Le sfide del mondo software

Le sfide del mondo software

Cloud, intelligenza artificiale, low code: così Eustema cavalca il cambiamento

La diffusione del cloud, il successo delle piattaforme di low code e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale stanno trasformando le modalità di progettazione e sviluppo di software. «Viviamo una fase di grandi cambiamenti e occorre essere sempre pronti ad adattarsi ai nuovi contesti» spiega Sergio Palma, direttore tecnico di Eustema.

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Sempre più spesso le aziende chiedono software che funzionino in cloud.

Sì, il cloud negli ultimi anni è diventato predominante nei piani di trasformazione digitale delle grandi organizzazioni. Da un lato questo ha portato a una grande attenzione alla sostenibilità dei software, in termini di consumo di risorse computazionali. Servono software più leggeri, che siano progettati per ottimizzare la spesa in cloud e favorire i processi FinOps. Dall’altro è cambiato il modo di progettare le architetture: si lavora sempre più a scomporre il software in diversi microservizi autoconsistenti, che possono essere rimodellati in modo efficace quando cambiano le esigenze delle organizzazioni secondo un modello di Composable Enterprise. La sfida è identificare microcomponenti, packaged business capability, da ricomporre per rispondere alle esigenze del mercato.

Molti ritengono che le piattaforme low code possano risolvere molti dei problemi che incontra chi sviluppa software. È così?

Queste piattaforme sono cresciute molto e cresceranno ancora, soprattutto perché negli ultimi anni si sono rivolte meno agli sviluppatori e più al business development. Il low code va proprio nella direzione delle packaged business capabilities: permette di creare con relativa facilità e rapidità un software per un servizio specifico. Allo stesso tempo però hanno dei punti deboli. Spesso creano situazioni di vendor lock-in, altre volte sono disponibili solo in cloud, non sempre si integrano bene nei sistemi delle aziende. Come Eustema abbiamo capitalizzato la nostra competenza realizzando una nostra piattaforma low code, Leda. Supera molti dei limiti che dicevamo e consente la progettazione e lo sviluppo di software su architetture a microservizi e tecnologie open source molto diffuse sul mercato. Usavamo Leda internamente da tre anni, dallo scorso anno è sul mercato e ha già consentito di realizzare cinque progetti di medie e grandi dimensioni.

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C’è molta attenzione anche sull’intelligenza artificiale. Che contributo può dare alla progettazione e allo sviluppo di software?

L’intelligenza artificiale è entrata da due porte nell’attività di progettazione e sviluppo di software. La tematica meno affrontata è quella delle MLOps, le machine learning operations. Le soluzioni Data Driven basate su machine learning hanno l’esigenza di un tuning costante e per farlo occorrono persone con competenze specifiche. Eustema ha industrializzato questo approccio nell’ambito delle nostre piattaforme per “l’estrazione della conoscenza”, Minerva e Haldus: consente al cliente di ottenere maggiore valore dalle informazioni estratte e mantiene le soluzioni allineate alle esigenze di business.

Qual è l’altra “porta” da cui sta entrando l’intelligenza artificiale?

È la produzione di software. Con sistemi come GPT3 o Codex è possibile ridurre il tempo di sviluppo software a minore valore aggiunto, togliendo agli sviluppatori una parte del lavoro e permettendo loro di dedicarsi alle attività più complesse. Stiamo lavorando per introdurre dentro Leda un meccanismo di virtual assistant supportato da questo tipo di framework.