Cosa pensano gli italiani del rapporto tra digitale, sostenibilità e retail? Ecco i principali risultati dell’ultima ricerca della Fondazione per la Sostenibilità Digitale
Quali sono, secondo gli italiani, gli impatti del commercio elettronico su ambiente ed economia? I cittadini sono disposti a spendere di più per l’acquisto di prodotti sostenibili? Fanno uso di strumenti che, in questo ambito, consentirebbero di dare un contributo concreto per la sostenibilità? A queste domande ha provato a rispondere la ricerca Sustainable Commerce, realizzata dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, i cui principali risultati sono stati presentati e commentati lo scorso 25 maggio in un webinar moderato da Massimo Cerofolini, giornalista e conduttore radiofonico Rai, che ha visto esponenti del settore pubblico e privato oltre che accademico, sollecitati a proporre la loro interpretazione dal co-moderatore Luciano Guglielmi, direttore del Comitato di indirizzo della Fondazione. L’uso delle tecnologie ha migliorato l’esperienza d’acquisto per il 77% dei cittadini italiani i quali, però, hanno posizioni ambivalenti rispetto agli impatti di sostenibilità complessivi del cambiamento in atto nel settore.
Il quadro complessivo emerge chiaramente dalle opinioni espresse riguardo al commercio elettronico: da un lato, infatti, il 73% degli intervistati ritiene che possa portare alla distruzione dei piccoli negozi; d’altra parte, però, quando vengono considerati anche altri fattori, come la capacità dei piccoli negozi di adattarsi ai cambiamenti, una percentuale simile (72%) esprime l’opinione opposta, vedendo nel commercio elettronico un’opportunità. Punti di vista divergenti che, nonostante sembrino affievolirsi, rimangono comunque ben visibili anche rispetto alla percezione dell’impatto ambientale del commercio elettronico. Infatti, mentre il 71% dei cittadini intervistati ritiene che generi un effetto positivo sull’ambiente consentendo, per esempio, di ridurre gli spostamenti per lo shopping, allo stesso tempo il 64% lo considera una minaccia, per via dell’aumento del numero di spedizioni e dunque dei mezzi in circolazione.
Inoltre, riguardo all’aspetto ambientale, circa un italiano su cinque (19%) non è convinto che le app o i siti, che permettono l’acquisto di prodotti usati, contribuiscano a ridurre gli sprechi e favorire lo sviluppo dell’economia circolare. Il dato è significativo e sottolinea l’importanza di sensibilizzare e creare una consapevolezza condivisa. E ciò diventa ancora più evidente se consideriamo che solo il 28% degli “Insostenibili Analogici” è in disaccordo rispetto alla relazione tra acquisto di prodotti usati e riduzione degli sprechi, mentre solo l’11% dei “Sostenibili Digitali” la respinge. Questo dimostra che gli utenti più consapevoli del potenziale della tecnologia per sostenibilità sono quelli che abbracciano il digitale.
Nelle scelte d’acquisto degli italiani, si riscontra una maggiore attenzione alla sostenibilità sociale rispetto a quella ambientale: il 75% dichiara di essere disposto a spendere di più quando ha la certezza che i lavoratori non siano sfruttati, mentre la percentuale scende al 64% quando si tratta di garantire il rispetto dell’ambiente.
In entrambi i casi, sono soprattutto i giovani, nella fascia d’età 16-24 anni, a mostrare una maggiore disposizione a spendere di più per acquisti sostenibili: pur avendo solitamente minori possibilità di spesa, sono i cittadini con il più alto livello di consapevolezza sui temi della sostenibilità. Siti e applicazioni di commercio elettronico (63%) e di servizi di supporto ai pagamenti (56%) sono sempre più diffusi tra i cittadini intervistati. Tuttavia, si registra un minor utilizzo di strumenti che consentono di affrontare le tematiche legate alla sostenibilità.
Più della metà dei partecipanti al sondaggio (52%) non utilizza siti e app per la compravendita di prodotti usati. Solo il 16% utilizza app che monitorano l’impatto ambientale dei prodotti del supermercato, mentre solo il 19% degli intervistati utilizza app che permettono di verificare se un prodotto rispetta l’ambiente e i lavoratori. A utilizzare questi strumenti sono principalmente gli utenti più “digitali” e non quelli più “sostenibili”. Questo evidenzia che è il livello di competenza digitale dei cittadini, più che la consapevolezza sulla sostenibilità, a influenzare i comportamenti virtuosi in termini sociali, economici e ambientali.
A cura di Fondazione per la Sostenibilità Digitale