Il colosso del networking presenta i risultati della “Cisco Consumer Privacy Survey 2023”
La privacy rappresenta un aspetto molto importante della cultura e della strategia Cisco, che di recente ha presentato il report “Cisco Consumer Privacy Survey 2023”, giunto alla quinta edizione. «La ricerca è anonima e ha coinvolto 2.600 consumer, residenti in Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Italia (8%), Messico, Regno Unito, Spagna e Usa», spiega Fabio Florio, Business Development Manager And Cybersecurity Innovation Center Leader di Cisco.
Secondo quanto emerge dall’indagine, il 22% degli intervistati italiani (33% a livello globale) si qualifica come “Privacy Active”: si preoccupano della privacy, sono disposti ad agire per proteggerla e lo hanno fatto, ad esempio cambiando azienda o fornitore a causa delle loro politiche sui dati o delle pratiche di condivisione dei dati. I consumatori più giovani sono i più attenti alla protezione della propria privacy. «È interessante notare che il 42% dei consumatori, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, è “Privacy Active”, una percentuale che diminuisce costantemente con l’età», sottolinea Florio.
Proseguendo, la percentuale di consumatori che richiedono la cancellazione o la modifica dei dati è salita al 19%, rispetto al 14% dello scorso anno. Anche in questo caso la percentuale è fortemente correlata all’età: il 32% dei consumatori di età compresa tra i 18 e i 24 anni presenta richieste di cancellazione o modifica dei dati, rispetto al 4% dei consumatori più anziani. La consapevolezza in merito alle leggi sulla privacy continua ad essere relativamente bassa, con il 46% degli intervistati che si dichiara esserne a conoscenza, percentuale che in Italia arriva al 56%. Il 68% dei consumatori di età compresa tra i 18 e i 24 anni ritiene inoltre di essere in grado di proteggere i propri dati, percentuale che scende gradualmente fino al 47% dei consumatori con un’età superiore ai 65 anni.
Ma chi dovrebbe avere la leadership sulla privacy? Molti consumatori si aspettano che sia il governo a stabilire degli standard e a far rispettare le protezioni della privacy. La metà (50%) degli intervistati ha dichiarato che il governo nazionale o locale dovrebbe avere il ruolo principale nella protezione dei dati (43% in Italia), mentre il 21% ha affermato che le aziende private dovrebbero esserne le principali responsabili.
Intelligenza artificiale e preoccupazioni per la privacy
Il report fornisce anche le prime informazioni sull’IA generativa (IA Gen), rivelando che solo il 12% degli intervistati dichiara di utilizzarla regolarmente.
Dallo shopping ai servizi di streaming, sino all’assistenza sanitaria: il 42% degli intervistati italiani (48% a livello globale) concorda tuttavia sul fatto che l’IA può essere utile per migliorare la loro vita. In Italia il 61% degli intervistati (54% a livello globale) è disposto a condividere i propri dati personali in forma anonima per contribuire a migliorare i prodotti e i processi decisionali dell’IA.
Il 53% dei consumatori italiani intervistati (62% a livello globale) ha espresso però preoccupazione per il modo in cui le organizzazioni utilizzano i dati personali per l’IA, e il 54% (60% a livello globale) ha dichiarato di aver perso fiducia nelle organizzazioni a causa del loro utilizzo dell’intelligenza artificiale. L’implementazione di misure per (ri)conquistare la fiducia del cliente è fondamentale. L’audit di prodotti e soluzioni per il bias, la maggiore trasparenza con la spiegazione del funzionamento dell’IA, garantendo il coinvolgimento umano e istituendo un programma di gestione dell’etica dell’IA, sono tutte azioni importanti per costruire una relazione di fiducia che sia duratura.
«Gli strumenti di IA generativa presentano sicuramente del rischi ma anche delle sfide – dichiara Giuseppe Massa, National Cybersecurity Officer di Cisco. «ChatGBT, per esempio, consente di scrivere codici e di conseguenza permette anche a chi non sa programmare di creare un software che può essere malevole. Esistono infatti modi per aggirare le restrizioni. Permette anche di scrivere correttamente eventuali mail di phishing. Sono solo alcuni dei rischi più comuni. Per Cisco l’intelligenza artificiale rappresenta comunque una rivoluzione. Stiamo infatti usando queste tecnologie e lavoriamo per un uso responsabile, che tenga conto della sicurezza, della privacy, dei diritti umani. Fra le ultime novità, abbiamo rilasciato una funzionalità che aiuta gli amministratori di sistema a scrivere le policy».
Formazione e competenze
«Da sempre Cisco desidera contribuire ad alzare il livello di competenze sul tema della cybersecurity, che purtroppo è ancora piuttosto basso – dichiara Florio. «A tal fine, è stata lanciata la quinta edizione della Cybersecurity Scholarship, iniziativa tutta italiana attraverso cui l’azienda mette a disposizione 1.000 borse di studio per prepararsi gratuitamente a diventare un esperto di cybersecurity, una delle figure professionali più ricercate dalle aziende grandi e piccole».
Le borse di studio – messe a disposizione da Cisco non a caso a ottobre, in occasione del mese internazionale della cybersecurity – consentono di seguire gratuitamente il percorso Cybersecurity Career Path delle Networking Academy Cisco nel quadro di un’attività di studio che dura 6 mesi, da dicembre 2023 a giugno 2024. Sono previste lezioni online, webinar con professionisti di settore, laboratori finali che verranno proposti dagli Academy partner Cisco di tutta Italia.