Il mondo digitale a confronto sui temi del momento: AI, etica, sostenibilità e data democracy
Organizzato da Denodo, l’evento “Data Arena” tenutosi a Milano, è stato un importante momento di confronto per la comunità del Data Management. L’intero ecosistema della nostra vita sociale è infatti sempre più basato sull’interconnessione e sulla fruizione dei dati: in un mondo i cui cardini sono l’etica e la sostenibilità, la raccolta dei dati deve essere gestita, tuttavia, con più parsimonia e attenzione, sia in termini di analisi, sia in termini di risorse.
La tavola rotonda, che è stata moderata da Andrea Zinno, Data Evangelist di Denodo, ha raccolto le opinioni di numerosi esperti del mondo accademico e della consulenza sui temi della qualità, governance e innovazione, elementi da cui partire per lavorare con efficacia e rapidità sui dati.
«Abbiamo un’offerta molto variegata di corsi di laurea che si è arricchita del corso in Data Science for Economics. In generale, la richiesta di corsi di data management e coding, da parte degli studenti, è aumentata in modo esponenziale», dichiara Silvana Castano, direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano. Un’offerta formativa che è in linea con le esigenze del mondo del lavoro. Infatti, in tutti i contesti aziendali sempre più data driven, è essenziale avere professionisti preparati a gestire i dati e a tradurli in informazioni utili per il business delle imprese. Come spiega Gabriele Obino, Regional Vice President & General Manager Sud Europa e Medio Oriente di Denodo. «I dati crescono a una velocità impressionante. Nasce da qui l’esigenza impellente, da parte delle aziende, di estrarre valore dalle informazioni. La governance dei dati è quindi più che mai necessaria, al fine di ottimizzare la gestione dei dati stessi».
Il dato, tuttavia, porta con sé diverse complessità. «Nell’utilizzo dei dati occorre usare molta cautela – spiega Raniero Romagnoli, Chief Technology Officer di Almawave, azienda italiana che opera nel settore dell’intelligenza artificiale e dell’analisi del linguaggio naturale. «La normativa ci costringe a usare accortezze molto ampie, soprattutto nell’ambito dell’intelligenza artificiale e in termini di privacy. Sapere come è stato addestrato un modello di AI è molto importante».
Intelligenza artificiale e ChatGPT
Ma qual è, in sostanza, l’opinione delle aziende sul valore dell’Intelligenza artificiale? Per Daniele Bobba, Senior Partner di Deloitte Consulting, Big Data & IDO Leader, «l’intelligenza artificiale è fondamentale. Le imprese di qualsiasi settore richiedono infatti sempre di più esperti in data management e guardano con interesse a ChatGPT, chatbot generativo basato sull’AI che mira a rivoluzionare il modo di fare business, ma anche la scuola e l’informatica in generale».
Tuttavia, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale solleva anche questioni etiche che devono essere regolamentate. ChatGPT potrebbe, per esempio, raccogliere dati sensibili degli utenti senza il loro consenso o conoscenza, violando di conseguenza il diritto alla privacy e alla protezione dei dati sensibili.
Ma come è cambiata nel tempo la collaborazione tra università e aziende per quanto riguarda la formazione e l’insegnamento? Per Riccardo Torlone, Docente Universitario dell’Università degli Studi Roma Tre, «il mondo accademico è molto interessato a ciò che avviene nelle imprese e nei mercati. L’offerta dei corsi è molto dinamica e tiene conto di ciò che il mondo industriale si aspetta. La Facoltà di Ingegneria, per esempio, ha attivato da diversi anni l’iniziativa “Data Driven Innovation”, incentrata sul ruolo dell’innovazione in tema di dati».
L’ecologia dei dati
Oggi il concetto di sostenibilità sta alla base di procedure e comportamenti che possono essere volontari o obbligatori. Le imprese stanno già adottando alcune pratiche per rispettare determinati obblighi di legge.
«La sostenibilità e le politiche ESG sono temi fondamentali – dichiara Obino. «Il modo con cui viene gestito il ciclo di vita del dato assume quindi un’importanza fondamentale, anche per quanto riguarda l’AI e i relativi modelli di addestramento. La democratizzazione dei dati punta infatti a rendere accessibili i dati a tutti coloro che desiderano utilizzarli, ma nel rispetto delle regole che ogni azienda ha stabilito sulla base della normativa o delle proprie policy».
Se è vero infatti che l’approccio logico alla gestione e integrazioni dei dati basato sulla Data Virtualization facilita e rende efficiente la gestione e il delivery dei dati, la loro raccolta dovrebbe cionondimeno essere parsimoniosa, poiché per quanto i dati siano completamente fruibili e disponibili per essere utilizzati, farlo senza un fine è solo uno spreco di risorse. A fronte di una raccolta dei dati parsimoniosa, anche il loro stoccaggio, nella visione di Denodo, deve essere altrettanto oculato: ancora una volta, copiare e replicare i dati solo perché qualcuno potrebbe averne bisogno, non è esattamente una scelta amica dell’ambiente. Infatti, ogni “punto di stoccaggio” consumerà energia e richiederà risorse per essere gestito, così come saranno necessarie energia e risorse per il trasporto da un punto all’altro. In altre parole, ciò di cui si sente necessità è una nuova logistica dei dati, che sappia ottimizzare i magazzini esistenti, senza crearne di nuovi al solo fine di memorizzare ciò che è già presente altrove, facendo viaggiare solo ciò che deve essere effettivamente consegnato e farlo solo quando la consegna viene effettivamente richiesta.
Un’ecologia dei dati si fonda quindi sulla consapevolezza che i dati non sono un qualcosa a sé stante, ma costituiscono un modo per dialogare digitalmente con il mondo, rappresentandolo ma anche influenzandolo. È proprio questa complessa interazione che deve aderire a principi di sostenibilità e di rispetto per le risorse disponibili, perché ogni mondo digitale non lo è mai completamente: ciò che è digitale verrà sempre e comunque gestito da ciò che è fisico.