Innovazione e cultura aziendale, i CIO come agenti del cambiamento

Comprendere, usare, innovare. Il CIO come architetto della digital literacy

L’impatto della cultura aziendale sull’innovazione dipende da come è modellata e gestita. La relazione tra organizzazione e trasformazione secondo la visione di Piergiorgio Grossi (Credem Banca) e Massimo Fedeli (ISTAT)

Il recente studio “CIOs & The Board” condotto da CIONET e Workday ha rivelato che il 71% dei chief information officer intervistati identifica la cultura aziendale come l’ostacolo principale alla trasformazione digitale. In realtà, cultura aziendale e innovazione non sono, o meglio non dovrebbero essere, categorie contrapposte. In molti casi, tuttavia, la cultura aziendale può rappresentare un freno alla trasformazione se caratterizzata da resistenza al cambiamento, mancanza di apertura e poca flessibilità. D’altra parte, se l’azienda promuove la sperimentazione e favorisce la collaborazione, la cultura aziendale diventa l’elemento chiave per alimentare l’innovazione.

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A dimostrarlo, l’esperienza diretta di Piergiorgio Grossi, chief innovation officer di Credem Banca e Massimo Fedeli, CIO di ISTAT fino a giugno 2023 e attuale direttore del dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e la diffusione dell’informazione statistica. Le competenze di Piergiorgio Grossi spaziano dalla Formula 1 alla consulenza, dall’automotive al finance. Grossi pone l’accento su un punto cruciale: «La trasformazione digitale non dovrebbe essere ossessionata solo dal digitale in sé, ma dovrebbe concentrarsi sulla trasformazione globale dell’azienda, del business, dei modi di lavorare, della relazione con il cliente e dei rapporti con i partner. Le tecnologie sono fondamentali, ma la chiave sta nel modo in cui vengono utilizzate e da chi. Se credi che la tecnologia possa risolvere tutti i tuoi problemi – afferma Grossi – o non conosci la tecnologia, o non conosci i tuoi problemi, o forse entrambe le cose». Il vero fulcro è il cambiamento culturale. «Ogni azienda ha il suo ritmo di trasformazione e il nostro lavoro nel settore dell’innovazione è di sostenerlo grazie al contributo di tutte le funzioni. Ma attenzione, quando parlo di “strumenti”, non sto parlando solo di software» – continua Grossi. «Nel contesto di Gruppo Credem, siamo passati dall’incoraggiare la sperimentazione – con gli inevitabili errori che portano all’apprendimento – alla creazione di un fondo di Corporate Venture Capital. Inoltre, abbiamo adottato pratiche avanzate di design e lanciato Officine Credem, un hub dove l’innovazione è di casa. Il nostro compito è aiutare i nostri professionisti a creare un ecosistema – culturale, organizzativo, regolamentare, etico – che permetta a questa innovazione di accelerare».

Da un’altra prospettiva, Massimo Fedeli di ISTAT racconta con orgoglio il percorso di modernizzazione intrapreso dal 2016. Fedeli ha guidato la creazione della nuova direzione informatica (DCIT), ponendola al centro di questi sforzi di efficientamento, grazie anche alla scelta strategica di concentrarsi sull’aspetto culturale attraverso corsi di formazione che hanno portato l’80% del personale della direzione a ottenere certificazioni e competenze tecniche (ITIL, COBIT, PMP, PRINCE2, CISM), arrivando a un livello di eccellenza molto raro da riscontrare nella PA.

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Dalla seconda metà del 2023, Massimo Fedeli ha la responsabilità del dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica (DIRM). Qui oltre alla direzione informatica (DCIT) ci sono la direzione che definisce i metodi da utilizzare per le indagini (DCME) e la direzione per la diffusione e comunicazione statistica (DCCI). «L’obiettivo è quello di estendere la stessa impostazione organizzativa, unificando le direzioni coinvolte e creando un ambiente sinergico. Le tre direzioni devono erogare servizi strutturali e strumentali in modo coordinato a tutto l’Istituto. Per questo motivo, ritengo che l’approccio sinergico tra competenze, organizzazione e tecnologia sia la chiave per ottenere nel tempo grandi risultati».

di Aldo Ceccarelli CIO di Sedamyl