Smart city e retail stanno contribuendo alla crescita dell’Internet of Things e l’azienda sta puntando su queste aree
Innovazione, apprendimento digitale e tecnologia. Sono queste le componenti che hanno caratterizzato lo sviluppo di Key To Business. L’azienda romana, nata una quindicina d’anni fa come incubatore di tecnologia, ha oggi oltre 130 dipendenti e punta a crescere grazie alla creazione di nuove business unit e start up. «Da una boutique consulenziale, vogliamo diventare un vero e proprio incubatore, specializzato in Artificial Intelligence e Computer Vision creando nuovi prodotti che rivoluzioneranno il mercato» – spiega Marco Gatti, chief growth officer per Key to Business.
L’attività di ricerca e sviluppo ha portato la società a collaborare anche all’estero. Una collaborazione importante è stata quella con Microsoft, negli USA, a Redmond, con il dipartimento di Public Safety and Security. «Abbiamo avuto l’opportunità di su tecnologie cutting edge» – dichiara Gatti. «L’attività di ricerca è completata con la realizzazione di applicazioni semplici da usare. Siamo stati notati da Microsoft che ci ha chiesto di collaborare. Tutto questo, sin da una decina di anni fa, ci ha permesso di crescere in ambito computer vision e intelligenza artificiale».
Negli Stati Uniti, Key to Business ha realizzato applicazioni per home body cam destinate alla polizia di New York. Partendo da un’analisi dall’applicazione che raccoglie il dato del poliziotto attivo sul territorio, arrivando alla dashboard della centrale operativa, l’azienda ha costruito l’infrastruttura per l’acquisizione dei dati e svolto attività di computer vision sui flussi video.
«Nel tempo siamo evoluti, privilegiando il lavoro da remoto» – racconta Gatti. «Oggi ci piace definirci un’azienda “remote first”. In Italia abbiamo progettisti e clienti attivi ovunque, dal Piemonte alla Sicilia. Lavoriamo insieme ai partner attivando un protocollo completo relativo ai progetti di sviluppo, perché sappiamo che le criticità dei progetti di sviluppo sono governance e competenza».
UN MERCATO IN CRESCITA
Secondo lo studio di Markets and Markets, del febbraio 2022, il mercato globale dell’IoT nel 2021 era quotato a 300.3 miliardi di dollari e si prevede che per la fine del 2026 l’intero mercato raggiunga i 650.5 miliardi di dollari, con un tasso composto di crescita annuale pari al 16.7%.
Anche in Italia il mercato dell’Internet of Things, nel 2022, è salito del 22% e oltre l’80% delle aziende ha attivato servizi a valore aggiunto basati su questa tecnologia. I segmenti smart city e retail stanno contribuendo alla crescita e anche Key to Business sta puntando su queste aree.
«Grazie al lavoro di ricerca svolto, abbiamo messo a punto soluzioni basate sull’edge computing, con la possibilità di eseguire algoritmi di computer vision direttamente su dispositivi e device periferici, collocati sul territorio» – afferma Gatti. «Questi dispositivi possono trovarsi in un’autovettura, installati sul semaforo o nelle telecamere a circuito chiuso che controllano gli spostamenti in un museo. Sono in grado di analizzare comportamenti, spostamenti, rilevare oggetti e dare, a chi deve gestire un territorio, dati analitici per essere più proattivi nella governance».
DAL MANTO STRADALE AI MUSEI
Nella provincia di Taranto e nel comune di Termini Imerese, Key to Business ha attivato device per analizzare il manto stradale. «Abbiamo fatto progetti pilota a bordo di autovetture che sono in grado di rilevare in tempo reale, salvaguardando la privacy e a bassissimo costo, gli ammaloramenti del manto stradale» – puntualizza Gatti. «Le immagini degli ammaloramenti rilevati sono inviate in modo automatico e in tempo reale all’azienda che gestisce la manutenzione. Queste immagini permettono di stimare la profondità del deterioramento.
Abbiamo sperimentato anche l’analisi di comportamenti di guida scorretta, grazie a un sistema IoT che osserva le attività del conducente e rileva ogni comportamento sbagliato, come parlare al telefono o scrivere un messaggio. Un sistema di questo genere potrebbe consentire anche di controllare se una persona si sente male, se è vittima di un crimine o se compie un’azione violenta e può rivelarsi utile anche nella Pubblica Amministrazione.
Un’applicazione pensata per il retail, invece, prevede la messa a punto di un algoritmo che osserva il comportamento di una persona mentre si sposta in uno spazio osservato da più telecamere. In questo caso è possibile osservare i punti di sosta di un cliente, ottenendo anche, nel rispetto della privacy, informazioni su età, sesso, sul comportamento in un punto vendita, davanti a una vetrina o uno scaffale, sugli oggetti più osservati.
Abbiamo realizzato un sistema che porta gli analytics dal Web al mondo fisico. Abbiamo sperimentato questo sistema in autogrill e nel museo di Capodimonte, dove è possibile controllare gli accessi e ottenere informazioni su cosa attrae maggiormente le persone, anche in base alle loro caratteristiche».
Monitorare il traffico, equipaggiando adeguatamente i semafori, come avviene a Singapore, o introdurre sistemi di sensoristica nei cassonetti dell’immondizia per rendere intelligente la raccolta differenziata, come accade a Barcellona, sono opportunità che potranno, anche altrove, organizzare meglio i servizi.
Attenzione, da parte di Key to Business, è posta anche sulla gamification. «Vogliamo proporci come azienda che aiuta i partner a essere data driven ma anche human based, valorizzando l’analisi del dato, dando però supporto alla digital transformation dei clienti grazie al design comportamentale, quindi creando esperienze non solo belle e facili da usare, ma calate intorno ai comportamenti delle persone», dice Gatti. «La gamification è un po’ questo. Non è soltanto gioco, è anche innestare meccanismi di gioco all’interno dell’esperienza.