Approccio data driven per guidare il business

Approccio data driven per guidare il business

Stefano Luti di SoftJam Gruppo Eustema: ecco come rendere i dati davvero utili per i dipendenti

Negli ultimi anni concetti come data driven economy, data driven strategy o data driven approach si sono diffusi con grande rapidità all’interno delle aziende. «L’idea di prendere decisioni basandosi sui dati oggettivi, ha in primis obbligato le aziende a maturare una maggiore consapevolezza di quanti e quali fossero i propri dati, a proteggerli opportunamente ed infine a come poterne disporre in modo semplice e funzionale allo scopo» spiega Stefano Luti, operation director di SoftJam.

Che evoluzione c’è stata nell’uso dei dati da parte delle aziende?

In molte imprese è stata avviata la fase di riqualificazione del dato e successivamente quella di “arricchimento” con i metadati, per permetterne una navigazione e classificazione multilivello. L’ultimo passaggio, favorito dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, consiste nel trovare nuove aggregazioni sempre più spinte, creando modelli previsionali quanto più affidabili e basati su fonti eterogenee per avere nuovi e più evoluti punti di vista.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Molti si chiedono: è possibile estendere a tutta la forza lavoro l’approccio data driven usato per il top management?

In parte avviene già. Lo smart working e l’uso intensivo delle piattaforme di collaborazione per esempio danno indubbi vantaggi all’utilizzatore e offrono all’azienda grandi quantità di informazioni e metriche anonime. Ne abbiamo esempi quotidiani: è diventato normale ricevere mail con dati su quanto tempo passiamo in riunione, quanto siamo produttivi, quali sono i nostri principali interlocutori o i documenti e gli ambiti su cui lavoriamo maggiormente.

Che vantaggi danno queste informazioni?

È una questione interessante. L’uso intensivo dello smart working crea una sorta di micro universo in cui siamo a conoscenza solo di ciò che accade o condividiamo con i colleghi che partecipano alle medesime riunioni, o che condividono la stessa area documentale: i suggerimenti che riceviamo sono comunque relativi alle sole informazioni che abbiamo già consumato. La nuova frontiera del data driven approach è aiutare il singolo ad uscire dalla stanza virtuale in cui lavora, far sì che tutti abbiano un fattivo supporto nel poter fruire di tutto ciò che è rilevante per il proprio lavoro. Questa è la nuova sfida a cui anche SoftJam e tutto il Gruppo Eustema intendono rispondere.

Leggi anche:  Più di un racconto, un’esperienza

In che modo affrontate questa sfida?

Vogliamo portare al singolo dipendente il dato necessario, l’informazione di contesto per fruirlo correttamente e possibili informazioni affini e rilevanti per aumentare la sua consapevolezza sul tema. Analizzare i dati da fonti diverse, categorizzarli, arricchendoli di metadati per creare un’immensa base di know how. La seconda fase è identificare le key word, ognuna con un peso che permetta di valutarne la rilevanza a seconda del contesto in cui sono inserite, fino a identificare correlazioni verticali e orizzontali con altri argomenti. L’ultima fase è fornire al singolo utilizzatore non solo informazioni e consigli su come usare meglio il proprio tempo, ma suggerire nuovi documenti attinenti agli argomenti per lui rilevanti, argomenti correlati, creare nuovi corridoi logici in cui scambiare virtualmente due chiacchiere bevendo un caffè virtuale.