La Carta costituzionale compie 75 anni. Il testo è l’insieme dei principi e delle regole che costituiscono la base della nostra Repubblica. Parafrasando uno dei padri costituenti, Piero Calamandrei, la Costituzione è in parte una realtà e in parte un ideale, un impegno. Ma anche un programma per un’azione da sviluppare all’interno di quell’architettura di principi.
Una specie di schema logico e sistematico di istruzioni, quasi un algoritmo ideale. Ma non ci sono automatismi. Spetta a noi rendere i principi costituzionali pratica corrente, ora e in futuro – come spiega Enrico Giovannini, già ministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili del governo Draghi, co-fondatore e direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), a un anno esatto dalla riforma costituzionale che ha sancito l’inserimento nella Costituzione del principio di “giustizia intergenerazionale”, alla base del concetto di sviluppo sostenibile.
Con la modifica degli articoli 9 e 41, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi è diventato un obbligo della Repubblica in un’ottica di giustizia anche verso le future generazioni. Una riforma che è quasi una rivoluzione copernicana, e che accelera il passo verso l’attuazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, determinando importanti cambiamenti anche nelle politiche e nei comportamenti individuali e degli operatori economici, sociali e istituzionali. Questi cambiamenti richiedono – però – un approccio diverso alle decisioni, basato su quello che Giovannini definisce «pensiero integrato». In pratica, bisogna mettere da parte le semplificazioni concettuali adottate in passato. E passare a una logica di pensiero in grado di farsi carico della complessità di funzionamento dell’economia, della società, dell’ambiente e delle istituzioni, dove tutto è connesso, e dove l’equilibrio tra forze in gioco è una proprietà nuova del sistema che non conosciamo ancora.
Un pensiero integrato che potremmo dire anche data-driven, perché il digitale non può essere solo uno strumento di ottimizzazione. E la crescita economica non può essere più sinonimo di sviluppo. Il modello basato su produzione, consumo e crescita è diventato obsoleto. Occorre trasformare completamente quel modello, facendo un salto in avanti per anticipare le sfide future.
In altre parole, un nuovo modo di concepire TCO e ROI fuori e dentro imprese e istituzioni. Come, per altro, sono chiamati a fare i CIO, che da semplici gestori diventano traino dell’evoluzione delle aziende. Se la strategia aziendale diventa strategia digitale e viceversa, così la sostenibilità, grazie alla leva digitale, rappresenta il framework all’interno del quale calare le scelte che determineranno il futuro del Paese.
Sviluppo sostenibile e trasformazione digitale sono collegate a doppio filo. Le nuove metriche dell’IT sostenibile impatteranno sulle scelte dell’80% dei CIO (dati IDC, 2023). Diventa quindi prioritario per le imprese lavorare sulla sinergia tra capitale umano e innovazione intesa non solo come tecnologia, ma anche innovazione di modelli organizzativi e manageriali. Anche sulle regole della nuova contabilità d’impresa, l’Europa sta facendo grandi passi avanti. Istituzioni pubbliche e aziende dovranno d’ora in poi cambiare l’orientamento delle proprie strategie per rispettare i nuovi principi e rispondere alle esigenze di un nuovo perimetro della globalizzazione che sta spostando l’asse dall’ottimizzazione del costo del lavoro all’efficienza delle catene di approvvigionamento, all’innovazione, all’economia circolare, all’energia rinnovabile e alla sicurezza. A 75 anni dalla sua entrata in vigore, tuttavia, la Costituzione rimane terreno di scontro e divisione. Parole come innovazione, sostenibilità, equità, unità non possono essere rimosse o svuotate. Il rischio è non solo di fare un passo indietro ma anche nel vuoto. E la Costituzione è lì per ricordarcelo, anche a chi tenta di cancellare il loro significato con un colpo di spugna.