Telco 2023: sostenibilità e diversificazione per andare oltre ai servizi core

Telco 2023: sostenibilità e diversificazione per andare oltre ai servizi core

Costi energetici e inflazione spingono i telco a ridisegnare le strategie di crescita attraverso la lente della sostenibilità, ampliando il focus sulla diversificazione delle entrate come Digital-First Service Providers

Già da qualche anno, i telco hanno cominciato a valutare e a ridisegnare le proprie risorse di rete, storage e calcolo attraverso la lente della sostenibilità. In particolare, i grandi operatori sono stati i primi nel cercare di migliorare la sostenibilità delle loro infrastrutture e, quali principali consumatori di energia, le reti e i data center sono stati al centro di diverse iniziative per migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di carbonio. In base agli obiettivi fissati dall’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, gli operatori europei hanno accelerato le loro iniziative per ridurre le emissioni delle loro infrastrutture e le emissioni lungo l’intera catena del valore (es. trasporto merci, distribuzione, logistica), con piani ambiziosi per raggiungere la “carbon neutrality” gradualmente entro il 2040. Attualmente, l’impronta di emissioni di carbonio del settore telecomunicazioni proviene quasi interamente dalle reti fisse e mobili ed è pari a circa il 40% delle emissioni del settore ICT, che complessivamente è responsabile di circa il 2-4% delle emissioni mondiali di gas serra.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

EFFICIENZA ENERGETICA E SOSTENIBILITÀ

Come riportato nel recente report di ETNO, è in corso un intenso dibattito sull’impatto delle reti 5G e FTTH sul consumo di energia. Da un lato, l’aumento del traffico dati nei prossimi anni potrebbe portare a un aumento del consumo dell’energia complessiva, poiché saranno connessi sempre più dispositivi. Dall’altro, alcuni studi sostengono che tecniche di risparmio energetico, raffreddamento e intelligenza artificiale introdotte e applicate rapidamente lungo tutta la catena del valore delle reti 5G contribuiranno a ridurre il consumo di energia. Per esempio, Nokia, Telefónica e Orange affermano che, una volta raggiunta la maturità, le reti 5G richiederanno solo uno decimo dell’energia richiesta dal 4G per trasmettere 1 GB di dati, e i consumi energetici potrebbero diminuire ulteriormente entro il 2030. Secondo Telefónica e altri operatori europei le reti in fibra hanno il potenziale per ridurre il consumo energetico degli apparati di rete rispetto alle reti in rame, dato che i segnali luminosi possono viaggiare per chilometri senza degradarsi, richiedono molti meno punti per la ripetizione del segnale e, nel caso di reti FTTH, anche una minore densità di apparati alimentati elettricamente.

Tuttavia, anche se le reti 5G e FTTH saranno più efficienti di quelle delle generazioni precedenti, è evidente che avranno bisogno di molta più energia a causa della maggiore capillarità, della forte dipendenza dai sistemi IT, della maggiore quantità di dispositivi collegati e dalla crescita accelerata del traffico. In quest’ambito, è rilevante notare che non tutto il fabbisogno di elettricità degli operatori di telecomunicazioni europee produrrà emissioni di carbonio. In realtà, molti operatori nell’UE già dal 2022 si assicurano oltre il 70% del loro attuale fabbisogno energetico da fonti di energia rinnovabile e questa quota dovrebbe arrivare al 100% entro i 4 prossimi anni. Inoltre, gli operatori europei stanno indirizzando i propri sforzi verso un’operatività a minor impatto ambientale e la riduzione delle emissioni di carbonio lungo la loro catena di fornitura. Da uno studio della NGMN (Next Generation Mobile Networks Alliance, in cui confluiscono i principali operatori mobili del mondo), emerge che per sviluppare e gestire infrastrutture più sostenibili, gli operatori devono soprattutto rivedere i processi, mettendo in relazione l’operatività, l’ambiente commerciale e normativo con gli obiettivi ESG (Environmental, Social, Governance) e coinvolgendo l’intero ecosistema dei partner della catena di fornitura. Infatti, anche a seguito dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’inflazione, che hanno reso necessario trovare nuove soluzioni per mantenere livelli di servizio e contenere i costi, il passaggio alla sostenibilità e all’efficienza energetica è diventato un elemento chiave dell’innovazione in tutta la catena del valore del settore. Poiché il consumo di energia per tutti gli operatori è un costo operativo che in genere rappresenta oltre l’80% del costo totale di gestione delle reti, molti stanno guardando a soluzioni di intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza energetica delle loro reti, e anche allo sviluppo di “Power Purchase Agreements”, in altre parole accordi per finanziare, in partnership con fornitori di energia locali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Lo sviluppo delle energie rinnovabili alternative, la diversificazione del mix energetico e l’auto-sostenibilità diventano quindi attività essenziali e inscindibili dal percorso di trasformazione che i telco devono affrontare per tornare a crescere.

Leggi anche:  Verso la sostenibilità digitale delle filiere italiane della carne

LA SFIDA DELLA DIVERSIFICAZIONE

In questi ultimi anni, la domanda di connettività e contenuti digitali da parte di organizzazioni, imprese e consumatori ha continuato a crescere insieme alla catena del valore di Internet, registrando solo un lieve rallentamento dopo il picco registrato durante la pandemia. La fetta maggiore di questa crescita proviene da video e musica in streaming da parte di un numero crescente di abbonati che, grazie alla progressiva estensione delle reti di telecomunicazioni, utilizzano servizi di connettività a banda larga attraverso diversi device. Tuttavia, negli ultimi dieci anni, mentre i ricavi delle Big Tech per i contenuti digitali hanno continuato a crescere, i ricavi degli operatori di telecomunicazioni che forniscono i servizi di connettività necessari all’intero ecosistema digitale si sono gradualmente ridotti. Sollecitata dai grandi telco europei già nei mesi scorsi, la Commissione europea sta valutando una revisione del Codice delle Comunicazioni elettroniche per abbattere la burocrazia e lanciare una consultazione pubblica sui costi delle reti di telecomunicazioni, per comprendere come e se intervenire con nuove norme che impongano un contributo economico da parte delle Big Tech americane alla realizzazione di fibra, 5G e cloud in Europa. Anche se nel 2023, i policy makers si muoveranno per contenere le distorsioni dell’ecosistema digitale europeo, per i telco resta aperta la partita della diversificazione delle entrate e della loro capacità di ridefinire la loro strategia di crescita come Digital-First Service Providers, guardando oltre ai servizi “core” di telecomunicazioni. Per compensare il declino dei ricavi dei servizi core, gli operatori già da qualche anno hanno iniziato a sviluppare altri servizi digitali alla ricerca di valore incrementale. La sfida della diversificazione degli operatori europei nel 2023 si giocherà sullo sviluppo di servizi digitali “non-core”, che probabilmente saranno: cloud, security, gaming e digital advertising.

Cominciamo dal cloud. Gli operatori continueranno a investire per trasformare l’offerta dei managed services tradizionali con il paradigma cloud. Vedremo estendersi le partnership con hyperscalers e le offerte di servizi ICT caratterizzate da scalabilità, flessibilità, pay-per-use e self-provisioning, orientate a raggiungere i mercati locali delle piccole e medie imprese e della pubblica amministrazione, più sensibili alla flessibilità dei costi, alla privacy e alla sovranità dei dati. Sul fronte della security, gli operatori considerano la sicurezza IT una delle principali aree di crescita dei ricavi generati dalle grandi organizzazioni private e pubbliche. Amplieranno il portafoglio di offerta includendo anche servizi e soluzioni per potenziare la sicurezza di oggetti connessi, in cloud e all’edge. Per quanto riguarda il gaming, il passaggio dei videogiochi dalle console ai dispositivi mobili, insieme al lancio dei servizi di gaming in streaming, promettono nuove opportunità di monetizzazione. Già nel 2021, TIM, Vodafone e altri operatori hanno lanciato le piattaforme di cloud gaming su 5G, offrendo agli utenti un catalogo di titoli in streaming accessibili da smartphone, tablet e PC. GSMA Intelligence stima che nel 2025 questo servizio potrebbe generare il 3% di nuovi ricavi per gli operatori in Italia e Regno Unito. E per finire la pubblicità digitale. DT, Orange, Telefonica e Vodafone hanno annunciato a gennaio 2023 che intendono creare una joint venture per costruire una piattaforma tecnologica basata su una soluzione di identificazione digitale degli utenti, per supportare le attività di pubblicità digitale di grandi marchi e broadcaster. L’intenzione è quella di presentarsi come un operatore di marketing digitale neutrale, sul mercato altamente concentrato nelle mani di aziende delle Big Tech come Google e Apple. Secondo GSMA, i ricavi per i servizi digitali “non-core telecom”, che erano circa il 24% dei ricavi totali dei principali operatori europei nel 2020, nell’arco dei prossimi 4 anni dovrebbero arrivare a rappresentare oltre il 30%, trainati da una gamma di nuovi servizi digitali sempre più aderenti alla digital life di consumatori e imprese.

Leggi anche:  NIS 2, cosa cambia e quale impatto avrà sulle aziende

Daniela Rao senior research and consulting director di IDC Europe