Dalla confluenza tra Eustema e SoftJam, nasce la nuova realtà del mercato della system integration che come un fiume rende fertili i territori della trasformazione digitale. Buona informatica, conoscenza del cloud e applicazioni avanzate di AI si fondono per cambiare in sicurezza il modo di lavorare e di erogare servizi
Nel settore dello sviluppo e integrazione del software, la spinta verso le alleanze e gli accorpamenti è sempre stata un forte motore di crescita e diversificazione. Tanto più in un momento come questo, caratterizzato da una acuta penuria di talenti da reclutare per far fronte alla vivace domanda di trasformazione digitale. Unirsi significa crescere dal punto di vista della geografia e del volume d’affari, entrare in nuovi mercati, ma anche acquisire rapidamente nuove competenze e specializzazioni. E fare più rapidamente «massa critica» come nel caso di Eustema, system integrator romano, con una lunga esperienza, maturata proprio nella collaborazione con i principali snodi della Pubblica Amministrazione, che ha acquisito l’intero pacchetto azionario di SoftJam, società di servizi e consulenza IT, e storico partner di Microsoft.
Tuttavia, è raro che due player consolidati che decidono di contrarre matrimonio in età già matura possano contare su tanti elementi di affinità e complementarietà: un tesoretto che può risultare prezioso per superare più agevolmente gli ostacoli di due culture aziendali chiamate a trovare uno spirito esecutivo comune. Pur mantenendo una sostanziale autonomia sui rispettivi brand e modalità di ingaggio sul cliente. Ripensando alla metafora dell’acqua che la comunicazione visuale di Eustema utilizza come simbolo di vitalità, fluidità e trasparenza della tecnologia, l’acquisizione della genovese SoftJam è un po’ come la confluenza di due fiumi. Due corsi d’acqua che hanno attraversato orografie diverse, ciascuna con le sue caratteristiche, portando con sé un fertile sedimento di capacità messe al servizio di un’informatica a dimensione umana. Per il gruppo che nasce dall’accordo di M&A, sarà un fiume nuovo, tutto da scoprire, che viene da lontano e scorre in un paesaggio complesso, costituito da una ampia varietà di clienti tra enti pubblici e imprese private. Tutti alla ricerca di un nuovo modo di operare.
In Eustema, software house focalizzata da oltre 30 anni sull’informatizzazione della PA e sulla realizzazione di servizi al cittadino davvero user-friendly, il 2022 è un anno da ricordare; non solo per questa svolta epocale. L’azienda nata alla fine degli anni 80 per volontà della CISL, l’organo sindacale guidato a quel tempo da Franco Marini proprio con l’obiettivo di cavalcare la prima grande fase di innovazione della burocrazia, ha superato la soglia psicologica dei 50 milioni euro di fatturato e si appresta a vivere un triennio particolarmente intenso. «Grazie agli investimenti del PNRR – spiega Enrico Luciani, presidente di Eustema – abbiamo accumulato un portafoglio di ordini mai visto nella nostra storia. Adesso, dobbiamo renderlo concreto. Le fabbriche del software hanno lo stesso problema delle industrie: il reperimento e i costi dell’energia. Solo che la nostra energia viene dalle persone».
STRATEGIA PER CRESCERE INSIEME
Per vivere al meglio questa fase ricca di opportunità – come spiega Luciani – Eustema ha attivato una strategia di ampio respiro, accelerando il processo di crescita e diversificazione che – dopo lo costituzione di EUforLEGAL, lo spin-off indipendente al quale è stato conferito tutto l’ambito dell’informatizzazione e automazione dell’area legal delle grandi organizzazioni pubbliche e private e dei grandi studi legali – ha dato vita a una prima, importante, acquisizione. I primi contatti con SoftJam risalgono infatti a prima della pandemia, grazie all’indiretta mediazione di un cliente comune, una grande realtà bancaria, che aveva evidenziato il buon lavoro svolto dalla società che continua a essere guidata da Tiziano Vecchi. Nel corso delle trattative – racconta il presidente di Eustema – «sono emersi tutti i valori che ci uniscono: la sensibilità verso clienti e collaboratori, la capacità di innovare, la voglia di essere presenti su mercati complessi. Come Eustema, volevamo completare un’offerta focalizzata sugli aspetti applicativi con l’indirizzo di SoftJam verso quelli infrastrutturali, per completare la vision orientata al cosiddetto DevOps, che prevede una capacità di verticalizzare un progetto dalla rete al risultato finale delle interfacce applicative fruibili in una architettura cloud».
Dal punto di vista di SoftJam, che opera essenzialmente per i clienti privati, l’ingresso in Eustema rappresenta l’opportunità di partecipare ai grandi progetti di informatica pubblica che richiedono, al di là delle competenze tecniche, una certa dimensione e una grande trasversalità nella gestione della committenza, passando attraverso i complicati meccanismi di gara e arrivando alla verticalizzazione dell’infrastruttura e delle soluzioni in architetture cloud. Tra dipendenti e collaboratori esterni, Eustema è in grado di muovere sul campo più di cinquecento esperti, che si sommano ai centocinquanta di SoftJam. Nell’insieme, il gruppo può dunque contare su quasi settecento unità, e Luciani prevede per il 2023 una agguerrita campagna di reclutamento, con l’obiettivo di acquisire non meno di altre cento risorse. Anche sul piano tecnico, le due realtà si incastrano molto bene. «I nuovi colleghi ci portano in dote la loro grande preparazione sulle infrastrutturale in ambiente Microsoft, potenziando le attività di Eustema in tutti gli ambiti applicativi, dai gestionali a Big Data. Adesso, la sfida è riuscire imparare gli uni dagli altri per poter arrivare in modo coordinato tanto sui clienti consolidati come sui prospect».
NUOVI VERTICI DI GOVERNANCE
Il nuovo corso di Eustema traspare inoltre dalla parziale riorganizzazione interna, soprattutto ai vertici della governance, dove troviamo Maurizio Nasso nell’inedito ruolo di amministratore delegato di Eustema e presidente di SoftJam. «Un manager più giovane – precisa Luciani – che però può vantare non solo un passato professionale in IBM e altre importanti aziende, ma anche una frequentazione lunga e tutt’altro che occasionale con Eustema. Personalmente, ci conosciamo da quindici anni e da quasi una decina, Maurizio siede nel nostro board». A lui, Luciani ha affidato sia la guida operativa di Eustema sia, nella contemporanea veste di presidente di SoftJam, il coordinamento della futura azione “a due punte”. Anzi a tre, considerando la presenza di EUforLEGAL, proprietaria tra l’altro di un ulteriore marchio registrato: quello di Teleforum FOR, la piattaforma di gestione documentale inserita come unico prodotto Made in Italy nella guida delle soluzioni Enterprise Legal Management di Gartner.
Se Maurizio Nasso è il nuovo AD del gruppo presieduto da Luciani, SoftJam continua a essere diretta dall’attuale amministratore delegato Tiziano Vecchi. È importante sottolineare infatti che a fusione completata, Eustema e SoftJam mantengono i brand, i contatti con i rispettivi clienti e tutte le loro specificità. Il sito web del nuovo ramo genovese del gruppo, per esempio, mette già in evidenza l’appartenenza di SoftJam alla sfera proprietaria di Eustema con un unico bilancio consolidato. Il mercato nel suo complesso ha già accolto la presenza della nuova realtà nel segno della continuità. Mentre sui singoli progetti, le due aziende mantengono intatta la propria personalità, lasciando ovviamente che la contaminazione tra le due realtà possa da oggi compiere la sua azione fertilizzante, anche attraverso iniziative da portare avanti “a quattro mani”, in modalità congiunta. Il simbolo di questa volontà è il doppio incarico conferito a Nasso. I cambiamenti avvenuti durante l’anno appena concluso, infine, influiscono anche sulla geografia del gruppo, che guadagna la disponibilità di una sede a Genova Sturla, di un ufficio contiguo all’aeroporto milanese di Linate – frutto di una precedente acquisizione di SoftJam – e di un secondo ufficio a Roma. Nella veste di tutore di questa convergenza parallela, come intende muoversi Nasso? «In primis, rispettando la piena autonomia gestionale e di approccio ai mercati da parte di SoftJam» – risponde l’AD. «L’obiettivo è mettere una società a disposizione dell’altra, condividendo competenze e soluzioni, per aggiungere valore ai rispettivi portafogli di offerta». Le affinità culturali tra le due società del gruppo rappresentano il punto di partenza. Le diversità riguardano gli attuali modelli di business: «Eustema persegue grandi progetti che durano anni. SoftJam tanti progetti di dimensioni meno rilevanti con un orizzonte temporale più breve. Non intendiamo stravolgere un modello che funziona benissimo. Vogliamo invece coinvolgere i nostri nuovi colleghi in progetti di più ampio respiro e vogliamo ispirarci a loro per consolidare Eustema in settori dove non siamo ancora presenti. Sul cloud, per esempio, è utile acquisire competenze su piattaforme di mercato che si stanno diffondendo molto rapidamente. La cybersecurity è l’altro comparto che vogliamo presidiare».
COME FAR CRESCERE I TALENTI
La progettualità di lungo termine alla quale Nasso si riferisce porta sicuramente con sé molte complessità da risolvere. Ma grazie alla sua partecipazione a gare pubbliche di estremo rilievo, come la cordata che vedrà Eustema partecipare alla realizzazione di un sistema di “smart contract” basato su blockchain e AI bandito dal Ministero per lo Sviluppo Economico per digitalizzare i processi di redazione e gestione dei contratti, il system integrator può contare – secondo l’amministratore delegato – su una riserva di ordinativi di valore diverse volte superiore ai ricavi registrati nel 2022. «Questo ci consente di guardare avanti, consci del fatto che per una società di servizio la solidità finanziaria e la disponibilità di risorse, insieme alle competenze da mettere in campo, sono un punto di estrema attenzione» – sottolinea Nasso.
Sul fronte delle competenze – prosegue l’AD – Eustema continua a potenziare il suo esclusivo modello di qualificazione e formazione interna, la cosiddetta Academy, che prevede una formula di assunzione in praticantato durante la quale i giovani talenti vengono gradualmente inseriti in un contesto lavorativo sotto la guida dei colleghi con maggiore anzianità. «In passato – spiega Nasso – abbiamo collaborato soprattutto con le facoltà tecnico-scientifiche per reclutare i laureati più promettenti. Oggi, insieme a queste cerchiamo di coinvolgere anche le migliori scuole secondarie superiori, perché il sistema scolastico italiano fatica a stare al passo con la richiesta delle figure professionali ricercate dal settore ICT». I dati resi noti durante il summit della fondazione Ambrosetti e pubblicati in collaborazione con Microsoft nel rapporto Next Generation digITALY sono impietosi. In base all’analisi, il numero di iscritti a corsi di studio dedicati alle professioni tecnico-informatiche in Italia sarebbe inferiore, se calcolato in rapporto alla popolazione, a quello di tutte le nazioni UE. La Finlandia, con 5,3 studenti iscritti ogni mille abitanti, è il caso più virtuoso. L’Italia è in fondo con lo 0,7. E la debolezza del sistema formativo italiano, si legge nel rapporto, non riguarda soltanto l’Università, ma si estende a tutto il sistema dei licei e degli istituti tecnici. Per questi ultimi, solo 13 scuole in Italia coprono le professioni tecniche dell’ICT, per un totale di 900 studenti iscritti al 2020. Secondo il rapporto, più di due milioni i lavoratori devono sviluppare competenze digitali di base entro il 2026 per stare al passo con le esigenze del mercato. Mentre sono addirittura 20 milioni i cittadini a cui l’Italia deve fornire una formazione digitale di base entro il 2030.
A fronte di questi dati – commenta Enrico Luciani – «aziende come Eustema stanno svolgendo un ruolo sussidiario importante. Ruolo che richiede investimenti molto sostanziosi, per giunta senza alcun riconoscimento da parte delle autorità preposte al governo del sistema scolastico». Al tempo stesso – riprende Nasso – è fondamentale tenere sempre in tensione i meccanismi di aggiornamento delle risorse qualificate, attraverso le certificazioni e la compliance. Eustema per esempio si sta impegnando molto sul fronte delle nuove normative ISO rivolte alle buone pratiche della sostenibilità e della lotta alla corruzione e all’illegalità. Anche questo contribuisce a dare valore a una tecnologia che ha crescenti implicazioni sul piano dell’etica e della socialità. «I clienti nella Pubblica Amministrazione – continua Nasso – ci stanno ingaggiando in maniera concreta e sfidante sui temi che riguardano l’applicazione dell’intelligenza artificiale e del machine learning ai processi di carattere più amministrativo-gestionale». La richiesta di soluzioni sta esplodendo e grazie ai suoi laboratori di ricerca e sviluppo, Eustema può affermare di aver acquisito un vantaggio importante sulla concorrenza. Le nuove frontiere dell’automazione di processo, che avevano spinto l’azienda a creare EuForLegal, si spostano dal campo delle procedure e dei documenti legali verso ambiti come la sanità, giudicato molto promettente. «Da una parte l’uso degli analytics e del software di machine learning va a supportare le fasi decisionali – spiega Nasso – dall’altro si automatizzano i processi come nel caso del progetto che ci vede collaborare con il ministero dello Sviluppo economico per snellire il lungo iter previsto per la gestione di un contratto di procurement, permettendo di ottenere grandi risparmi di tempo e risorse».
IL SUBSTRATO DELLA DIGITALIZZAZIONE
Il vero substrato della trasformazione digitale è il cloud computing. E sul cloud, anzi sulla visione del cloud impressa da Microsoft, SoftJam ha costruito più di metà della sua storia. L’azienda acquisita da Eustema può diventare una delle armi vincenti della nuova strategia di gruppo. Anche SoftJam – come racconta l’AD Tiziano Vecchi – proviene da un lungo percorso di maturazione e scelte tecnologiche importanti. Fondata a Genova nella seconda metà degli anni 90, ha successivamente rilevato due realtà più piccole, che le hanno permesso di rafforzare la propria presenza nel milanese e a Roma. Alla nascita, 26 anni fa, SoftJam era attiva nel campo dei gestionali e dell’integrazione intorno ai principali marchi dell’IT. «Insomma, un generalista» – sintetizza Vecchi. «Poi, intorno al 2010, è arrivata la decisione di concentrarci su Microsoft e le sue infrastrutture e servizi cloud, quindi sul mondo Office 365 e Azure. Anzi, addirittura su quello che era stato il vero predecessore della strategia 365, la Business Productivity Online Suite». L’assetto che SoftJam assume dopo questa decisione è uno dei motivi per cui oggi la sua offerta completa in modo molto efficace, nei progetti mirati ai nuovi spazi del lavoro digitale, la specializzazione che Eustema ha invece coltivato in ambienti Erp come Microsoft Dynamics 365.
Vecchi ripercorre i difficili anni immediatamente successivi all’annuncio della “nuova” Microsoft, quando le applicazioni di produttività personale si liberavano dalla gabbia dei CD-ROM, delle licenze, dei continui patch e aggiornamenti, aprendo la strada a una digitalizzazione molto più estesa e potente con un esercito di società software chiamate a reinventare il proprio lavoro. «Partendo con grande anticipo su molti dei suoi concorrenti, SoftJam ha compiuto un cammino molto innovativo di crescita sia organica sia per acquisizioni che le ha consentito di guadagnarsi per due volte il Premio Microsoft Partner dell’anno per l’Italia, nel 2014 e nel 2017. Un riconoscimento concesso di solito a system integrator molto più grandi» – spiega Vecchi. «La forza dovuta alla capacità di imprimere una radicale svolta ai propri servizi di consulenza e progettazione, orientandosi verso la sfida della migrazione in cloud di applicazioni e sistemi legacy, oggi consente a SoftJam, grazie all’evoluzione di quelle stesse tecnologie, di proporre ai clienti un’offerta davvero al passo coi tempi».
Come il suo collega alla guida di Eustema, Tiziano Vecchi pensa in particolare alle nuove possibilità di interazione legate alla comprensione del linguaggio naturale, che possono cambiare radicalmente il modo di utilizzare le applicazioni di Office negli uffici. E di rendere disponibili le informazioni e i servizi ai cittadini, o ai pazienti degli ospedali, nel rispetto delle regole che tutelano la sicurezza e la privacy di dati e persone. «Credo che la tecnologia possa darci opportunità ancora più grandi nella PA come nelle aziende private, non solo nel manifatturiero e nel finance, settori in cui siamo stati molto attivi negli ultimi anni. Insieme a Eustema – conclude Vecchi – SoftJam vuole portare avanti il suo approccio consulenziale nel progettare questo nuovo mondo con il cloud e le app che semplificano l’accesso ai suoi servizi».
UNITI NELLA CONSULENZA
Operativamente, una parte non secondaria nel successo delle nuove modalità di go-to-market del gruppo nato dalla fusione tra Eustema e SoftJam spetta alle figure tecniche che presidiano la delivery delle rispettive soluzioni, con Stefano Luti, delivery director di SoftJam e Sergio Palma che in Eustema è il responsabile della struttura Tecnologie e Mercato. «La nostra complementarietà è evidente anche su un livello più propriamente tecnologico» – afferma Palma. Eustema, che insieme alla PA traguarda anche mercati come le telecomunicazioni, i media e i trasporti, andrà a contaminare l’offerta di SoftJam, aiutando i nuovi colleghi a entrare con più facilità in altri mercati».
Parlando di contaminazione, Palma insiste sulle potenzialità del gioco di sponda tra Eustema – verticale sul mercato pubblico e orizzontale sulle piattaforme – e una SoftJam verticalizzata su competenze infrastrutturali oggi molto richieste dalle aziende private. D’altro canto – come evidenzia Luti – SoftJam potrà rafforzare l’aspetto dell’industrializzazione delle sue attività di sviluppo facendo leva sull’esperienza di Eustema in materia di “semilavorati” e riuso del software. Esperienza che l’azienda romana ha tradotto in una vera e propria soluzione rivolta al mercato: LEDA, un innovativo framework per lo sviluppo low code che può ridurre drasticamente i tempi e i costi della realizzazione di nuovi servizi di business digitali.
Come si evolverà a partire da oggi la collaborazione sinergica tra i due player indipendenti nella relazione col mercato? E troppa complementarietà non rischia paradossalmente di alimentare divisioni? Stefano Luti, delivery director di SoftJam, lo esclude categoricamente. «Perché le tecnologie sono sempre un terreno di incontro, non di divisione. La diversità sta soprattutto nel come le nostre competenze vanno a declinarsi su tutti i mercati. Tutti i clienti hanno bisogno di cloud ibrido, collaboration, prototipi applicativi rivolti alle linee di business interne. Il fatto che SoftJam sia focalizzata su ambienti Microsoft ed Eustema sia impegnata anche in altri framework non conta. Anche SoftJam per esempio si sta cimentando su soluzioni di frontiera come blockchain, AI e Natural Language Processing, pur rimanendo tendenzialmente su piattaforme e linguaggi Microsoft».
Un primo significativo esempio di sinergia – secondo Stefano Luti – potrebbe venire da Kory, una piattaforma per la creazione di assistenti virtuali che SoftJam ha sviluppato, guarda caso, utilizzando anche strumenti esterni allo stack Microsoft. «A differenza di un chatbot, che funziona sulla base di un archivio di domande predefinite, Kory è un motore logico “pensante”, in grado di capire il contesto e conversare in linguaggio naturale» – spiega il responsabile della prevendita in SoftJam. «Potrei usarlo per implementare un banale sistema di domande e risposte, oppure collegarlo al mio software di paghe e contributi per interrogarlo e effettuare ricerche».
Come nel caso di Kory, anche la piattaforma Haldus di Eustema, sfrutta il machine learning per estrarre contenuti strutturati dai documenti non strutturati. «Con la document intelligence si possono semplificare i processi amministrativi e burocratici» – spiega Sergio Palma, responsabile Tecnologie e Mercato di Gruppo Eustema. Ma con una avvertenza: «Il system integrator che intende portare sul mercato soluzioni come queste, non ha solo bisogno di esperti di machine learning che sviluppano e garantiscono il fine tuning delle applicazioni. Ci vuole una conoscenza molto concreta dei processi da automatizzare, una capacità di intervenire sul change management per poter governare l’inevitabile impatto delle nuove tecnologie sulla quotidianità dei clienti e assicurare che un progetto di trasformazione porti a vantaggi concreti sul piano della usabilità e del total cost of ownership».
Alla fine, il vero fattore unificante, il collante che saprà amalgamare l’azione di questo nuovo protagonista del mercato italiano della system integration è proprio il valore della consulenza che Eustema e SoftJam hanno sempre saputo offrire, insieme alla tecnologia, alle realtà della nostra economia e delle istituzioni. Che oggi hanno bisogno di cambiamento – culturale ancor più che tecnologico – come la vita ha bisogno dell’acqua.
Foto di Gabriele Sandrini