L’idea è di realizzare chatbot che siano adatti a famiglie e minori
OpenAI spera di conquistare la fiducia dei genitori – e dei politici – collaborando con organizzazioni che lavorano per ridurre al minimo i danni della tecnologia e dei media a bambini, preadolescenti e adolescenti. A tal proposito, lo sviluppatore di ChatGPT ha annunciato una partnership con Common Sense Media, l’organizzazione no-profit che esamina e classifica l’idoneità di vari media e tecnologia per i bambini, per collaborare su linee guida sull’IA e materiali educativi per genitori, educatori e giovani adulti. Nell’ambito della partnership, OpenAI collaborerà con Common Sense Media per sviluppare GPT “adatti alle famiglie” – chatbot basati sui modelli GenAI di OpenAI – nel GPT Store, la piattaforma dell’azienda, basandosi sugli standard di classificazione e valutazione di Common Sense. Secondo il CEO Sam Altman: “L’intelligenza artificiale offre incredibili vantaggi per famiglie e adolescenti e la nostra partnership con Common Sense rafforzerà ulteriormente il lavoro sulla sicurezza, garantendo che tutti possano utilizzare gli strumenti con sicurezza”.
Il lancio della partnership arriva dopo che OpenAI ha dichiarato che avrebbe partecipato al nuovo quadro di Common Sense, lanciato a settembre, per valutazioni e revisioni progettate per valutare la sicurezza, la trasparenza, l’uso etico e l’impatto dei prodotti IA. Secondo il co-fondatore e CEO di Common Sense, James Steyer, il framework mira a produrre una “etichetta di riferimento” per le app basate sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di far luce sui contesti in cui vengono utilizzate ed evidenziare aree di potenziale opportunità e danno contro un insieme di principi di “buon senso”. In un comunicato stampa, Steyer ha fatto allusione al fatto che i genitori di oggi rimangono generalmente meno informati sugli strumenti GenAI – ad esempio ChatGPT – rispetto alle generazioni più giovani. Un sondaggio di Impact Research commissionato da Common Sense Media alla fine dello scorso anno ha rilevato che il 58% degli studenti di età compresa tra 12 e 18 anni ha utilizzato ChatGPT rispetto al 30% dei genitori di bambini in età scolare.