Spotify utilizzerà l’IA di Google per suggerire contenuti

Spotify utilizzerà l’IA di Google per suggerire contenuti

Si parte con i podcast, che potranno essere consigliati in base agli usi dell’app da parte degli utenti

Spotify ha annunciato che utilizzerà gli strumenti AI di Google Cloud per migliorare sia la scoperta dei contenuti che i consigli personalizzati per le sue offerte audio. Con quest’ultima mossa, l’app si lancia nell’uso gli LLM (modelli linguistici di grandi dimensioni) di Google Cloud per analizzare i circa 5 milioni di podcast e 350.000 audiolibri nella sua libreria di contenuti con l’obiettivo di provare ad “aumentare” i metadati. I metadati di un podcast o di un audiolibro includono informazioni come il titolo, il nome dell’ospite o dell’autore, le note dello spettacolo e altri dettagli, che compaiono tutti nei risultati di ricerca delle app podcast come Apple Podcasts o Spotify. Google Cloud è l’unico fornitore cloud di Spotify e, come riportato da Protocol nel 2021, le due società hanno lavorato insieme su più servizi.

Identificare i contenuti “dannosi” sembra essere un altro obiettivo dell’esperimento Google Cloud AI di Spotify, sebbene la società non abbia specificato molto su cosa ciò comporterà. Le regole della piattaforma per podcaster e musicisti vietano diversi tipi di contenuti “sensibili” e “pericolosi” e attualmente utilizza un mix di tecnologia automatizzata e revisori umani per far rispettare queste regole. Gli strumenti AI di Google Cloud verranno utilizzati anche per migliorare i consigli personalizzati di Spotify per podcast e audiolibri. Gli LLM verranno utilizzati per “comprendere meglio i modelli dietro i contenuti parlati preferiti dagli utenti”, il che presumibilmente si tradurrà in raccomandazioni più personalizzate. Attualmente, Spotify suggerirà nuovi podcast e singoli episodi agli ascoltatori sulla schermata iniziale. All’inizio di quest’anno, Spotify ha lanciato un tool di intelligenza artificiale per le canzoni, AI DJ, che utilizza gli strumenti di IA generativa di OpenAI per creare playlist personalizzate. Finora, le recensioni sulla funzionalità sono state contrastanti. Anche perché non si tratta di una funzionalità autonoma ma è comunque il segno che l’azienda è seriamente intenzionata a migliorare l’esperienza dell’utente per le sue offerte non musicali.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Leggi anche:  New York City ha un problema con il chatbot per i cittadini