Le sfide ambientali passano dal digitale. Le opinioni degli italiani tra digitale, energia e ambiente. I risultati dell’ultima ricerca realizzata dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale
La trasformazione digitale offre oggi importanti strumenti per contribuire alla salvaguardia ambientale. Comprendere il punto di vista dei cittadini, che sono i principali artefici del cambiamento, rappresenta un obiettivo di cruciale importanza. Per questo, dopo il retail, il percorso di ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale ha fatto tappa proprio nel settore dell’energia e dell’ambiente, con la presentazione del nuovo rapporto Sustainable Energy & Environment, i cui principali risultati sono stati presentati lo scorso 22 giugno nel webinar moderato da Barbara Gasperini, giornalista e autrice di Green & Blue, e commentati da numerosi esponenti del settore energetico nella tavola rotonda condotta da Luciano Guglielmi, direttore del Comitato di Indirizzo della Fondazione. Il digitale è uno dei migliori strumenti a disposizione per gestire le complesse sfide della sostenibilità, ma ciò non significa che non abbia esso stesso un impatto. Un impatto che, però, viene ancora sottostimato da più di un quarto (27%) dei cittadini italiani, in aumento di sei punti percentuali rispetto alle rilevazioni del 2022. Ancor più indicativo il fatto che, se analizziamo in modo più dettagliato, solo il 4% degli italiani riesce a stimare correttamente l’effettivo consumo.
Un’ampia quota di italiani comprende che il digitale ha un proprio impatto, tuttavia, la maggior parte non è pienamente consapevole di quanto questo sia forte. Tale mancanza non è correlata né al livello di sostenibilità né alle competenze digitali dichiarate; occorre dunque lavorare allo sviluppo di consapevolezza diffusa sul tema, per minimizzare gli impatti negativi di un errato uso del digitale. Guardando alle opinioni circa il potenziale positivo dei nuovi strumenti, dalla ricerca emerge che per quasi un quarto degli italiani (22%), la tecnologia non sia utile a una migliore gestione della raccolta dei rifiuti, e per la stessa percentuale gli smart meter – contatori intelligenti – non abilitano un’ottimizzazione dei consumi energetici. È poco meno di uno su cinque (19%), invece, a ritenere che le tecnologie applicate all’automazione domestica (Smart Home) non siano utili a migliorare i consumi. Sul tema della privacy in relazione alla domotica, inoltre, i risultati mostrano opinioni fortemente ambivalenti. Mentre il 68% degli italiani dà priorità alla privacy sostenendo che il controllo remoto possa rivelare i propri comportamenti, allo stesso tempo, una percentuale analoga concorda con l’utilità del servizio, e nonostante possa comunque rivelare i comportamenti, pone in questo caso la privacy in secondo piano.
Dunque, se a livello generale la privacy rappresenta un elemento importante in questo contesto, essa spesso perde importanza di fronte alla comodità del servizio. Quanto all’uso degli strumenti, la ricerca mostra risultati particolarmente significativi. Leggermente più diffusi quelli appartenenti strettamente all’ambito della domotica, come elettrodomestici intelligenti o connessi in rete, usati rispettivamente dal 26% e 24% degli italiani, meno quelli che, in questo contesto, consentirebbero di fare la differenza in ottica di sostenibilità ambientale: meno di un cittadino su quattro usa app per l’assistenza nella raccolta differenziata, mentre strumenti come gli smart meter o app che controllano la qualità dell’acqua sono usati rispettivamente solo dal 14% e 13% degli intervistati. Per tutti gli strumenti esaminati, la maggiore quota di fruitori si riscontra tra i cittadini più abituati all’uso del digitale. Si evidenzia, dunque, quanto le competenze digitali rappresentino il driver per l’adozione di comportamenti più sostenibili, più di quanto non lo sia il livello stesso di sostenibilità degli utenti.
A cura di Fondazione per la Sostenibilità Digitale