Nuovi equilibri per una trasformazione full trust

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Quando si parla di trasformazione digitale, transizione energetica e sviluppo sostenibile in un mondo interconnesso, la fiducia si costruisce insieme e deve essere costantemente alimentata e verificata sul campo. I manager sono chiamati a governare il cambiamento dentro le imprese, nel rapporto con i fornitori e verso tutti gli stakeholder.

Per Francesca Puggioni, managing director Sud Europa di Orange Business Services, si tratta di trovare il punto di equilibrio tra forze in gioco che solo apparentemente si escludono a vicenda. Da una parte c’è l’esigenza di distribuire intelligenza, autonomia, agilità e mantenere trasparenza in tutte le parti dell’organizzazione, dall’altra la necessità di assicurare il controllo a livello centralizzato, prevenendo nuove forme di dipendenza e lock-in. E tutto, in un sistema super protetto per evitare qualsiasi intrusione cyber. «Oggi, un CIO deve puntare prima di tutto a ottenere una fiducia “intracompany” e poi verso l’esterno, instaurando relazioni costruttive sia con i vendor sia con i fornitori. E cosa importante, deve mantenere l’equilibrio per non cadere in un lock-in problematico. La tecnologia è un enabler, è empowerment, è accelerazione, ma va governata, come va governato il mercato. Impensabile, una tecnologia in grado di autoregolarsi. Per questo servono regole chiare non inutili complicazioni. E per crearle occorre capire i processi e i rischi che la tecnologia si porta dietro». La fiducia è un elemento centrale delle società complesse. Tuttavia – avverte Puggioni – «non può esserci fiducia senza accountability che si traduce in capacità di governo, affidabilità e garanzie in un contesto di regole condivise. La parola chiave è quindi equilibrio tra le inevitabili dicotomie della nuova dimensione digitale» – spiega Puggioni, tenendo presente che l’equilibrio è una proprietà nuova del sistema che non conosciamo ancora.

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LA SOVRANITÀ DEI DATI

Il cloud unisce, permette di federare capacità diverse, astraendole dalle singole infrastrutture e consente di aprirsi verso l’esterno. Questo spostamento può generare anche nuove asimmetrie che devono essere gestite e corrette perché non si trasformino in punti di debolezza. Controllo e circolazione dei dati sono alla base dell’economia digitale, ma rappresentano anche un terreno di scontro a livello geo-politico. Se in questo momento la crisi energetica crea evidenti lock-in che vanno dai rubinetti del gas ad altri tipi di “interruttori”, esistono diverse forme di blocco meno tangibili: «La peggiore è la mancanza di conoscenza alla base delle scelte, politiche o aziendali che siano» – afferma Francesca Puggioni. «Per costruire regole efficaci, la competenza è il primo requisito. La soluzione è a doppio folder, coniugando soluzioni locali, adatte alle esigenze specifiche di imprese e Paesi, e capacità di controllo secondo un principio di sussidiarietà e di federazione di cloud multipli a diversi livelli».

Qual è il problema? È la dipendenza dai colossi extraeuropei che preoccupa. «Ma non basta delimitare i confini, è necessario controllare le tecnologie alla base» – afferma Puggioni. «Se il cloud è un’istanza mondiale, creare un cloud europeo è indispensabile. Con Gaia-X è già partita la sfida del cloud europeo che contribuirà a creare anche a una visione più coesa della nostra Europa. Tale visione porterà a una convergenza della regolamentazione, elemento necessario per estendere le collaborazioni economiche e rafforzare la posizione dei vendor europei come veri “campioni” di fronte ai colossi americani e asiatici. Con il cloud europeo potremo avere un quadro più trasparente in ottica di interoperabilità e compliance, a beneficio delle nuove esigenze digitali delle nostre aziende. Tuttavia, la nostra storia e la situazione politicamente frammentata del nostro continente ostacolano un percorso full trust verso il cloud europeo» – commenta Puggioni.  «Con la conseguenza che ogni Paese sta cercando di sviluppare soluzioni per supplire a vuoti normativi per mettere in sicurezza i propri dati». La soluzione più avanzata in questa direzione è quella adottata dalla Francia, dove Capgemini e Orange hanno creato Bleu, una joint-venture che ha l’obiettivo di fornire un “Cloud de Confiance” per soddisfare le esigenze di sovranità dei dati della PA e delle società dotate di infrastrutture critiche con esigenze specifiche di privacy, sicurezza e resilienza. «La missione di Bleu è fornire ai clienti una piattaforma cloud indipendente e sicura, con un ampio catalogo di applicazioni digitali e strumenti di collaborazione all’avanguardia. Di fronte agli hyperscaler globali che hanno ben capito le regole del gioco – afferma Puggioni – i nostri dati restano governati da regole che non ci appartengono. Senza regole sulla sovranità dei dati e sul loro trattamento a livello europeo, rimaniamo frammentati e quindi esposti a nuove fragilità».

La sfida del cloud europeo come paradigma della resilienza. «La fiducia è un elemento centrale delle società complesse ma non può esistere senza accountability»

LE CHIAVI PER IL FUTURO

Anche il Consiglio europeo ha sottolineato l’importanza della trasformazione digitale per la crescita, la sicurezza e la competitività dell’Ue, mettendo al centro per i prossimi dieci anni i servizi di cloud computing, IoT, big data e intelligenza artificiale come elementi fondamenti delle catene del valore. «Se le competenze sono un prerequisito necessario, un’infrastruttura digitale sostenibile in termini di connettività, processi e capacità di elaborare grandi quantità di dati sarà un fattore abilitante fondamentale per sfruttare i vantaggi della digitalizzazione, favorire ulteriori sviluppi tecnologici, e assicurare un ruolo non subalterno dell’Europa rispetto ai grandi hyperscaler» – spiega Francesca Puggioni. «Progettare, integrare e gestire servizi digitali significa fornire le chiavi per il futuro digitale dell’Europa. La trasformazione delle imprese dipenderà dalla capacità di adottare rapidamente nuove tecnologie digitali, anche negli ecosistemi industriali e dei servizi che attualmente stanno registrando un certo ritardo, soprattutto per le piccole e medie imprese che costituiscono la colonna portante dell’economia italiana».

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E per farlo, serve un nuovo modello di governo come piattaforma per costruire i servizi digitali. «Una sfida che coinvolge tutti i Paesi dell’Ue – continua Puggioni – e che sarà possibile vincere a patto che tutti siano disposti a rinunciare alle fughe in solitaria, mettendo in comune le rispettive risorse e investendo in progetti multinazionali che abbiano la portata e la massa critica necessaria». Una strategia europea che si rispecchia nella filosofia di Orange di “positive impact”. «Sfruttare il potere dei dati e delle connessioni – spiega Puggioni – significa produrre un impatto positivo verso i clienti, verso l’ambiente, e verso la società in cui viviamo. In Africa, per esempio, abbiamo effettuato importanti investimenti per supportare lo sviluppo delle infrastrutture in aree difficili da raggiungere e in contesti normativi in fase di evoluzione. Il potere di interconnettere cose, luoghi e persone deve contribuire a cambiare in meglio la vita di tutti e così abbiamo inserito nei cellulari un’applicazione per insegnare ai bambini a leggere e scrivere. Perché anche i piccoli cambiamenti fanno la differenza. In un mondo complesso e interdipendente, dobbiamo sempre chiederci qual è l’impatto delle scelte che facciamo».