Per le aziende il 2023 è il momento di cambiare o scomparire: bisogna agire, non restare fermi, e bisogna agire con coraggio. Come fare? Il pensiero di Jessica Constantinidis, Field Innovation Officer EMEA at ServiceNow
Siamo ormai ampiamente entrati in un nuovo anno, ma una cosa rimane invariata per le aziende nel 2023: devono cambiare.
Sia chiaro: non perché abbiano fatto qualcosa di sbagliato. Al contrario, le aziende sono sottoposte a un’immensa pressione e questo è ampiamente percepito: cosa si dovrebbe fare quando la bolletta del gas raddoppia da un giorno all’altro, per esempio? Oltre alle pressioni, affrontare il cambiamento richiesto è una prospettiva travolgente e molte aziende non sono sicure di dove e come dovrebbero trasformarsi. Di conseguenza, tendono a trattenere la liquidità e in questo contesto nessuno vuole investire.
Il problema è che la mancanza di nuovi investimenti, in questo momento, non giova a nessuno. Il 2023 è il momento di cambiare o scomparire: bisogna agire, non restare fermi, e bisogna agire con coraggio. Lo status quo non è sostenibile e le aziende saranno totalmente ridefinite dalle condizioni macroeconomiche, se si lascia che ciò accada.
Esiste una chiara opportunità di essere artefici del proprio futuro aziendale, invece di essere plagiati delle circostanze. Ma questo richiede un salto di qualità. Per riassumere, le aziende in questo momento devono trovare valore e amplificarlo.
Si tratta di concentrarsi sull’essenziale, sulle economie di scala e sul fare di più con meno, di individuare le lacune del mercato, di sfidare la prassi e di trarre maggiori profitti. Coloro che si prendono il tempo necessario per identificare i punti di forza del proprio core business, capire come fare di più e lasciare andare il resto, alla fine vinceranno, anche in tempi difficili.
Come fare?
Cercare il valore aggiunto
Tutti leggono la stampa economica e vedono che, in tempi macroeconomici incerti, sono i pensatori fuori dagli schemi a prosperare. Ma il loro segreto non è un vero e proprio segreto. Quando i margini sono ristretti, è necessario razionalizzare e innovare. Ogni organizzazione può farlo, ma ciò richiede una valutazione trasparente e corretta della propria attività: cosa serve? Cosa no? Cosa manca? qual è il valore unico dell’azienda?
Per molte aziende, una valutazione sincera non è così facile come sembra. La quantità di dati che circolano all’interno delle organizzazioni è enorme e spesso vengono raccolti solo per il gusto di farlo, senza che vengano necessariamente utilizzati.
Si pensi al settore manifatturiero. I dati provenienti da uno stabilimento medio sono infiniti, ma questi devono essere puliti, archiviati e resi disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per la creazione di report. Ma tutti i criteri misurabili sono necessari e aggiungono valore? Bisogna riflettere in modo critico su cosa si misura, come lo si fa e dove lo si archivia.
Si immagini, ad esempio, di avere un bene che deve essere mantenuto a una temperatura stabile. Tenere traccia della temperatura in ogni momento crea molti dati, ma in realtà non ci dice nulla. Tutto ciò che occorre sapere è quando la temperatura supera o scende al di sotto dei valori massimi e minimi. Questo è il “trigger” essenziale.
Iniziare a identificare ciò che è essenziale e ciò che non lo è farà una grande differenza in azienda. Ma bisogna anche assicurarsi che sia conservato correttamente, in modo da poterlo utilizzare e confrontare. Non serve a nulla conservare i dati in pile, file o silos ben organizzati ma in fin dei conti inutili.
Non è necessario ricostruire tutti i sistemi e l’architettura aziendale. Quello che serve è uno strumento che metta tutto insieme, ovvero un’unica base di dati che colleghi tutte le fonti e gli strumenti pertinenti di cui già si dispone.
Se si riesce a eseguire questi passaggi in tutta l’azienda, è possibile trovare il proprio valore. Ora bisogna solo amplificarlo.
Proporre valore su scala
In cosa consiste l’amplificazione del valore? In poche parole: assumere rischi calcolati su quali flussi di entrate possono generare profitti e dare priorità alle risorse per garantirne lo sviluppo. È bene sapere cosa succede nell’azienda, ma questa è solo la base per migliorare. Amplificare il valore significa utilizzare i dati giusti.
La buona notizia è che avere dati affidabili, facilmente accessibili e in un unico posto è una vera miniera d’oro per tecnologie come l’automazione e l’IA, che possono prendere questi dati e trasformarli in valore reale, che si tratti di insight chiari, workflow più intelligenti o persino previsioni.
Questo livello di automazione è il punto in cui le aziende possono davvero ridurre i costi: in primo luogo, può rivelare insight sulle operazioni in corso o su strategie che non erano state prese in considerazione prima. In secondo luogo, se sono le macchine a fare questi calcoli e a collegare i punti, le persone che sono state impiegate per vagliare manualmente i dati possono dedicarsi ad altre attività molto più preziose. Infine, questi risparmi in termini di velocità ed efficienza consentono anche di essere molto più agili e di avviare o chiudere rapidamente le attività, a seconda delle esigenze, riducendo drasticamente il time-to-market. Quattro vantaggi in uno per le aziende: migliore intelligence, risparmio di tempo, economia sui costi e maggiore agilità. È importante notare, tuttavia, che non si sostituiscono gli esseri umani, ma semplicemente si migliora la loro capacità di interpretare grandi insiemi di dati in modo diverso. L’uomo continua a svolgere un ruolo fondamentale nella formazione, nel miglioramento e nel controllo del significato, oltre che nella convalida dei dati forniti dall’IA per garantire nuovi insight.
Come potrebbe essere nella realtà
Un esempio di come tutto questo potrebbe apparire per un’azienda. Si immagini di essere in un aeroporto e di avere a che fare con code interminabili alla dogana… che generano voli persi e a molte lamentele. Sembra una brutta cosa. Ma il lato positivo è che si hanno a disposizione molti dati: si sa chi si trova nel terminal dell’aeroporto e più o meno dove si trova; si possono misurare le code alla dogana e il tempo medio di attesa; si conosce la capacità di tutti i voli offerti e quali voli vengono persi.
Se si uniscono questi dati e si automatizzano, è possibile iniziare ad attivare soluzioni: avvisi quando le code sono troppo lunghe e i passeggeri perdono i voli, avvisi ai team per avere maggiore capacità e persino comunicare direttamente con i passeggeri per tenerli informati sulla situazione e scusarsi per eventuali ritardi, il tutto senza alcun intervento umano.
L’esempio dimostra che i dati di cui le aziende già dispongono sono pronti a trasformarsi in workflow funzionanti e in insight importanti per l’azienda, in grado di ridurre i costi e abilitare le capacità della forza lavoro. Quello che si decide di fare con questi benefici dipende dall’azienda.
Una volta ottenuti i dati, questi sono collegabili e possono fornire la visione di cui si ha bisogno per cambiare rotta e creare un vero valore che possa far superare la crisi e portare a una crescita futura. La domanda rimane: sperare che la crisi passi oppure ottenere le informazioni che definiscono il valore dell’azienda ed essere sufficientemente coraggiosi da cambiare la propria attività per avere successo in futuro?