in fibra ottica rappresentava la nostra preoccupazione principale. Oggi, la vera risorsa scarsa è la potenza elettrica».
Negli USA, sino a poco meno di un decennio fa, un data center consumava un decimo degli attuali 100 megawatt. Nel caso di Ponte San Pietro, sarà necessario raggiungere una capacità superiore ai 60 MW, dagli attuali 30. Un consumo di energia alimentato anche dall’uso sempre più intenso dell’intelligenza artificiale. Si calcola infatti che per una singola ricerca su ChatGPT, si consumi circa tre volte l’energia necessaria a Google per fornire la stessa risposta, mentre per una conversazione la piattaforma di OpenAI si “beva” l’equivalente di una bottiglietta d’acqua da 50cl.
Le conseguenze sull’ambiente saranno enormi e richiederanno scelte epocali da parte dei singoli Paesi. Aruba sarà coinvolta in prima linea per governare questa transizione. Perciò è più che mai necessario programmare e progettare in anticipo le scelte strategiche. «L’obiettivo è di produrre tutto quello che possiamo dalle rinnovabili» – spiega Cecconi. «Possediamo sette centrali idroelettriche, tre delle quali sul Brembo. Inoltre, rivestiamo di pannelli fotovoltaici tutte le parti dei building correttamente esposte. Tuttavia, questa tecnologia, per sua natura, produce energia solo in alcune ore al giorno, mentre i consumi dei data center sono assolutamente costanti». Il che esclude subito che possa diventare la fonte primaria. Diverse le considerazioni per l’idroelettrico, la cui curva di produzione è più stabile. «Anche se per le autorizzazioni e la messa in produzione degli impianti i tempi si allungano parecchio» – commenta Cecconi.
I CLIENTI AL PRIMO POSTO
Le esigenze dei clienti stanno aumentando, e l’obiettivo di Cecconi è non solo di soddisfarle, ma anche, se possibile, di anticiparle. «Otto delle dieci sale che compongono uno dei data center – spiega Cecconi – sono interamente occupate da singoli clienti che hanno la possibilità di collegare il proprio data center al fornitore di connettività preferito, trasferendo – quando il contratto lo preveda – le stesse condizioni all’interno dell’infrastruttura Aruba. Da questo punto di vista, siamo completamente neutrali. Grazie a due centri di connettività presenti nell’edificio, il cliente può scegliere di sfruttare la nostra connettività o continuare a utilizzare il proprio fornitore anche nel campus».
LUCI SULL’ARUBA CLOUD MOTOE TEAM
La visita al campus di Ponte San Pietro ha il suo epilogo nella cena di gala per presentare ufficialmente alla stampa e alla nutrita rappresentanza di appassionati l’Aruba Cloud MotoE Team che parteciperà alla prossima edizione del Campionato del Mondo FIM Enel MotoE 2024. Per Aruba, scenderanno in pista l’italiano Armando Pontone, in passato nella categoria Moto3 e vincitore del National Trophy SS600 nel 2021 e il veterano britannico Chaz Davies, fra i protagonisti del WorldSBK e pilota Superbike sino al 2021, oggi in forza nel team Ducati Erc nel mondiale Endurance e coach per i piloti Aruba in Superbike e Supersport.