Verso l’eccellenza digitale

Verso l’eccellenza digitale

Il Made in Italy rappresenta un patrimonio di conoscenze e processi che identifica un modo di concepire i prodotti, unito a una qualità distintiva che si estende ben oltre la provenienza geografica, ma che diventa storia, arte, cultura, bellezza e paesaggio. Il Made in Italy trascende il marchio commerciale per abbracciare una visione più ampia e ambiziosa che si propone di costruire un futuro di crescita più sostenibile in grado di competere su nuovi mercati, utilizzando come leve l’innovazione, la capacità di ridisegnare i modelli produttivi e di fare sistema. Alle imprese che si fanno interpreti di questa visione, Orange Business rivolge il proprio sguardo.

Francesca Puggioni, amministratore delegato di Orange Business Italy e direttore generale Sud Europa – spiega: «In Francia, siamo impegnati a sostenere diversi gruppi, veri campioni del Made in France. Allo stesso modo, con soluzioni concrete e un focus produttivo tangibile, siamo pronti a estendere il nostro sostegno alle imprese del Made in Italy che possono affidarsi alla nostra esperienza globale». L’expertise di Orange Business si basa su competenze avanzate sviluppate nel corso degli anni, una profonda comprensione tecnica e operativa delle reti e dei servizi, nonché la capacità di innovare e adattarsi al cambiamento del mercato. «La chiave per posizionare il Made in Italy è giocare sulla qualità e l’unicità. In Italia, abbiamo realtà con caratteristiche simili a quelle di altre aziende europee che hanno conquistato i mercati più importanti» – continua Puggioni. «La qualità e il design – distintivi del Made in Italy – ci consentono di primeggiare in alcuni mercati, ma al tempo stesso comportano costi elevati che possono rendere i prodotti meno competitivi in altri contesti. Per superare questa sfida – spiega Puggioni – è imperativo intervenire sul modello di produzione, sfruttando appieno le potenzialità del digitale per differenziarsi».

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La forza delle relazioni dirette con il cliente

Nel panorama attuale, la competitività dei marchi italiani si gioca sul terreno della relazione diretta con il cliente. «Questo significa – spiega Francesca Puggioni – andare oltre la semplice produzione di beni e abbracciare un approccio più dinamico per trasformare la produzione in un processo guidato dagli input e dalle preferenze dirette dei consumatori. La comprensione anticipata delle tendenze di acquisto consente di adattare la produzione in tempo reale, producendo in modo più efficiente». Un esempio eclatante di questa trasformazione è il boom delle sneakers, reso possibile dalla personalizzazione avanzata e dalla velocità impressionante di produzione, entrambe abilitate dal digitale che permette di ridefinire la catena di produzione con costi sostenibili. «Disporre di un canale diretto con il consumatore e ascoltare i suoi desideri rappresentano un punto critico. Le nostre soluzioni puntano a facilitare questa connessione» – afferma Francesca Puggioni. Orange Business propone una doppia value proposition strategica: «La prima, chiamata “augmented customer experience (ACX)”, si concentra sull’analisi dei dati per comprendere i gusti e i desideri dei clienti, offrendo un approccio centrato sulle preferenze di consumo. La seconda, dedicata alla “smart industry”, si focalizza sull’ottimizzazione dei costi e sull’aumento della produttività attraverso soluzioni avanzate di analisi dei dati di produzione, contribuendo a sviluppare una catena di fornitura più efficiente». In questo contesto, Orange Business si pone come facilitatore della trasformazione digitale per il Made in Italy, aprendo la strada a un nuovo modo di produrre e interagire con il cliente.

Orange Business apre la strada a un nuovo modo di produrre e interagire con il cliente, sfruttando il digitale per differenziarsi. «Il futuro del Made in Italy lo costruiamo oggi»

Ridefinire i requisiti pre-competitivi del sistema

L’innovazione di prodotto e di processo rappresenta un elemento fondamentale per potenziare il Made in Italy. «La lenta trasformazione della filiera, associata a metodologie superate, impatta in modo negativo sul modo di concepire il processo produttivo, generando modelli separati per l’approvvigionamento, la produzione e la distribuzione, che solo apparentemente sono indipendenti tra loro» – spiega Francesca Puggioni. La collaborazione e l’integrazione efficace all’interno di un sistema più ampio diventano fattori chiave per il successo. «Tutti i marchi hanno la necessità di ottimizzare i costi di produzione. Per rendere più efficiente la catena produttiva, si devono concentrare gli sforzi per sviluppare una rete di poli integrati di produzione. L’impresa che si trova da sola contro tutti sarà destinata a diventare sempre più marginale. Al contrario, chi è parte attiva di un sistema capace di valorizzare la multidimensionalità delle relazioni con dipendenti, collaboratori, clienti e fornitori, sarà in grado di adattarsi meglio al cambiamento e crescere». Nello scenario attuale, emergono due modelli che il digitale può sostenere – continua Puggioni. «Il primo si basa sullo sviluppo di un approccio di filiera integrato per scalare la capacità produttività, settore per settore, differenziando il design. Il secondo si basa sull’aumento della “reachability” del prodotto, migliorando la capacità di connettersi digitalmente con un determinato pubblico, mercato o risorsa».

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La co-innovazione è la chiave di volta

Il nodo della questione non è tanto adottare nuove tecnologie, ma farlo nel modo giusto. Il primo passo – spiega Francesca Puggioni – consiste nell’individuare i pain points, ovvero le problematiche specifiche di ogni azienda. «Oggi, non è più possibile pensare di portare sul mercato soluzioni standardizzate. L’esperienza globale di Orange Business offre una prospettiva unica su come adattare l’innovazione alle esigenze specifiche di ciascun cliente. La capacità di utilizzare e integrare la tecnologia nelle operazioni e nelle strategie aziendali è ciò che distingue le imprese di successo». Il livello di maturità digitale varia in base a diversi fattori, tra cui la cultura aziendale, la leadership, le risorse finanziarie e umane, e l’approccio alla tecnologia. «Ogni azienda – continua Puggioni – interpreta la trasformazione digitale con i propri tempi, poiché rappresenta un percorso continuo e non un passaggio diretto dal punto A al punto B. La trasformazione digitale è un atteggiamento verso la produttività e il mercato, un viaggio che richiede adattabilità». La tecnologia è un alleato formidabile per mantenere la competitività a livello globale. Ma da sola non basta. «È necessario comprendere come integrare in modo strategico queste soluzioni all’interno dei processi e dei modelli operativi. L’adozione consapevole e mirata delle tecnologie emergenti, unita al cambiamento dei processi e della cultura organizzativa, permetterà alle imprese del Made in Italy di trarre il massimo vantaggio dalla trasformazione digitale» – afferma Puggioni. «Il futuro sostenibile del Made in Italy si fonda sulla capacità di abbracciare e guidare l’evoluzione tecnologica, mantenendo ed esaltando la qualità, l’artigianalità e l’eccellenza che caratterizzano il marchio».

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