Il digitale per la gestione sostenibile dell’acqua, presentato il position paper realizzato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale in collaborazione con Acquedotto Pugliese, Gruppo CAP, Italgas e MM
L’acqua è un bene prezioso, elemento essenziale per la vita. Garantire la sua disponibilità e gestione sostenibile è alla base dei principi fondamentali dell’Agenda 2030. Per raggiungere questo obiettivo, non si può prescindere dal contributo offerto dalle tecnologie digitali. Ne è convinta la Fondazione per la Sostenibilità Digitale che, nell’ambito delle attività previste nel 2024 e su iniziativa delle aziende sostenitrici – Acquedotto Pugliese, Gruppo CAP, Italgas e MM – ha promosso la creazione del gruppo di lavoro Sustainable Water, che in questi mesi ha realizzato un position paper proprio su questo tema.
Il documento, presentato il 4 marzo durante il convegno a Milano ospitato nella sede di Gruppo CAP, analizza le varie tecnologie digitali nel settore idrico e il loro contributo agli obiettivi dell’Agenda 2030, attraverso 14 casi d’uso. L’obiettivo del convegno è condividere il documento con i principali operatori del settore provenienti dalle diverse regioni italiane, con l’auspicio di rafforzare il partenariato, allargare la composizione del gruppo e avviare, successivamente, iniziative concrete in modo partecipato.
«Crediamo fortemente in un approccio sistemico che coinvolga tutti i gestori del Servizio Idrico Integrato del Paese, non solo per la forte spinta all’innovazione tecnologica che questo produrrebbe, ma anche per come gli operatori potrebbero utilizzare la leva del digitale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità» – ha spiegato Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. «L’auspicio è di instaurare un dialogo costruttivo e un processo collaborativo fra tutti i gestori del servizio idrico integrato italiano, che tenga conto delle diverse esigenze territoriali del nostro Paese e che sia capace di evolversi e arricchirsi grazie al contributo di tutti i partecipanti».
Sulla base del position paper, le tecnologie sono suddivise in tre categorie, interdipendenti tra loro, e in relazione alle loro funzioni. La prima area riguarda l’infrastruttura fisica, che comprende le tecnologie per la gestione del ciclo di vita degli asset e la loro rappresentazione sul territorio attraverso sistemi GIS, nonché il funzionamento dei dispositivi IIoT. Inoltre, include le infrastrutture tecnologiche e di rete che abilitano la trasmissione e l’elaborazione in tempo reale delle informazioni, come la banda larga e il cloud.
La seconda area identificata dal gruppo di lavoro è l’infrastruttura di processo che si appoggia alla precedente coinvolgendo tecnologie che mirano a ottimizzare i processi, sviluppare nuovi servizi e ridefinire i metodi di lavoro tradizionali, attraverso l’impiego di strumenti di analisi predittiva basati su algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning. Infine, la terza area si concentra sugli ecosistemi digitali, costituiti da soluzioni (casi d’uso) che combinano una o più tecnologie descritte nelle precedenti aree. Gli ecosistemi rappresentano a livello digitale la realtà fisica degli asset e le loro dinamiche, includendo anche le interazioni tra tecnologie e persone, che diventano parte integrante del sistema e ne possono condizionare i comportamenti. I 14 casi d’uso individuati seguono la logica di aggregazione e mostrano come la combinazione di strumenti digitali permette di risolvere criticità, ottimizzare ed evolvere processi aziendali. Inoltre, ogni caso d’uso è stato esaminato correlando i suoi impatti agli obiettivi dell’Agenda 2030 al fine di identificare i benefici derivanti dall’adozione delle diverse tecnologie in ogni fase.
A cura di Fondazione per la Sostenibilità Digitale