YouTube introduce nuovi avvisi per gli adolescenti

YouTube presenta uno strumento di IA che clona cantanti famosi

L’idea è di dare un contesto più chiaro in merito a video potenzialmente dannosi

Sia studi esterni che rapporti interni hanno dimostrato più e più volte l’impatto negativo che i social media possono avere sulla salute mentale degli adolescenti, portando ad una serie di precauzioni di sicurezza su tutte le piattaforme. Ora YouTube sta espandendo i suoi strumenti per il benessere dei giovani, compresi i limiti di raccomandazione sui video che potrebbero essere dannosi. Il servizio ha collaborato con il comitato consultivo per i giovani e le famiglie per identificare negli Usa i tipi di video che potrebbero avere un effetto dannoso sulla salute mentale degli adolescenti se visualizzati ripetutamente. Queste categorie includono filmati che idealizzano determinati pesi corporei, caratteristiche e livelli di forma fisica o mostrano aggressività sociale. Nonostante le analisi, molti dei contenuti sono ancora ricercabili (e possono essere consigliati almeno una volta) online. A tal fine, YouTube ha inserito nuove informazioni che appaiono se qualcuno cerca parole come “autolesionismo” o “disturbi alimentari” – in un pannello a pagina intera.

L’idea è che il box costringerà gli spettatori a prendersi una pausa più lunga e a capire la tipologia di video che si sta visualizzando. L’azienda ha inoltre deciso di aumentare la frequenza dei promemoria relativi ad “Andare a dormire” e “Fai una pausa”, con questi ultimi impostati automaticamente per apparire nei video ogni ora per gli spettatori di età inferiore ai 18 anni. La frequenza può quindi essere regolata nelle impostazioni dall’utente o da un genitore. Le pause potrebbero essere utili, dato che un rapporto dell’agosto 2022 di Pew Research ha rilevato che il 95% degli adolescenti statunitensi utilizza YouTube, con quasi un quinto di loro con una periodicità “quasi costante”. Stando a Pew Research, la seconda piattaforma più popolare è TikTok, utilizzata dal 67% degli intervistati, quasi un terzo in meno di YouTube.

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