Denodo, +40% all’anno di sviluppo, insegna che esiste un modo nuovo per la gestione dei dati, basato su un approccio logico. Più di mille organizzazioni se ne avvalgono già
La democratizzazione dei dati, o Data Democratization (DD), si fonda sul principio secondo cui ogni dipendente, in autonomia, deve poter utilizzare i dati dei quali ha bisogno. Questo consente alle aziende di rendere più efficienti i processi, evitando che i dipendenti debbano contare unicamente su set di dati preimpostati o ricorrere al supporto di un team dedicato. Attraverso una piattaforma di gestione dei dati, come quella sviluppata da Denodo, le organizzazioni private e pubbliche possono impostare i controlli degli accessi sulla base dei ruoli in maniera centralizzata, così da definire esattamente quali figure sono autorizzate ad accedere a quali dati e, laddove fosse necessario, estendere tali regole fino a controllare la visibilità o meno di una riga o di una colonna, garantendo quindi un accesso ai dati basato sulle caratteristiche di ogni singolo utente. Di questo argomento, oggi di grande attualità per i vantaggi offerti in termini di velocità e flessibilità, abbiamo parlato con Andrea Zinno, Data Evangelist di Denodo.
+40% di crescita media annua
“La DD sta diventando sempre più la ragione principale della sfida della trasformazione digitale. Si sta passando dalla costruzione di processi tradizionali a processi costruiti attorno ai dati, al duplice scopo di valorizzare meglio i dati disponibili e intraprendere attività nuove grazie a una mole di dati sempre più numerosa. Dopo la tecnologia adesso è la volta dei dati a dare continuità alla rivoluzione impressa dalla digitalizzazione”.
Denodo ha sviluppato una piattaforma originale ed evoluta che aiuta nella integrazione, gestione e delivery dei dati che si ispira a un approccio logico per abilitare la BI in modalità Self-service, la data science, l’integrazione dei dati ibridi/multi-cloud e i servizi di dati aziendali. Da quando è nata l’azienda si è sviluppata a un tasso medio annuo del 40%. Nel mondo conta più di un migliaio di clienti, quasi sempre organizzazioni di grande dimensione che hanno deciso di fare della centralità dei dati uno strumento non solo operativo ma strategico. Attualmente conta più di 600 addetti, pressoché tutti dediti al sostegno della piattaforma, suo unico prodotto.
Prospettive favorevoli anche in Italia
In Italia, dove è presente dal 2018, i clienti sono alcune decine, tra cui primari istituti bancari ma anche Enti della PA come Istat e Insiel. “Non c’è oggi praticamente industry che non sia interessata, cosi come non esiste un segmento di attività preponderante sull’altro. È nella maturità della singola organizzazione e nella sua visione sul futuro che semmai si registrano disparità nella sua adozione. Riscontro un grande interesse per la DD: ci sono i primi della classe ma il gruppo dei follower è consistente. Personalmente sono molto ottimista su questa evoluzione che di fatto mira a una migliore valorizzazione dei dati partendo da un processo logico, anziché fisico, degli stessi: il Logical Data Management (LDM) è il termine coniato per descrivere questa realtà che Denodo ha saputo e sa cavalcare molto bene, tanto che Gartner l’ha inserita in una posizione leader nel suo famoso quadrante (in alto a destra). Si sta sempre più capendo che i dati sono un patrimonio di grande valore in grado di incidere sulla competitività e quindi profittabilità in ambito privato e sulla qualità di erogazione dei servizi al cittadino in ambito pubblico”.
L’aspetto qualificante, evidenzia sempre Zinno, è che grazie a piattaforme come quella di Denodo, si lavora soltanto sulla componente logica della gestione dati, limitando l’apporto di quella fisica. Con vantaggi in termini di velocità, agilità, facilità d’uso e costi di implementazione (da mesi a settimane, da settimane a giorni). Inoltre il disaccoppiamento con la tecnologia rende più facile l’adozione di tecnologie come per esempio il Cloud. “La nostra esperienza ci ha insegnato che i tempi di implementazione vanno dai tre ai sei mesi, e che il ritorno economico sta scendendo sotto i sei mesi.