L’azienda conferma la strategia di acquisizioni per potenziare un’offerta sinergica, sta per aprire un nuovo centro R&D e presenta i risultati di una ricerca sulla penetrazione dell’Intelligenza Artificiale. Con luci e ombre
Acquisizioni, ricerca e Intelligenza Artificiale. La strategia di Cisco non prescinde da questi tre campi di intervento scelti per cavalcare l’innovazione e rendere le imprese clienti sempre più competitive. Le imprese, certo, ma anche il Paese nella sua totalità. Perché benessere e progresso passano da una società avvezza al digitale. È quanto emerso nel corso della presentazione della prima edizione dell’AI Readiness Index: ricerca che la multinazionale americana ha condotto su 8 mila aziende world wide per prendere il polso alla diffusone dell’Intelligenza Artificiale.
Un portfolio sinergico
Ad oggi sono oltre 200 le realtà presenti nel portfolio di Cisco e il numero, è certo, continuerà a crescere. Parola d’ordine: creare sinergie virtuose che potenzino l’offerta da più prospettive possibili. «Il nostro modo di fare innovazione è stato e continua ad essere legato all’acquisizione di aziende a livello globale e negli ultimi anni anche in Italia. La più grande operazione in termini di valore è stata Splunk. L’operazione sarà completata la prossima estate e ci permetterà di ottenere un enorme valore aggiunto lato security», ha dichiarato Gianmatteo Manghi, Amministratore Delegato di Cisco Italia.
L’impegno nella crescita delle digital skill
Gli investimenti in Ricerca e Sviluppo a livello globale nel luglio scorso hanno superato quota 7 miliardi di dollari. In Italia sono 200 gli ingegneri all’opera tra i laboratori di Vimercate e Pisa a cui si aggiungerà il team di un nuovo polo di imminente apertura nel cuore di Milano. «Entro l’estate 2024 apriremo in Piazza Gae Aulenti una nuova sede per le nostre attività di ricerca e sviluppo, ispirata ai valori della sostenibilità, dell’accoglienza e della collaborazione», ha affermato Manghi. Altrettanto fondamentale nell’ottica dell’innovazione il contributo che Cisco dà alla diffusione delle digital skill nella società odierna con un programma di education diretto agli studenti degli istituti superiori e delle Università, ma non solo. «Ad oggi le Cisco Networking Academy sono 350. Sette nelle carceri. Con questa rete formiamo più di 60 mila persone all’anno. Il gap delle competenze digitali va colmato per raggiungere i benefici dell’innovazione. E occorre fare di più. Dobbiamo rendere obbligatorio il sapere digitale. Inserirne la formazione nelle scuole primarie e secondarie. Nelle università, con almeno un esame in ogni corso di laurea dedicato a questo ambito».
AI: lo stato dell’arte
Terza keynote, l’Intelligenza Artificiale. Un ambito in cui Cisco ha rafforzato le proprie capacità proseguendo con una nutrita serie di acquisizioni e investimenti. L’AI Readiness Index è stato un modo per prendere coscienza della reale penetrazione dell’AI nel comparto imprenditoriale in questo preciso momento storico in cui la tecnologia ha sconfinato il perimetro della ricerca e dell’implementazione ed è già in mano agli utenti finali. «Abbiamo lavorato con 8 mila aziende nel mondo ed è risultato che soltanto il 14% è veramente pronto a sfruttare le tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale. In Italia il dato quasi si dimezza: soltanto l’8% delle organizzazioni è preparato», ha dichiarato nel presentare i dati della ricerca Enrico Mercadante, South Specialists and Innovation Leader, Cisco Italia. Del tutto impreparato il 3% delle imprese. Ma il trend cambia sul fronte propositivo. «Il 97% delle aziende vede come fondamentale fare qualcosa sull’intelligenza artificiale nei prossimi sei mesi», ha aggiunto Mercadante. Per quanto riguarda la strategia, dall’analisi di Cisco si evince che il 31% delle imprese italiane (di due punti in percentuale sopra la media mondiale) ha dato all’AI la massima priorità e allocato un budget dedicato. «Tuttavia soltanto l’11% ha dichiarato di avere già agito sulle infrastrutture a supporto dell’intelligenza artificiale», specifica Mercadante. La sfida è una corsa contro il tempo: il 61% delle imprese ritiene di avere al massimo un anno per dar corpo a una strategia AI prima che il business inizi a risentirne.