L’approccio di trattare i dati come prodotto presenta diversi punti di forza. La crescita esponenziale dei dati, associata alla trasformazione digitale, mette aziende e organizzazioni davanti alla sfida di condividerli, combinarli, proteggerli e utilizzarli correttamente. Un’operazione che quando riesce offre grandi opportunità: decisioni informate, innovazione, efficienza operativa, maggiore competitività, ottimizzazione della catena di approvvigionamento, condivisione delle conoscenze.
«La parola chiave è interoperabilità dei dati» – premette Gabriele Obino, regional VP and GM Southern Europe and Middle East di Denodo. «Un modello di condivisione dei dati in cui gli owner dei dati mantengono il controllo, ma consentono ad altri di accedervi o utilizzarli senza dover duplicarli fisicamente ed è esattamente quel che serve perché diventino informazioni utili all’intera rete aziendale, sia quando il pubblico interagisce con il privato che viceversa». L’interazione coi dati rappresenta un concetto fondamentale nelle architetture Denodo, la cui pietra angolare è un’infrastruttura unificata per la condivisione dei dati che eleva gli standard di interoperabilità, qualità, governance e sicurezza.
Per supportare la creazione dell’organizzazione data-driven, Denodo punta all’interoperabilità tra domini diversi, agevolando la condivisione e lo scambio di dati tra entità diverse in modo coerente, sicuro ed efficiente, indipendentemente dalle differenze nei protocolli, nei formati dei dati, nelle politiche di sicurezza e nelle altre variabili che caratterizzano ciascun dominio. «La data virtualization, ovvero l’utilizzo di modelli semantici definiti nello strato virtuale tra fonti di dati e consumatori eterogenei, facilita l’estrapolazione dei dati oggetto di analisi, in near real-time» – spiega Obino. «L’interoperabilità logica preserva la proprietà dei dati di ciascun ente, mettendo al tempo stesso a disposizione della rete la possibilità di combinarli per estrarre le informazioni necessarie a una maggiore efficienza e, soprattutto, a una migliore efficacia sul mercato».
Il modello PDND
L’esempio che meglio di tutti illustra gli obiettivi dell’interoperabilità è il progetto iniziato dal Governo italiano con l’introduzione della PDND, la piattaforma digitale nazionale dati. Uno strumento per facilitare l’utilizzo dei dati e delle informazioni possedute dalla PA per le loro finalità istituzionali. Con ricadute importanti nei rapporti tra cittadini e amministrazioni. Grazie alla PDND, per esempio, l’ufficio dell’ASL che assegna un contributo assistenziale non dovrà più chiedere al beneficiario i dati necessari ma potrà rivolgersi direttamente all’ente già in possesso di quei dati come il comune di residenza. I dati in questo modo verranno forniti dalla persona una volta sola e non a ogni richiesta di servizio o prestazione come avviene oggi. Una vera e propria rivoluzione copernicana nelle modalità di relazione della PA con cittadini e imprese, sintetizzata dall’Unione Europea con il principio once-only, introdotto nell’ambito del mercato unico digitale. «Il focus centrale del PDND è l’interazione logica con i dati, superando definitivamente la necessità di trasferirli ogni volta in un repository comune. Una scelta, peraltro, sempre meno sostenibile per vari motivi, non ultimo la proprietà dei dati. Con un approccio logico invece – argomenta Obino – resta intatta la capacità di enti e amministrazioni di accedere a quei dati, combinarli e trarre quelle informazioni, patrimonio comune, nella interoperabilità dei dati di ciascuno». Un punto di arrivo per il sistema Paese, verso il quale si sta procedendo con una serie di iniziative importanti. «Il Polo Strategico Nazionale – la possibilità cioè di lavorare in cloud a livello centrale – è una di queste sfruttando i servizi dei più importanti cloud provider presenti sul mercato». Non si tratta – spiega Obino – di focalizzarsi sull’identità del fornitore di servizi cloud. I dati sono e restano di proprietà dei singoli enti. La possibilità di combinarli invece rimane tutta nella capacità delle nostre soluzioni di integrare i dati a livello logico, trasformarli e combinarli». Senza per questo trascurare le difficoltà, riconosce Obino. «La nuova piattaforma nazionale dei dati indica in modo chiaro come affrontare questa transizione. Noi abbiamo raccolto la sfida con le prime prove d’uso, già in corso con diversi clienti nella PAC».
La parola chiave è interoperabilità dei dati. La data virtualization della piattaforma Denodo per migliorare sicurezza, governance e performance di business
Piattaforma unica
L’apertura verso la condivisione dei dati comporta una serie di sfide da affrontare. La sicurezza, essenziale per mantenere la fiducia dei clienti, garantire la conformità normativa e proteggere i dati aziendali da minacce interne ed esterne, resta uno dei temi principali. «Nella scelta di mettere a disposizione i propri dati ci sono almeno due aspetti da considerare» – afferma Obino. «Anzitutto che così facendo posso centralizzare il controllo operando sul livello logico – una sorta di spazio comune – offerto dalla nostra piattaforma. Stabilire quindi, sulla base di policy prestabilite, chi accede a cosa, quando e con quali modalità. All’interno di questo spazio comune si localizza la sicurezza, secondo uno schema di governance di controllo degli accessi centralizzato». Il secondo aspetto è la sostenibilità. «Con Denodo si centralizza la descrizione dei dati messi a disposizione, non i dati. Si evita così di spendere tempo, tanto, e denaro, tantissimo. Più copio dati sensibili maggiore è il rischio che altri possano accedervi. La replica e la dispersione dei dati ostacolano il loro controllo». Una sola piattaforma quindi con un occhio alla sostenibilità dei processi interni alle aziende.
«Il branch office tedesco di una importante banca olandese nostra cliente ha tagliato in modo sostanziale le emissioni passando alla nostra soluzione. La prassi – spiega Obino – prevedeva il lancio di batch per copiare diverse decine di terabyte di dati ogni notte dalla sede centrale ai data base target e così permettere agli utenti di accedervi alla ripresa dell’attività lavorativa. Parliamo di attività prolungate e intensive che a livello energetico, di occupazione dei dati e di densità di sistemi impattati, avevano un costo enorme. Grazie all’implementazione della nostra soluzione siamo riusciti ad azzerare la necessità di repliche su base giornaliera». Tutto questo grazie alla flessibilità e alla scalabilità garantite da un’unica piattaforma. «Riconosciuta come di gran lunga la migliore sul mercato. Senza veri competitor sull’ampiezza delle funzionalità a disposizione» afferma Obino. «Uno strumento unico su cui si concentra tutta l’attenzione dell’azienda per svilupparlo e farlo evolvere. Proposta con livelli contrattuali da offrire al mercato, pur con differenti capacità e funzionalità, che si adattano alle esigenze di tutte le aziende. Anche le più piccole».