Riflessioni ma anche proposte per supportare l’evoluzione di un ruolo trasformato soprattutto dall’intelligenza artificiale
E se fosse arrivata l’ora di aggiornare anche i nostri job title? Per esempio, il chief executive officer potrebbe diventare il chief evolution officer; e il chief financial officer trasformarsi nel chief future officer. La provocazione, tutt’altro che bizzarra, l’ha messa sul tavolo Marco Fossataro, group chief financial officer di Ferrovie dello Stato, intervenendo all’incontro intitolato “La value chain e i cambiamenti nei processi finance” organizzato da Oracle e LUISS Business School nella cornice di Villa Blanc a Roma. «Il punto è che la trasformazione non è in corso ma è già avvenuta – ha affermato il responsabile finance di FS – e siamo talmente proiettati a rivedere i processi e i sistemi, in ottica anche predittiva, che una delle preoccupazioni maggiori è diventata quella di verificare quotidianamente se siamo abbastanza veloci nel formarci e nel formare il nostro personale per evitare che i competitor ci passino davanti».
LA VERA SFIDA È BILANCIARE VECCHIE E NUOVE PRIORITÀ
Che le tecnologie stanno cambiando lo scenario operativo dell’amministrazione, finanza e controllo è un dato acquisito. Altrettanto che la trasformazione inizia dalle attività più ripetitive e più agevoli da automatizzare mediante l’accesso ai servizi cloud e l’aiuto dell’intelligenza artificiale, così da poter dedicare più tempo ad attività strategiche quali il supporto alle decisioni e la caccia ai dati di valore. «Ma la vera sfida è capire che il responsabile finanziario non può dimenticare il lavoro che ha sempre fatto – ha sottolineato Raffaele Oriani, dean Luiss Business School – ed è impensabile che le nuove priorità possano distrarlo da attività tipicamente fondamentali come la gestione finanziaria, la reportistica, il supporto nelle operazioni di investimento e la gestione dei rischi». E allora che cosa si chiede oggi al Cfo? «Che le attività tradizionali, importanti ma che costituiscono un fattore igienico, vengano quanto più possibile automatizzate, efficientate e svolte in meno tempo. E di diventare un innovatore a tutti gli effetti: un responsabile dell’innovazione anche nelle tecnologie, al fianco del Cio», ha sottolineato Oriani.
DA NON CREDERE PER UN CFO: LA PRECISIONE CONTA MENO
Processi, tecnologie, velocità, capitale umano. Quanto sia profonda la trasformazione del CFO lo ha fatto capire Salvatore Sangiovanni, group digital finance and data officer di Leonardo. «Ci chiedono di essere agili e rapidi nell’estrarre le informazioni utili al business da una quantità immensa di dati, ed è un’attività in cui non conta la precisione alla seconda cifra del decimale come nel bilancio consolidato, conta piuttosto una proxy accettabile che consenta in poco tempo di disporre delle informazioni giuste per prendere le decisioni giuste. Per farlo, servono anche a noi competenze nuove e persone preparate. La ricerca dei talenti è sicuramente una sfida, ma dal mio punto di vista è più importante lavorare sui collaboratori già presenti in azienda, a cominciare da quelli impiegati nelle attività ripetitive che saranno più impattate dalle nuove tecnologie».
IL SUPPORTO DI ORACLE SI BASA SULLA SEMPLICITÀ
«La catena del finance è stata spinta e cambiata per eventi esterni, oltre che per le nuove tecnologie che hanno sicuramente portato i CFO a fare un lavoro migliore», ha affermato Giovanni Ravasio, VP & Country Leader Cloud Applications di Oracle Italia. «Ed è cambiata a valle del Covid tutta la catena del valore nella supply chain. Eco perché Oracle ha integrato le nuove tecnologie nei suoi strumenti per permettere agli operatori dell’area AFC di essere più veloci e più preci». Anche l’usabilità è fondamentale ed è per questo che Oracle ha investito molto sull’esperienza utente: «I nostri strumenti sono a prova di Millennial – ha detto Edilio Rossi, Digital Finance Business Development Director in Oracle Italia – perché consentono l’interazione con il linguaggio naturale e di estrarre dati e informazioni anche senza avere esperienza su come si interrogano database e sulle altre fonti informative».