Benessere e resilienza, l’importanza della produttività sostenibile

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Christian Parmigiani, CEO di 4wardPRO e Co-Founder di Impresoft

Non solo innovazione tecnologica nell’era del lavoro post-pandemico. L’impegno di 4wardPRO verso il well-being

La sostenibilità è un tema che sta molto a cuore alle aziende di ogni tipo e dimensione. Un argomento con cui, come vedremo, ci si riferisce non solo all’attenzione di un’organizzazione all’ambiente ma anche al benessere degli impiegati, sintesi di come poi opera verso il mercato. Non è un segreto che le imprese di maggior successo siano quelle che pongono un’importanza crescente alla ‘salute’ di impiegati e collaboratori e non solo al business.

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4wardPRO, che guida il competence center Corporate Resilience di Impresoft, e che accompagna le aziende clienti in tutto il processo di trasformazione digitale in temi come la cybersecurity e la governance IT, lavora anche per la promozione del cosiddetto ‘well-being’ dei dipendenti. «Innovare è un concetto che si basa, come sappiamo, su tecnologie, prodotti e servizi, ma che non può fermarsi a questo» ci dice Christian Parmigiani, CEO di 4wardPRO e co-founder del gruppo Impresoft. «Quando parliamo di produttività, diventa allora centrale l’accostamento con il termine “sostenibile”, un modo di dar seguito alla crescita aziendale sia al suo interno che all’esterno. Produttività sostenibile è il fulcro di una modalità diversa di lavorare, già in parte influenzata dal boom dello smart working dopo la pandemia». Per 4wardPRO, si tratta di un percorso che segue lo sviluppo di tre pillar: digital empowerment, employee engagement e people well being. Un connubio di piattaforme tecnologiche, professionalità e benessere personale. Come ricorda Parmigiani, i lavoratori sono oggi soggetti, in media, ad un dato di oltre il 150% di meeting in più rispetto alla fase pre-pandemica. «E non solo» prosegue «è stato rilevato anche il +40% di double booking meeting, ossia di appuntamenti di lavoro che si sovrappongono. Se non si tiene sotto controllo questa tendenza, si rischia di andare troppo fuori binario». People, Process e Platforms, dunque, per soddisfare e favorire un modo sano di lavorare e alimentare una crescita sostenibile, ancora una volta, consapevole e trasparente. «La comunicazione bidirezionale è un altro elemento imprescindibile e gli aspetti tecnologici rappresentano una parte della soluzione» dice il CEO. «Tant’è che ci avvaliamo anche di un team di esperti in risorse umane, neuroscienze e scienze comportamentali per assistere i nostri clienti nel porre al centro di tutto il well-being delle loro persone e così creare organizzazioni inclusive e sostenibili».

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Ma come si misura il benessere dei lavoratori? «Esistono delle piattaforme che permettono di tracciare diverse metriche, da semplici KPI a dati più organizzati. Un esempio è il framework OKR, Objectives and Key Results, che consente di definire un obiettivo, analizzare le condizioni da raggiungere e individuare chi deve essere ingaggiato per ottenere il risultato. Unire gli OKR personali con quelli di team, può delineare un circolo virtuoso, al fine di completare gli OKR aziendali. Un percorso che impatta su tutta l’organizzazione, a cascata, e che favorisce l’ingaggio. «La singola azione, moltiplicata per il numero di dipendenti, per 365 giorni l’anno, può, in un certo senso “smuovere le montagne”. Ovviamente la digital platform, in tale ottica, svolge un ruolo essenziale». Per lo scopo, 4wardPRO si affida a Microsoft 365, e in particolare a Viva Suite, dotata di una componente di insight per la parte di benessere e l’analisi dei comportamenti e usi, per favorire i ‘good habits’.

Equilibrare l’hybrid work

Le dinamiche di lavoro sviluppate negli ultimi anni, hanno modificato pesantemente le abitudini dei dipendenti, vecchi e nuovi. Una sfida reale per le aziende, che oggi si ritrovano a dover approcciare modalità molto differenti di on-boarding delle persone. Anche qui, la produttività sostenibile diventa fondamentale. «L’attività di ingaggio è decisamente diversa da quella di qualche anno fa. Il modello principale è adesso quello del “meeting”, ossia del dover dedicare un tempo prefissato nell’arco di una giornata ai diversi flussi lavorativi. Si perde sicuramente quello che un tempo era la chiacchiera al caffè o la pausa pranzo» conclude Parmigiani «dovendo raggiungere un equilibrio essenziale tra le dinamiche di lavoro e quelle personali, spesso sovrapposte».

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La digital platform si pone quindi come valido strumento non solo di panificazione ma anche di gestione puntuale del ‘come’ sta andando la vita in azienda, intesa non più come circoscritta ai suoi ambiti spaziali ma spalmata ovunque. «È davvero necessario inviare quella email alle 9 di sera o posso posticiparla al mattino dopo? Messaggi, comunicazioni e comportamenti, con il passare del tempo, finiscono con l’influenzare in maniera negativa il rapporto di lavoro, favorendo quite quitting e great resignation, rispettivamente la tendenza dei dipendenti a impegnarsi nel loro lavoro solo lo stretto necessario e a dare, con sempre più facilità, dimissioni per insoddisfazione, poca voglia di crescere in azienda, insomma per mancanza di engagement. Ed è questo il punto su cui bisogna puntare maggiormente. Non a caso, come ricorda il CEO, nel 2022 sono aumentate le dimissioni soprattutto negli under 35, sinonimo che la popolazione che più lavora per “il purpose” necessità di una missione e di una cultura forte per sviluppare attaccamento. Fondare il proprio lavoro solo sul compenso economico è il rischio più alto che si possa correre, indebolendo l’attaccamento delle persone all’azienda e riducendo il tutto solo allo stipendio. Invertire tale trend è possibile, basta volerlo». Persone, processi e piattaforme: un ecosistema composto da un meccanismo complesso ma non oscuro, dove ogni componente ha l’opportunità di avvicinare sempre più l’azienda al benessere dei lavoratori, preludio per un business che possa dirsi davvero sostenibile.