Sanità, così l’innovazione può migliorare l’assistenza ai pazienti

Il caso dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova che ha trasformato i suoi processi grazie ad una migliore analisi del dato

Pianificazione, accesso equo, velocità nei report e monitoraggio del paziente cronico. Questi sono alcuni degli aspetti che l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova è riuscito a migliorare abbracciando la trasformazione digitale. Lo ha fatto con un approccio guidato da tecnologia SAS nell’analisi del dato trasversale, con l’opportunità di incrociare, in maniera più rapida, tutte le informazioni che riguardano un singolo paziente. Come racconta Francesco Copello, Direttore dell’Unità Operativa Controllo di Gestione e Direttore del Dipartimento di Staff dell’Ospedale: “All’Ospedale Policlinico San Martino di Genova c’è stato un cambiamento di passo importante dettato da un uso smart dei dati. Il vantaggio atteso per i pazienti è la possibilità di pianificare al meglio le risorse sulla base di un approccio sempre più personalizzato”.

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Nello specifico, il centro è passato da un’analisi di tipo verticale del dato ad una trasversale. Non un passaggio banale, visto che nel primo caso le informazioni venivano analizzate solo da determinate unità operative, che non sempre riuscivano a ‘parlarsi’ per incrociare i processi. Con la declinazione trasversale, veicolata da piattaforma SAS, le stesse unità operative diventano organi che lavorano con un approccio multidisciplinare, trasversale appunto. “Ed è così che mettiamo in campo le risorse necessarie in base alle reali necessità, anche se questo significa dover governare una maggiore complessità interna” sottolinea Copello. Il tutto grazie alle piattaforme di Analytics SAS e della componente Visual Analytics di SAS Viya.

Sono allora quattro le categorie di intervento coinvolte dal nuovo approccio al dato dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova. La prima è il miglioramento della pianificazione basato sull’equità di accesso e la mission del Policlinico. Con un tipo di analisi trasversale, l’informazione primaria proviene dalle liste di attesa e, all’interno di queste, vengono identificate le priorità di intervento non solo in base alle patologie e alle urgenze, ma anche in funzione di dati più estesi come, per esempio, il tempo di ricovero previsto per un tipo specifico di patologia. “Un cambio di prospettiva fondamentale, che permette di pianificare le risorse – e non di adattarle work in progress – in base alle necessità di assistenza e cura delle persone, partendo da un’analisi del fabbisogno vero e proprio visto dal punto di vista del paziente”.

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Poi l’efficienza di processo. Con una visione trasversale, è possibile sapere sempre se un paziente si è trattenuto in ospedale a causa di criticità organizzative interne o per eseguire uno specifico percorso consigliato dallo staff medico. Questo tipo di informazione è strettamente correlato al punto precedente ed in particolare all’equità di accesso ai servizi dell’ospedale – sempre in ottica di migliorare il servizio, partendo da dati reali e oggettivi. In terzo luogo, la possibilità di ottenere report precisi. In campo oncologico, ad esempio, una visione trasversale permette di verificare la situazione reale suddivisa per patologia quasi in tempo reale: è importante conoscere il numero di pazienti legati alla patologia, quanti ricoveri hanno fatto, quanti e quali trattamenti chemioterapici hanno dovuto affrontare, l’incidenza della necessità di interventi chirurgici e le relative tempistiche. Queste analisi danno vita a report molto significativi che possono permettere all’Ospedale di aderire agli elevati livelli internazionali richiesti dal Ministero per gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) quale è il San Martino.

E infine, il monitoraggio dei pazienti. Riuscire ad avere un approccio trasversale anche sugli esiti post-degenza è fondamentale per prendere le decisioni migliori, sempre nell’ottica del benessere del paziente. In questa fase la possibilità di incrociare i dati con quelli dei sistemi di monitoraggio nazionali e regionali è di grande importanza. Come riassume Francesco Copello: “Oggi riusciamo ad avere una misurazione molto ampia degli esiti suddivisa per singola patologia, per operatore e per unità operativa. Non si parla solo in termini di sopravvivenza dei pazienti, ma anche di reinterventi, nuovi ricoveri, nuove terapie necessarie. Possiamo incrociare i dati con percorsi diversi per ottenere evidenze prima poco visibili e così migliorare nella cura e nel percorso di follow-up del paziente”.

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