Come fare dell’intelligenza artificiale uno strumento di sviluppo sostenibile? Risponde il Manifesto realizzato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale
L’intelligenza artificiale è destinata ad avere un enorme impatto su economia, società e ambiente, ridefinendo profondamente processi sociali e modelli economici con ripercussioni anche sull’ecosistema. Ed è proprio in considerazione di questi impatti che è necessario inserire lo sviluppo di questa tecnologia in un quadro orientato alla sostenibilità: ciò significa non soltanto che il suo sviluppo e la sua implementazione devono rispettare i principi della sostenibilità, ma anche guardare ad essa come uno strumento strategico per perseguire lo sviluppo sostenibile. Per dare un contributo in questo percorso, la Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha lanciato il Manifesto per la Sostenibilità Digitale dell’Intelligenza Artificiale: il position paper che vuole rappresentare una guida per approcciare l’AI in modo consapevole, responsabile e sostenibile. Il Manifesto serve infatti ad analizzare sfide e opportunità dell’AI in rapporto alla società e, nell’ultima parte del documento, a identificare, per ciascun SDG (Sustainable Development Goal), quelle caratteristiche che più di altre contribuiscono alla realizzazione dei singoli obiettivi di SDG.
Partendo dall’assunto che questa tecnologia è entrata in una fase di impatto di massa, coinvolgendo non solo utenti, ma anche istituzioni pubbliche e private, il position paper si pone l’obiettivo di inserire l’AI in un contesto di sostenibilità digitale, fornendo una visione chiara dei principi e delle caratteristiche che dovrebbero guidare il suo sviluppo e la sua adozione. Non si tratta, dunque, di porre dei limiti all’intelligenza artificiale, ma di massimizzarne i benefici nel rispetto dei principi della sostenibilità.
«È fondamentale, per ciascuno di noi, approfondire la conoscenza di queste tecnologie per poter comprendere le loro potenzialità» – dichiara Marzio Bonelli, CIO di MM. «Scopriremmo quanto l’attuale intelligenza artificiale, anche quella generativa, non sia in grado di inventare nulla di nuovo ma sia un potente articolatore di una conoscenza esistente in grado di scoprire relazioni deboli che sfuggono alla nostra mente. Scopriremmo quanto gli algoritmi possono stravolgere nel mondo del lavoro i modelli di business, ma anche quanto essi siano condizionabili, consapevolmente o inconsapevolmente, da chi li ha generati, e quanto sia importante riconoscere tale rischio per interpretare correttamente i risultati che l’AI ci propone, approcciando questa tecnologia in modo costruttivo e consapevole, senza pregiudizi».
Il documento si sviluppa in tre sezioni principali: la prima contiene la descrizione del dominio dell’Ai e la sua definizione; la seconda fa riferimento ai criteri e ai principi che devono essere considerati per valutarla e utilizzarla in modo consapevole; la terza riguarda infine gli SDG di Agenda 2030 come chiave di lettura per definire i caratteri connotanti per la realizzazione di sistemi e soluzioni di AI sostenibili.
Indirizzare correttamente lo sviluppo di una tecnologia trasformativa come l’intelligenza artificiale è una sfida complessa, ed è un tema che, così come quello della sostenibilità, non può essere affrontato da una sola prospettiva. Ed è per questo che il principale valore della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, quello della multidisciplinarietà, è stato cruciale anche nello sviluppo di questo position paper. «Nella riflessione che riguarda il futuro dell’AI, la multidisciplinarietà è fondamentale» – spiega Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. «È stato entusiasmante veder ragionare assieme alcune tra le più brillanti menti che stanno sviluppando riflessioni in quest’ambito ibridando e unendo visione giuridica con competenze tecnico-scientifiche ed approccio filosofico. È questo il modus operandi della Fondazione, che fa della interdisciplinarità nell’approccio ai problemi collegati alla sostenibilità digitale uno dei suoi punti di forza».
A cura di Fondazione per la Sostenibilità Digitale