Nell’ambito del progetto Dydas, la software house ha realizzato un sistema di intelligenza artificiale ed edge computing per il rilevamento automatico degli ammaloramenti del manto stradale
Key To Business è una software house che opera da 14 anni nel mercato italiano e internazionale. Nel tempo ha consolidato importanti partnership in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente impiega oltre 100 professionisti dislocati tra le sedi principali di Roma, Milano e L’Aquila.
Key To Business è impegnata nel coordinamento del progetto Dydas, cofinanziato dal programma europeo CEF (Connecting Europe Facility) relativo al settore TELECOM (Trans-European Telecommunications Networks). Nell’ambito del programma sono stati infatti stanziati ingenti fondi volti a promuovere lo sviluppo, la realizzazione e il potenziamento di opere di interesse pubblico, in particolare nel settore dei trasporti e dell’energia.
Il progetto Dydas ha dato via alla creazione di una piattaforma in grado di gestire grandi volumi di dati dinamici, consentendo al settore pubblico e all’industria di beneficiare dell’analisi dei dati su larga scala.
«Mettere al centro il dato come valore è stata l’idea di base – spiega Marco Gatti, Head of Business Development di Key To Business. «Grazie infatti al dato è possibile creare nuovi algoritmi di intelligenza artificiale, che consentono di far dialogare intere filiere di tutti i settori. Si va dalle pubbliche amministrazioni, ai centri di ricerca, alle aziende. L’obiettivo è raccogliere e mettere i dati a fattor comune all’interno di qualsiasi filiera al fine di generare molto più valore».
Le piattaforme di big data per generare davvero un contributo significativo devono riuscire infatti a connettere diversi enti fra loro, far dialogare in maniera semplice ed efficace chi genera e possiede dati e chi invece ne ha bisogno per creare ulteriore valore.
Nell’ambito del progetto, Key To Business ha realizzato una piattaforma HPC dotata di strumenti di AI che permette questo dialogo tra domanda e offerta di dati «L’obiettivo è contribuire all’infrastruttura di dati europea migliorando la condivisione e il riutilizzo di dati pubblici e privati», sottolinea Gatti.
Dydas è supportato da 5 partner complementari fra loro che collaborano allo sviluppo e al successo dell’intero progetto: Key To Business, Anci Lazio, ENEA, Gmatics e Links Foundation.
Come rilevare gli ammaloramenti del manto stradale
Nell’ambito del progetto Dydas, per popolare la piattaforma di dati e per testarne le potenzialità, ciascun partner ha realizzato uno use case su tre settori diversi: marittimo, energy e mobility. Particolarmente innovativo il contributo di Key To Business nel settore mobilità. Come spiega Gatti, la software house ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale ed edge computing per il rilevamento automatico degli ammaloramenti del manto stradale. Il sistema raccoglie informazioni su crepe e buche, che possono essere consultate su una piattaforma di visualizzazione che colleziona l’immagine, la grandezza stimata e la classificazione del tipo di ammaloramento. «Il sistema utilizza un dispositivo dotato di videocamera che viene installato su un veicolo ed è in grado di raccogliere le immagini e di segnalare in tempo reale eventuali ammaloramenti», spiega Gatti.
La tecnologia al servizio dei cittadini
Edge computing e computer vision si rivelano pertanto essenziali per l’attuazione di strategie efficaci nel settore pubblico e in un’ottica smart city.
L’applicazione sviluppata da Key To Business è uno strumento efficace per monitorare le irregolarità del manto stradale, migliorare la manutenzione delle strade e, conseguentemente, la vita quotidiana dei cittadini.
La scelta dei sistemi on edge per questa soluzione sta nella particolarità che hanno in termini di risoluzione di problemi di latenza e la possibilità di effettuare interventi tempestivi.
«Il sistema realizzato da Key To Business è già in uso in alcuni comuni del sud Italia e può servire non solo per rilevare gli ammaloramenti delle strade, ma anche per monitorare il passaggio di auto, persone e i comportamenti di guida, sempre nel rispetto della privacy del cittadino», conclude Gatti.